Elezioni europee 2019. Chi vota, per chi si vota, come si vota il 26 maggio

Il 26 maggio si vota per le elezioni europee 2019. Chi vota, per chi si vota, come si vota per decidere quali saranno i rappresentanti italiani al Parlamento europeo di Strasburgo.

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Domenica 26 maggio, dalle ore 7 alle ore 23, si vota per le elezioni europee 2019 in Italia e in gran parte dei paesi che fanno parte dell’Unione europea (Ue). L’ultima volta che siamo stati chiamati alle urne per eleggere i 73 parlamentari italiani che siedono tra i seggi del Parlamento europeo (Pe) è stata nel 2014. La durata del mandato di un parlamentare europeo, infatti, è di cinque anni e la prima volta che abbiamo votato è stata nel 1979. Possono votare i cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni, ovvero circa 46,5 milioni di persone. In Europa, invece, sono circa 400 milioni le persone che possono votare per il Parlamento europeo, la cui sede principale è Strasburgo, in Francia. Altre due sedi minori del Pe si trovano a Bruxelles, in Belgio, anche nota come capitale dell’Europa per la presenza delle sedi principali delle istituzioni che compongono l’Unione europea, e in Lussemburgo, anche se questa è sempre meno utilizzata.

Perché votare è importante per il Parlamento europeo

Il Pe è l’unica istituzione europea – nonché la più grande assemblea internazionale al mondo – eletta direttamente dai cittadini e per questo influenza in modo sostanziale il colore politico della Commissione europea, il cosiddetto “governo dell’Europa”. A ribadire l’importanza di questa consultazione elettorale, anche più delle volte precedenti, è Bruno Marasà, direttore dell’Ufficio di Milano del Parlamento europeo: “Queste sono le prime elezioni europee in cui si parla davvero di Europa. Negli ultimi 40 anni questo voto è stato più che altro un test per i singoli Paesi, quest’anno invece l’intreccio tra dimensione nazionale, europea e i temi oggetto della campagna gli conferisce una valenza pienamente continentale. E questo è un fatto molto positivo”.

Quando e per cosa si vota alle elezioni europee

Il Parlamento europeo è composto da 751 parlamentari, anche se avrebbero potuto essere 705 se il Regno Unito avesse completato il processo di uscita dall’Unione europea per tempo, Brexit. Invece per ora non esiste un accordo e i britannici dovrebbero essere chiamati alle urne giovedì 23 maggio per eleggere 73 parlamentari, come l’Italia. Non è chiaro, però, quale sarà il loro destino visto che la nuova “data di scadenza” concessa da Bruxelles a Londra per approvare un accordo di uscita dall’Unione europea è fine ottobre. Dopo quella data l’incarico dei parlamentari britannici potrebbe decadere e i loro seggi rimanere vacanti fino alle elezioni del 2024 quando verranno ripartiti tra gli altri paesi europei. Ad oggi, il paese che elegge più parlamentari è la Germania, con 96 seggi, mentre i paesi con meno parlamentari all’attivo, 6, sono Cipro, Estonia, Lussemburgo e Malta. Il numero di parlamentari da eleggere, infatti, è proporzionale alla popolazione.

Anche se la maggior parte dei 28 paesi che compongono l’Ue votano il 26 maggio, non sono poche le eccezioni: oltre al Regno Unito, anche nei Paesi Bassi si vota il 23 maggio, in Irlanda venerdì 24, in Repubblica Ceca si vota sia venerdì 24 che sabato 25 maggio, mentre in Lettonia, Malta e Slovacchia si vota il 25 maggio. I risultati dei paesi che votano in anticipo saranno comunque resi noti dopo le 23 (ora italiana) di domenica 26 per evitare condizionamenti. La legge elettorale con cui si eleggono i parlamentari italiani in Europa è di stampo proporzionale: un partito ottiene il numero di seggi proporzionale al numero di voti ottenuti su scala nazionale. Unico ostacolo è la soglia di sbarramento fissata al 4 per cento, al di sotto della quale non si ottiene alcun seggio.

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Le circoscrizioni in cui è divisa l’Italia per le elezioni europee sono cinque: Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), Italia nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna), Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) e Italia insulare (Sicilia, Sardegna). In ciascuna di esse ogni partito deve presentare una lista di candidati.

Negli altri paesi europei si vota con una legge analoga, cioè proporzionale. Quello che cambia è la soglia di sbarramento (ci sono paesi dove non c’è, ma si arriva fino a un massimo del 5 per cento, come in Francia), l’età minima per partecipare al voto (in Austria e Malta si può votare a partire dai 16 anni) e le modalità di voto dall’estero (in questo l’Italia è piuttosto restrittiva).

Come si vota il 26 maggio

Il voto si esprime tracciando una “X” sul simbolo della lista o della coalizione. Questo è già sufficiente. In aggiunta si possono scrivere uno, due o tre nomi di altrettanti candidati della lista scelta. Non è previsto il voto disgiunto, cioè votare una lista e scrivere i nomi dei candidati di un’altra lista, pena l’annullamento del voto. Si va incontro all’annullamento anche se si scrivono solo nomi di candidati dello stesso sesso. È obbligatorio scegliere candidati di genere diverso, non si possono votare solo uomini o solo donne. Ad esempio, se si esprimono due preferenze una deve essere per un candidato uomo e l’altra per una candidata donna. Se si esprimono tre preferenze almeno una deve essere di genere diverso dalle altre due.

Quali sono i gruppi parlamentari europei

Una volta eletti, i parlamentari non si dividono per nazionalità in assemblea, ma per gruppi sulla base dell’orientamento politico di appartenenza. Un gruppo si forma se al suo interno ci sono almeno 25 parlamentari in rappresentanza di 7 stati. I partiti che non partecipano ad alcun gruppo hanno diritto a meno spazio durante i lavori dell’assemblea e anche a meno fondi. Questo è uno dei motivi per cui a volte si formano alleanze tra partiti che sembrano dovute più alla necessità di ottenere soldi e visibilità piuttosto che a una reale comunanza di valori e obiettivi. I gruppi più grandi sono quello del Partito popolare europeo (centrodestra, che attualmente esprime tutte le cariche principali, incluso il presidente del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani) e l’Alleanza progressista di socialisti e democratici (centrosinistra, uno degli esponenti più noti è l’ex presidente del Parlamento, il tedesco Martin Schulz).

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Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e l’attivista svedese Greta Thunberg a Strasburgo © European Union 2019 – Source: EP

Tra gli altri segnaliamo l’Alleanza dei democratici e dei liberali (Alde), che spesso fa parte della maggioranza parlamentare che sostiene la Commissione europea, attualmente guidata dal popolare Jean-Claude Juncker. Il leader dell’Alde, Guy Verhofstadt, ha fatto sapere che dopo le elezioni il gruppo si scioglierà per formarne uno più grande che conterrà anche i parlamentari francesi eletti con il partito del presidente Emmanuel Macron, En Marche, alla prima tornata elettorale europea. Poi c’è il gruppo della Sinistra unitaria europea e quello dei Verdi europei. Vanno poi segnalati i gruppi euroscettici dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) e quello dell’Europa delle nazioni e della libertà (Enf).

Il problema dell’affluenza

La prima volta che si andò alle urne nel 1979 – quando i paesi dell’Ue erano nove – l’affluenza fu del 62 per cento. Alle elezioni del 2014, con 28 paesi all’attivo, l’affluenza è stata molto bassa con meno della metà degli aventi diritto che hanno votato: il 42,6 per cento. In Italia, sempre nel 2014, è andato a votare il 57,2 per cento. Sempre secondo il direttore Marasà “il calo della partecipazione, soprattutto negli ultimi anni, è dovuta alla crisi economica e finanziaria che nell’ultimo decennio ha colpito tutto l’Occidente. Crisi a cui non sono seguite risposte adeguate causando un calo di fiducia nella democrazia da parte dei cittadini e in una istituzione democratica come quella europea”.

Questo calo della fiducia risulta essere un paradosso perché è proprio in questi ultimi anni che molte delle norme che toccano da vicino i cittadini europei vengono decise proprio a Strasburgo: “La situazione è contraddittoria – continua Marasà – perché il Parlamento europeo è un co-legislatore. Le direttive, i regolamenti che l’Italia deve applicare sono decise dal Pe insieme al Consiglio dei ministri dell’Unione europea. La legislazione ambientale, ad esempio, ha avuto negli ultimi cinque anni un impulso molto forte, così come quella sui trasporti nella logica dell’armonizzazione comunitaria. Nel campo della cultura sono state adottate decisioni importantissime, e il patrimonio culturale europeo è ormai un pilastro. Infine, il settore della ricerca scientifica: molti ricercatori italiani sostengono che senza i fondi europei in Italia non si farebbe ricerca perché il nostro è uno dei paesi che stenta a investire risorse adeguate in questo campo”.

 

 

 

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La campagna Stavolta voto

Per cercare di far capire a tutti quanto sia importante votare e invertire quindi il calo della partecipazione popolare, è stata lanciata la campagna di informazione stavoltavoto.eu che fa leva proprio sul fatto che ormai molte delle questioni più vicine alle persone si discutono e decidono a Strasburgo e non nelle assemblee parlamentari nazionali. Solo a Milano si sono iscritte a questa campagna più di 15mila persone, su 380mila in tutta Europa. Persone che sono diventate promotrici di decine di eventi volti a diffondere un’informazione popolare, corretta e di qualità.

LifeGate seguirà gli aggiornamenti, i risultati e i dati sull’affluenza in diretta a partire dal pomeriggio di domenica 26 maggio.

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