L’associazione dei consumatori, analizzando otto campioni di riso basmati, ha rilevato la presenza di pesticidi in circa la metà dei campioni, e aflatossine in cinque di essi.
Le analisi della rivista il Salvagente hanno evidenziato concentrazioni di glifosato nella maggior parte dei tè testati.
L’ingrediente segreto nel tè? Il glifosato. Proprio così: la rivista dei consumatori il Salvagente ha analizzato 14 campioni di tè riscontrando in 11 di questi la presenza del controverso erbicida. Le concentrazioni riscontrate sono tutte al di sotto del limite di legge (2 milligrammi per chilo) anche se in alcuni casi i valori si avvicinano alla metà della dose massima consentita.
“In otto anni di test abbiamo portato in analisi centinaia di alimenti e quasi sempre chiesto ai nostri laboratori di inserire il glifosato nella lista dei pesticidi da cercare – si legge sulle pagine de il Salvagente -. Spesso lo abbiamo trovato, specie nella pasta, ma mai in queste percentuali. Segno che durante la rituale pausa delle cinque rischiamo, al di là delle quantità, di ritrovarci con uno sgradito ospite nella tazza”.
Il valore più elevato di glifosato è stato trovato nel Taylor english breakfast (0,996 mg/kg), a seguire nel tè Esselunga (0,883 mg/kg), in quello Pam (0,724 mg/kg) e nel tè di MD (0,598 mg/kg). Le marche analizzate e le analisi complete si possono trovare sulla rivista cartacea e in digitale. “Come ci hanno spiegato alcuni esperti, nella coltivazione del tè, soprattutto nelle grandi piantagioni dell’India e dello Sri Lanka, il diserbo delle erbe infestanti viene praticato attraverso gli erbicidi, in particolar modo con i trattamenti a base di glifosato che viene sparso tra le fila che separano le siepi ma non è escluso anche che venga impiegato sulla pianta per estirpare i rampicanti”. Oltre al test sul glifosato è stata fatta anche un’analisi multiresiduale che ha individuato tracce, sempre al di sotto del limite di legge, di diversi fungicidi e insetticidi, alcuni vietati in Europa.
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato al mondo. Classificato come “probabile cancerogeno” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Qualche giorno fa la Commissione europea ne ha autorizzato l’uso nell’Unione europea per altri dieci anni. Questo nonostante la richiesta di migliaia di cittadini europei di bandirlo e diversi studi scientifici che ne mostrano i possibili effetti negativi sulla salute, l’ultimo, uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna i cui risultati evidenziano come, a dosi considerate sicure per l’uomo, l’erbicida e i suoi formulanti provocano nei ratti leucemie nel primo anno di vita.
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