La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
Lo dice uno studio effettuato da un team di scienziati europei. E per valutare i rischi dei cocktail di pesticidi è appena stato lanciato un progetto globale.
Nell’Unione europea, le autorità competenti hanno stabilito delle soglie massime di utilizzo dei pesticidi affinché i residui sparsi nell’ambiente o quelli presenti negli alimenti non siano nocivi per la salute. Uno studio però, ora, ha dimostrato che questi limiti definiti per ogni singola sostanza non sarebbero sufficienti a garantire la sicurezza nel caso si crei un cocktail di più pesticidi. La ricerca è stata condotta da un team internazionale di studiosi provenienti da Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Italia, quest’ultima rappresentata da Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Istituto Ramazzini di Bologna.
Pubblicato in versione pre-print dall’archivio online bioRxiv, lo studio ha utilizzato per la prima volta tecnologie omiche, un particolare tipo di analisi molecolare che, secondo gli scienziati, permette di ottenere più informazioni in meno tempo e con meno cavie, salvaguardando così anche il benessere animale. Gli studiosi hanno osservato le conseguenze sulla salute legate alla somministrazione per 90 giorni di una miscela composta dagli antiparassitari più diffusi (tra cui glifosato e imidacloprid), nei limiti stabiliti dall’Ue, ricreando così il cocktail di pesticidi a cui possiamo essere potenzialmente esposti. La ricerca ha evidenziato che, mentre le analisi istologiche dei tessuti e biochimiche del sangue non mostravano anomalie, le analisi omiche individuavano, invece, cambiamenti biochimici nell’intestino e nel sangue che indicavano la possibile insorgenza di danni e problemi di salute.
Proprio per lo studio su larga scala degli effetti dei mix dei pesticidi e delle possibili alternative sostenibili a queste sostanze, è da poco stato lanciato un progetto, finanziato dalla Commissione europea nell’ambito di Horizon 2020, che coinvolge istituti di ricerca di 11 paesi europei (tra cui l’Istituto Ramazzini di Bologna) oltre a studiosi argentini e alla Fao. Si chiama Sprint (Sustainable plant protection transition: a global health approach) e l’obiettivo è quello di sviluppare uno strumento globale per valutare l’impatto dei pesticidi sull’ambiente e sulla salute, considerando soprattutto l’effetto delle miscele di fitofarmaci, e di accelerare la transizione verso un approccio più sostenibile nella protezione delle piante.
“Come Istituto Ramazzini ci occupiamo da decenni di studiare gli effetti dei pesticidi e dei loro mix”, spiega Daniele Mandrioli, direttore del centro di ricerca. “In questo momento è aumentata l’attenzione da parte di tutti e si sono creata sinergie per dare vita a progetti ampi e complessi come quello di Sprint. Noi ricercatori delle istituzioni coinvolte siamo tutti d’accordo che il problema non sia più solo il singolo composto, ma che abbia più senso verificare, con urgenza, i rischi dei cocktail di fitofarmaci”. Il progetto si articolerà in cinque anni con analisi sul campo e simulazioni, considerando l’esposizione ambientale e quella casalinga, con la collaborazione di esperti di tutti i settori, dai tossicologi agli epidemiologi. “Raccoglieremo tutti i dati e li metteremo a disposizione di decision maker, agricoltori e cittadini. Sono fiducioso nel fatto che questo accesso alle informazioni da parte di tutti favorirà un cambiamento in tempi rapidi”.
“Non tutte le sostanze chimiche fanno male, ma tante sono molto nocive”, continua Mandrioli. “Dobbiamo capire che mantenere sul mercato pesticidi pericolosi è costoso per tutti, mentre l’utilizzo di prodotti sicuri va a vantaggio di tutta la filiera e, anzi, è l’unica strada percorribile”. Sprint si occuperà di trovare modi per migliorare l’uso di pesticidi oltre a proporre soluzioni alternative ed è possibile che, una volta terminato lo studio, i limiti delle sostanze vengano ridefiniti tenendo conto anche degli effetti dei mix, ma forse, a quel punto, sarà più facile scegliere la strada della sostenibilità.
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