Le tradizioni sono un aspetto fondamentale della nostra identità, sono una sorta di ponte con il passato e ci aiutano a mantenere un legame con le generazioni che ci hanno preceduto. Non sempre però le tradizioni sono positive ed è giusto abbandonare quelle fondate su presupposti sbagliati o adattarle all’epoca corrente. Oltre alla corsa in sé la sicurezza dei cavalli è minacciata dalla somministrazione di farmaci dopanti come vasodilatatori, antidolorifici o broncodilatatori Il Palio di Siena e la tradizione Un tempo, ad esempio, era in voga la tradizione della castrazione al fine di ottenere le cosiddette voci bianche, considerato il divieto per le donne di esibirsi in teatro. Oggi questa pratica aberrante è stata naturalmente abbandonata. Sono ancora però numerose le usanze che arrecano danni agli esseri viventi a scopo ludico, in Italia sagre e palii sono sinonimo di sofferenza per le più disparate specie animali. Il caso più celebre è il palio di Siena, competizione equestre di origine medievale fra le contrade di Siena che si svolge due volte all’anno, il 2 luglio ed il 16 agosto. La corsa dei cavalli nel tradizionale palio di Siena (Fabio Muzzi/Getty Images) La sofferenza dei cavalli Per gli animali il Palio di Siena è una gara estremamente pericolosa, dal 1970 al 2015 sono morti circa 50 cavalli, probabilmente se a morire fossero atleti umani la disciplina verrebbe vietata. Ormai da anni associazioni ambientaliste e semplici cittadini chiedono la fine di questo “spettacolo” che ogni anno costringe i cavalli a correre su una superficie inadatta (lo testimoniano gli innumerevoli infortuni) e a sopportare frustate e urla. I cavalli sono costretti a correre a grande velocità su tracciati urbani caratterizzati da curve strette, a volte con presenza di spigoli. Lo scorso anno il palio è costato la vita a Periclea, cavalla che si è ferita durante una prova e che è stata quindi uccisa su indicazione del veterinario Alternative pacifiche Le alternative all’impiego dei cavalli esisterebbero, si potrebbero ad esempio adottare altre discipline sportive con partecipanti umani, il rito e la competizione tra contrade non ne risentirebbero e gli animali ne guadagnerebbero, con buona pace della tradizione.