L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Baghouz, ultima roccaforte dell’Isis, è stata liberata dalle Forze democratiche siriane, guidate dai curdi dell’Ypg e sostenute dagli Stati Uniti.
Gli ultimi combattenti del gruppo Stato Islamico erano nascosti nei tunnel della città di Baghouz, nell’estremo Est della Siria, alla frontiera con l’Iraq. Ovvero nell’ultimo bastione dell’organizzazione estremista islamica, nei pressi del fiume Eufrate. Si sono arresi nella giornata di domenica 24 marzo, dopo l’annuncio della caduta della città. “Baghouz – ha annunciato su Twitter Mustafa Bali, portavoce delle Forze democratiche siriane – è stata liberata. La vittoria militare contro l’Isis è stata ottenuta. Il cosiddetto califfato è totalmente eliminato”. Dopo cinque anni dalla sua autoproclamazione, nel 2014.
Syrian Democratic Forces declare total elimination of so-called caliphate and %100 territorial defeat of ISIS. On this unique day, we commemorate thousands of martyrs whose efforts made the victory possible. #SDFDefeatedISIS
— Mustafa Bali (@mustefabali) 23 marzo 2019
Alcuni giornalisti dell’agenzia Afp hanno confermato la resa affermando di aver visto decine di jihadisti camminare in fila indiana e salire su camion che li hanno portati via dalla cittadina. Anche un responsabile dell’esercito curdo Ypg, Jiager Amed, ha parlato di “ultimi combattenti dell’Isis che si sono arresi”, aggiungendo che ad oggi “non se ne conosce il numero preciso”. Si è trattato per la quasi totalità di uomini, vestiti con i tradizionali mantelli abaya e con i volti coperti dalle kefiah.
La guerra in Siria contro gli estremisti islamici è dunque, formalmente, terminata. In realtà, però, le autorità locali hanno avvertito la comunità internazionale. Se l’organizzazione terroristica non controlla più alcun territorio, ciò non significa che sia stata definitivamente sconfitta. In Siria sono ancora presenti, infatti, “alcune migliaia” di combattenti, assieme alle loro famiglie. In alcuni casi riuniti ancora in cellule “dormienti”.
Il rischio, dunque, è che possano attendere il momento opportuno per tentare di tornare all’azione. Mentre altri potrebbero essere riusciti a tornare nei loro paesi d’origine. Anche in Europa. Il pericolo che possano ideare nuovi attentati, come i numerosi che hanno colpito il Vecchio Continente negli anni scorsi, è concreto.
Ad oggi, coloro che si sono arresi sono detenuti dai curdi, che sono riusciti a creare una zona amministrata in modo semi-autonomo nel nord-est della Siria. Le loro famiglie (principalmente donne e bambini) sono state accompagnate invece in campi profughi nelle vicinanze. “Abbiamo migliaia di persone in tutto, provenienti da 54 differenti paesi. Ai quali si aggiungono i siriani e gli iracheni. Occorre un coordinamento tra noi e la comunità internazionale al fine di fronteggiare questo pericolo”, ha affermato il responsabile degli Affari esteri curdo, Abdel Karim Omar.
La principale questione aperta è infatti quella dell’eventuale rimpatrio degli jihadisti nelle loro nazioni d’origine. Alcune nazioni europee, come Gran Bretagna e Francia, si sono mostrate particolarmente inquiete di fronte a tale ipotesi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto indica che la capitale dell’Indonesia Giacarta accoglie ormai 42 milioni di persone: più di Dacca, seconda, e di Tokyo.
Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.
La sentenza è arrivata sul caso di due cittadini polacchi sposati in Germania. La Polonia si era rifiutata di riconoscere il loro matrimonio.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Il piano di pace per l’Ucraina ricorda molto quello per la Striscia di Gaza. Kiev dovrebbe cedere diversi suoi territori alla Russia e ridimensionare l’esercito.
La risoluzione dell’Onu su Gaza prevede l’invio di truppe internazionali e il disarmo di Hamas. Ma la strada è subito in salita.
Un rapporto della ong israeliana PHRI denuncia la strage di palestinesi nelle strutture detentive israeliane. I morti ufficiali sono 98 ma si contano centinaia di dispersi.
La procura di Istanbul ha formulato le accuse nei confronti dell’ex sindaco Ekrem Imamoglu. I capi d’accusa per l’oppositore di Erdoğan sono 142 per oltre 2.500 anni di carcere.
