La scienziata del Kenya che ricicla la plastica per costruire tetti per le case

Eco block and tiles raccoglie e ricicla la plastica trasformandola in nuovi prodotti. Dalla discarica ai tetti delle case del Kenya.

Più leggere di quelle realizzate in argilla, più resistenti e soprattutto realizzate a partire da rifiuti plastici. Sono le tegole prodotte dalla Eco blocks and tiles, startup del Kenya fondata da due scienziati ambientali, Hope Mwanake e Kevin Mureithi, che sorge a Gilgil, cittadina che si trova tra Nairobi e Nakuru. Nel 2018, anno in cui è diventata operativa, l’azienda ha venduto più di 50mila tegole e riciclato circa 50 tonnellate di rifiuti di plastica.

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Tetto realizzato con le tegole in plastica riciclata © Eco block and tiles/Facebook

L’idea è partita da Hope Mwanake, impegnata nella raccolta dei rifiuti nella cittadina ad un centinaio di chilometri da Nairobi. “Stavamo semplicemente scaricando tutta la plastica nella discarica. Non aveva senso. Sapevamo che doveva esserci un modo migliore [per gestirla]”, ha detto Mwanake alla Reuters. “Volevamo fare qualcosa con tutti questi rifiuti, e dopo un sacco di brainstorming, ricerca e sperimentazione, abbiamo trovato un prodotto che rispondeva alla domanda di mercato e che avrebbe anche contribuito a ridurre l’inquinamento da plastica“.

La vita circolare della plastica

È l’esatta definizione di economia circolare: si intercetta un materiale che andrebbe perduto, si studia il modo di riciclarlo e lo si reimette nel ciclo industriale creando un prodotto economicamente ed ambientalmente sostenibile. Ed è ciò che accade con queste tegole di plastica. “Vogliamo fornire ai costruttori di case prodotti per l’edilizia di alta qualità che le rendono eleganti e uniche”, scrive l’azienda nel sito ufficiale. Inoltre “stiamo lavorando consapevolmente per ridurre l’inquinamento ambientale causato dai rifiuti di plastica e di vetro riciclandoli in materiali da costruzione esteticamente accattivanti, più duraturi e convenienti“.

In Kenya secondo alcune stime oggi si producono oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, di cui solo l’8 per cento viene riciclato. Secondo un rapporto realizzato per il dipartimento ambientale danese, nel paese si producono oltre 270mila tonnellate di imballaggi di plastica. Di questi ne verebbero riciclati circa il 15 per cento (per fare un raffronto in Italia raccogliamo e ricicliamo circa il 43,5 per cento degli imballaggi).

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Il gruppo di lavoro nella sede di Gilgil © Eco block and tiles/Facebook

Un premio da 50mila euro

La startup africana ha da poco vinto il Lead2030, fondo che investe in tutte quelle giovani realtà impegnate nel raggiungimento degli obiettivi del millennio (Sdg’s), e ha ricevuto un finanziamento di poco meno di 50mila euro, oltre a 12 mesi di coaching aziendale, per fornire le competenze necessarie per crescere nel mercato.

“Sono nato e cresciuto in un quartiere povero del Kenya e i campi locali dove una volta giocavamo sono ora disseminati di rifiuti di plastica“, ha raccontato Kevin Mureithi, co-fondatore del progetto dopo la vincita del premio. “Sono determinato a contribuire a cambiare tutto questo formando e investendo in dipendenti locali, offrendo una soluzione più sostenibile all’inquinamento“. L’azienda prevede infatti di avviare una vere e propria filiera del riciclo della plastica, fornendo sia la formazione che dei posti di lavoro (i cosiddetti “green jobs“) ai cittadini locali, riducendo allo stesso tempo i rifiuti dell’area intorno a Gilgil. Secondo le stime, Eco blocks & tiles può arrivare a riciclare 1.200 tonnellate di rifiuti di plastica l’anno entro il 2024.

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