Il santuario di Peam Krasop e la riserva di Koh Kapik Ramsar sono uno scrigno di diversità da preservare, secondo Fauna & Flora Internacional.
In Myanmar i bracconieri uccidono un elefante a settimana
Trenta elefanti sono stati uccisi in Myanmar nei primi otto mesi del 2017 e la popolazione rischia l’estinzione nel giro di pochi anni.
In Myanmar gli elefanti bianchi, che altro non sono che esemplari di elefanti asiatici (Elephas maximus) albini, sono considerati per tradizione un simbolo di buon auspicio per la prosperità del regno. Presto però nello stato asiatico non ci sarà più alcun elefante, né pigmentato né albino, i bracconieri li stanno ammazzando tutti.
Lo sterminio degli elefanti
La richiesta d’aiuto al mondo intero è stata lanciata la scorsa settimana dal Ministero delle risorse naturali e della conservazione dell’ambiente del Myanmar (Monrec), che ha indetto una conferenza stampa proprio per denunciare la mattanza degli elefanti del Paese da parte dei bracconieri. Secondo quanto dichiarato dai funzionari governativi, in Myanmar viene ucciso, in media, un elefante a settimana per mano dei cacciatori di frodo. La rapidità con cui vengono abbattuti i pachidermi è insostenibile e la popolazione nazionale rischia l’estinzione entro pochi anni. Si stima che la popolazione di elefanti selvatici del Myanmar comprenda tra i 1.400 e i 2.000 individui.
Già 30 elefanti uccisi nel 2017
Durante i primi otto mesi del 2017 nello stato dell’Asia sudorientale sono stati uccisi ben trenta esemplari di elefante, quasi il doppio di quelli abbattuti l’anno precedente, diciotto.
Insieme per gli elefanti
Per contrastare questo sterminio e cercare di garantire un futuro all’animale più iconico dell’Asia, è nata una coalizione chiamata Voices for Momos, che riunisce il Monrec, il Piano d’azione per la conservazione dell’elefante in Myanmar (Mecap) e sei organizzazioni conservazioniste, Biodiversity and nature conservation association, Fauna & flora international, Friends of wildlife, Grow back for posterity, Wildlife conservation society e il Wwf.
Dare voce agli elefanti
Voices for Momos, che prende il nome da Mo Mo, un elefante di 64 anni che vive nel giardino zoologico di Yangon, mira a promuovere il Piano d’azione per la conservazione dell’elefante e a sensibilizzare l’opinione pubblica, nel tentativo di arginare la vendita illegale di fauna selvatica in Myanmar, fenomeno ancora largamente diffuso. “Gli elefanti del Myanmar saranno spazzati via a meno che non si agisca ora – ha affermato Nay Myo Shwe, coordinatore del programma di conservazione dell’organizzaizone Fauna & flora international. – Invitiamo le persone e le organizzazioni di tutti i settori ad aderire a Voices for Momos e utilizzare la loro voce per denunciare questa situazione prima che i nostri elefanti vengano silenziati per sempre”.
Elefanti per i posteri
“Il piano d’azione per la conservazione degli elefanti del Myanmar è stato sviluppato e progettato per invertire il declino delle popolazioni di elefante e per assicurare che anche la prossima generazione di persone possa godere della loro presenza – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente del Myanmar, Ohn Win. – Accogliamo con favore la partnership con Voices for Momos e speriamo di lavorare insieme per mettere fine al bracconaggio di elefanti e al commercio illegale di animali selvatici”.
Bracconaggio da record
La crescente domanda di parti di elefante ha trasformato il Myanmar in un paese estremamente insicuro per i pachidermi. Oltre che per le zanne, come in molte altre parti del mondo, in Myanmar gli elefanti vengono cacciati anche per la pelle. La richiesta di pelle di elefante ha toccato il suo apice e, di conseguenza, il bracconaggio ha raggiunto livelli senza precedenti.
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