Il nuovo orto botanico di Padova: ecco il giardino della biodiversità

L’orto botanico più antico del mondo si rinnova all’insegna della tecnologia e dell’innovazione. 15 mila metri quadrati di nuovi percorsi, visivi e sensoriali, per carpire tutti i segreti del mondo vegetale.

Passeggiando tra i “quarti” (le 4 aree che suddividono l’area centrale del giardino) e i viali dell’Orto Botanico di Padova, potreste fare un vero e proprio salto nel passato.

La storia dell’orto botanico di Padova

Potreste vedere e toccare con mano il Chamaerops humilis, meglio conosciuto come la “palma di Goethe”, piantato nel lontano 1568 e che stupì per morfologia e modalità di riproduzione il naturalista e poeta tedesco. Potrete agevolemente entrare nel tronco di un platano (Platanus orientalis), piantato nel 1680 e ferito da un fulmine che ne ha squarciato la corteccia. O ancora, osservare da vicino un albero che viene direttamente dalla preistoria, un fossile vivente di 65 milioni di anni fa, il Ginko biloba piantato nel 1750.

Planimetria dell’orto botanico di Padova.

Come arrivare all’orto botanico di Padova

Queste e altre 6 mila sono le specie custodite nel giardino più antico al mondo, fondato nel 1545 al centro della città di Padova, all’ombra della Basilica dedicata a Sant’Antonio, protettore della città. Pioniere nella medicina e nella botanica, l’orto dal 1997 è diventato Patrimonio dell’Umanità.

Il Giardino della Biodiversità, la nuova area hiteh dell’orto botanico di Padova

Tre anni di lavoro per una teca di vetro di circa 100 metri, alta dai 15 ai 18 metri, che si erge su un’area di 15 mila metri quadrati.

5 serre che attraversano altrettanti conteninenti, ricreando le condizione più estreme del pianeta: dalle foreste pluviali dove umidità e caldo danno vita a una rigogliosa abbondanza, al freddo secco dei deserti africani, dove si possono ammirare le cosidette pietre viventi, i Lithops, esempi unici di adattamento biologico.

Il giardino della biodivesità. Sullo sfondo la Basilica del sant’Antonio.

La struttura è un concentrato di innovazioni tecnologiche che la rendono una “solar active build”, come la definisce l’architetto Giorgio Strapazzon, che ha firmato il progetto.

“Abbiamo voluto che questo edificio avesse il minor impatto ambientale possibile”, ha dichiarato l’architetto Strapazzon. “Per questo la struttura è una struttura attiva, che sfrutta il sole e tutte le possibilità che la natura offre in un determinato luogo per far sì che l’edifico abbia il minor impatto”.

Ecco allora che un impianto fotovoltaico produrrà l’energia elettrica e fornirà quella necessaria ad attivare l’irrigazione e l’apertura delle serre quando necessario. Le grandi vetrate sono concepite per sfruttare le differenze di temperatura stagionali, in modo da consumare meno energia possibile e mantenere la temperatura interna praticamente costante.

L’acqua piovana verrà raccolta per alimentare le fontane e le vasche delle piante acquatiche, mentre la struttura adiacente è verniciata utilizzando biossido di titanio, in grado così di purificare l’aria dell’area e attrezzata con giardini pensili per riddurre il fabbisogno di raffrescamento estivo.

Il giardino della biodiversità: un polo scientifico dedicato alla ricerca

Non solo attrazione turistica, ma vero polo scientifico. La struttura infatti è dotata di tecnologie in grado di osservare l’intelligenza delle piante, il loro modo di comunicare e di “sentire”. Un’area sarà dedicata all’esplorazione verso l’universo. Ecco allora simulazioni di viaggio, come quella di un equipaggio nello spazio, oppure di tipo insediativo, con una colonia su Marte.

Ancora una volta l’Orto Botanico di Padova diventa, come 4 secoli fa, un faro nell’oceano della ricerca scientifica. Esempio di modernità tecnologia, profondamente ancorata alla storia.

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