Se tra i buoni propositi di settembre c’è quello di creare il vostro orto sul balcone ecco i consigli su come organizzarlo e su cosa coltivare.
Tutte le vite degli orti urbani
Le aree dimenticate della città diventano orti urbani a chilometro zero. Una pratica sempre più diffusa che ha origini lontanissime.
Gli orti urbani fanno parlare di sé. Coltivare gli ortaggi in città diventa una pratica educativa, un motivo estetico e una risorsa per la riqualificazione delle nostre aree urbane. Eppure è sufficiente tornare al secolo scorso per capire che non è nulla di nuovo.
Nei regolamenti comunali è ormai quasi normale trovare la voce “orti urbani”. Con cifre annue davvero esigue, questi piccoli fazzoletti di terra vengono consegnati alla tutela degli over 65 anni, ai centri sociali, alle scuole o anche alle cure collettive degli abitanti di un quartiere. Esistono i cosiddetti corporate gardens, gli orti aziendali, che trovano agricoltori appassionati dietro le scrivanie degli uffici. E infine i nostri terrazzi, sempre più popolati da prezzemolo, basilico, rosmarino e in alcuni casi zucchine, insalata, pomodori e molti altri ortaggi.
L’orticoltura è una passione comune. Una riscoperta che prolifera spontaneamente sotto la spinta della ricerca di qualità alimentare e di ristabilire un contatto tra la vita cittadina e l’agricoltura. Per questo i balconi, le aree abbandonate, i giardini o i tetti condominiali diventano spicchi di natura tra le mura della città. Una micro realtà alternativa alla produzione intensiva, più sana e sostenibile dall’ambiente.
Eppure gli orti urbani si sono sempre integrati con le trasformazioni urbanistiche e sociali. Gli orti di guerra degli anni quaranta e quelli nelle case degli operai migranti dal sud Italia sono gli esempi più vicini a noi. Simbolo di una condizione disagiata vengono dimenticati durante gli anni del boom economico per rinascere nei periodi di crisi. Oggi gli orti urbani rimediano ai danni del consumismo alimentare costituendo la rete verde delle metropoli, recuperando le aree degradate e soprattutto educando a pratiche ambientali sostenibili e alla conoscenza di un mondo molto prossimo alla città a volte sconosciuto.
[vimeo url=”http://vimeo.com/67881809″]
Le iniziative sono davvero numerose. A Roma, per esempio, il progetto piante al telefono trasforma le cabine telefoniche in serre urbane, dove gli ortaggi vengono coltivati dai passanti. A Milano, la divisione verdepensile di Harpo propone interventi di riqualificazione energetica a basso costo installando giardini o orti sui tetti delle abitazioni. Mentre il progetto Miraorti vuole la riqualifica di Mirafiori sud, la storica area industriale di Torino, con programmi di agricoltura civica e produzione agricola.
Queste iniziative dimostrano che oggi gli orti urbani vogliono costituire una comunità integrando anche le categorie emarginate dalla società, vogliono ricordare che l’uomo nasce coltivatore e vogliono dirci che la terra è il punto di partenza per migliorare il futuro del pianeta.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Per una sorta di virtuosa deformazione professionale, i sustainability manager delle aziende si rivelano di fatto ambasciatori delle strategie più innovative e meno scontate per creare un’abitazione in piena sintonia estetica e funzionale con l’ambiente.
La metamorfosi di un’ex area industriale di Bruxelles dove tre Boschi Verticali sono la punta di diamante di una visione di città più ecologica. Il progetto di Vincent Callebaut.
Da ormai diversi anni Ron Finley coltiva frutta e verdura biologica nel proprio quartiere, per educare i concittadini e riportare salute e benessere.
Come si progetta un orto? Pochi, semplici passi per coltivare un orto in città grazie ai consigli di Slow Food.
Milano rappresenta uno dei maggiori esempi italiani della coltivazione di orti in città. Strumenti fondamentali per mitigare l’urbanizzazione e accorciare la filiera dei prodotti di stagione.
Cos’è, come nasce e a cosa serve Città d’Orti, il progetto che unisce tre realtà – Slow Food, LifeGate e Comart – per “espandere la cultura e la pratica degli orti urbani”.
Sono sempre di più i progetti architettonici che cercano di portare il verde al centro delle nostre città. Per migliorare la vita dei cittadini sia in termini di salute sia di rapporti sociali.
Un orto a km zero di cui beneficeranno le scuole di Valdarno (AR): è il primo progetto Snam di riqualifica del territorio, a partire dalle sue centrali.