Trivelle, il petrolio nel mare della Sicilia resta dov’è

Il ministro dell’ambiente blocca l’ampliamento della trivella Vega e 8 pozzi ad essa collegati

Arriva il “no” definitivo da parte del ministro dell’Ambiente Sergio Costa per l’ampliamento della piattaforma Vega, la più grande piattaforma petrolifera offshore del mar Mediterraneo, che si trova al largo della Sicilia. Il parere contrario arriva con decreto ministeriale e allo stesso tempo si dà valutazione negativa anche per altri otto impianti, tutti nel canale siciliano.

Costa annuncia lo #StopTrivelle

Nel Canale di Sicilia viene estratto più di un terzo del petrolio offshore italiano. La piattaforma Vega produce, da sola, metà del petrolio marittimo siciliano. Installata nel 1987 su un fondale di 120 metri al largo di Pozzallo, la piattaforma pesca con venti pozzi da un giacimento a quasi tremila metri sotto il fondo marino ed è collegata a una petroliera, la Leonis, ancorata in permanenza a due chilometri e mezzo dalla struttura.

Ma è lo stesso Costa ad annunciar battaglia contro le perforazioni in mare alla ricerca di idrocarburi, intervenendo al Museo del mare di Milazzo, dove è esposto lo scheletro di un capodoglio spiaggiato per aver ingerito plastica: “Quando diciamo #StopTrivelle non parliamo di parole vuote ma di impegni concreti. Ed ecco i fatti! La commissione Via Vas ha ritenuto che questi progetti non rispettassero le garanzie ambientali e io ho firmato il relativo decreto per bloccarli. Servono piccoli passi che seguono una visione coerente e precisa. Così si raggiungono gli obiettivi”.

“La Sicilia è una delle regioni più martoriate dall’estrazione di fonti fossili, quelle che vogliamo superare attraverso politiche mirate verso una riconversione energetica in chiave ecologica” aggiungono i deputati del Movimento 5 stelle in Commissione Ambiente. “Abbiamo detto di no perché riteniamo che sia arrivato il momento di investire sulle fonti rinnovabili, scoraggiando chi si è ostinato per anni a invadere e distruggere i nostri mari per estrarre oro nero a prezzi bassissimi”.

Legambiente plaude l’iniziativa

Legambiente, in un suo comunicato stampa, si dice soddisfatta. “Con questo procedimento autorizzativo – commenta il presidente dell’associazione Stefano Ciafani – è stata respinta l’istanza avanzata da Edison ed Eni, come avevamo chiesto formalmente al ministro anche con una mia lettera di un mese fa”. Nella lettera citata, si legge infatti, che l’iter autorizzativo riguardava una fascia di rispetto entro le 12 miglia dal sito SIC “Fondali foce del fiume Irminio” e che come tale si riteneva inadeguato non solo per complicazioni ambientali ma anche geologiche (per la presenza di una faglia sismica) e di sicurezza (mancanzo di un piano antinquinamento adeguato).

“Da tanti anni – conclude Ciafani – l’associazione con i suoi circoli è impegnata a denunciare questa vicenda del tutto paradossale e i rischi rappresentati dalla deriva petrolifera a terra e in mare in Sicilia, come in Basilicata in Val d’Agri dove oggi le indagini si sono concluse con l’arresto del responsabile del Centro oli di Viggiano”.

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