Black lives matter

I luoghi che hanno visto crescere Martin Luther King diventano parco storico nazionale

La casa natale di Martin Luther King e l’area circostante sono diventate parco storico nazionale. Per l’occasione siamo andati ad Atlanta a visitarlo.

Atlanta, sudest degli Stati Uniti. È una bellissima giornata invernale, ma il freddo è pungente: stando a chi vive qui, le temperature sono persino più basse del solito. Il vento gelido non ci spaventa e lasciamo il centro della città per inoltrarci nel quartiere di Sweet Auburn che ora racchiude un parco storico nazionale – il primo della Georgia.

“Riesci a credere che lui sia passato di qui centinaia di volte?”, esclama una ragazza, la voce carica di emozione, danzando sul portico di una casa che in apparenza non sembra poi così diversa dalle altre. Ci avviciniamo per capire la ragione di tanto entusiasmo e scopriamo che qui, il 15 gennaio del 1929, è nato Martin Luther King. Fino all’età di dodici anni ha vissuto in questa abitazione al civico 501 di Auburn Avenue. Non è difficile immaginarselo giocare a basket in giardino – pare fosse imbattibile – o correre per la via fino alla caserma numero 6 dei vigili del fuoco dove sognava, un giorno, di lavorare. Sogno che non avrebbe mai realizzato perché era un impiego riservato ai bianchi.

Leggi anche: Martin Luther King, storia dell’uomo che sfidò la discriminazione razziale

Il quartiere dove King è nato è tipico del sud degli Stati Uniti 

Dall’altro lato della strada ci sono le case dove gli afroamericani hanno cominciato a trasferirsi dopo la sommossa razziale del 1906, quando gli operai della Empire textile co. che ci abitavano le hanno abbandonate. Pare che un proiettile possa attraversarle da parte a parte, perché la porta anteriore e quella posteriore sono allineate: per questo si chiamano “shotgun houses”. O forse fanno riferimento alla parola “to-gun” che in Africa occidentale indica un luogo di ritrovo.

Martin Luther King
Shotgun houses viste dal portico della casa di King © Elisabetta Scuri/LifeGate

Tre generazioni hanno predicato nella chiesa locale

L’atmosfera che si respira è difficile da descrivere a parole: sappiamo che questi edifici hanno testimoniato eventi che hanno cambiato per sempre la vita di moltissime persone. Varcando la soglia della chiesa battista Ebenezer, sembra di sentire i cori gospel che risuonavano durante le celebrazioni del nonno e del padre di Martin Luther King. Lui stesso era reverendo e ha predicato tra queste mura, e i suoi sermoni hanno ispirato chiunque abbia lottato per i diritti degli afroamericani. Lo stesso vale per i suoi discorsi: il più famoso è quello del 28 agosto 1963, giorno della marcia su Washington per il lavoro e la libertà, dal titolo “I have a dream”.

Martin Luther King
La chiesa battista Ebenezer, dove Martin Luther King, suo padre e suo nonno hanno predicato © Elisabetta Scuri/LifeGate

Ora il sito è parco storico nazionale

Il sito include anche un centro per i visitatori, un giardino botanico, Freedom Hall (dove vengono allestiti mostre ed eventi), la “walk of fame” con le impronte di alcuni tra i più importanti attivisti per i diritti civili e due monumenti, uno dei quali in onore del Mahatma Gandhi. Da lunedì 8 gennaio l’area gode di una maggiore protezione: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato una legge che la trasforma in un parco storico nazionale. Lo ha fatto a bordo dell’elicottero presidenziale alla presenza della nipote di King, poco dopo essere atterrato in Georgia per assistere alla partita di football americano con l’Alabama. Sarà inclusa nel parco anche la sede del Congresso dei leader cristiani degli stati del sud.  “Attraverso la sua vita e il suo lavoro, Martin Luther King ha reso l’America più giusta e più libera”, ha detto il vicesegretario dell’ufficio stampa della Casa Bianca, Hogan Gidley. “Il parco racconta la sua storia, e questa legge contribuirà ad assicurare che continui a raccontarla alle generazioni che verranno”.

Chi era Martin Luther King

Martin Luther King ha fondato il Congresso dei leader cristiani degli stati del sud (Sclc), con il quale ha dato voce ai neri nella lotta contro la segregazione razziale, e ha portato avanti la resistenza non violenta attraverso marce, sit-in e la disobbedienza alle leggi ingiuste. Insieme a John Lewis, attuale rappresentante della Georgia e promotore del decreto appena firmato da Trump, ha partecipato alle Freedom rides, viaggiando in autobus insieme ai bianchi fino a essere arrestato.

Martin Luther King
Martin Luther King © J. Wilds/Keystone/Getty Images

Martin Luther King ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 1964, anno in cui è entrato in vigore il Civil rights act che ha dichiarato illegale la segregazione razziale nelle scuole, sul posto di lavoro e in tutte le strutture pubbliche. È stato assassinato il 4 aprile del 1968 e ora è sepolto insieme alla moglie accanto alla chiesa Ebenezer. In qualche modo, però, vivrà per sempre. Lo si capisce osservando gli afroamericani che visitano questo luogo: molti sono adolescenti e i loro occhi brillano di ammirazione, di stupore e di gratitudine per quello che quest’uomo ha fatto per loro. Il loro senso di meraviglia è incontenibile, come nel caso della ragazza che abbiamo incontrato all’inizio del nostro percorso. Un poeta di strada, addirittura, ci ha ringraziato: “è bello che siate passati di qui”. Il decreto firmato da Trump assicura la giusta conservazione di un luogo che non può, e non deve, essere dimenticato.

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