Viviamo in un mondo avvelenato. Dalle microplastiche alle polveri sottili, dagli ossidi di azoto ai metalli pesanti, ormai tutto ciò che ci circonda rischia di essere contaminato. L’inquietante eredità di quasi due secoli di quello che è stato definito “progresso” è stata certificata da un nuovo studio pubblicato giovedì 4 dicembre dal Pesticide action network Europe (Pan), rete di organizzazioni non governative ecologiste. Questa volta nel mirino ci sono i famigerati Pfas, definiti anche come forever chemicals, inquinanti eterni, data la loro persistenza nell’ambiente.
Nessuna autorità di controllo ha ancora effettuato studi sulla presenza di Tfa negli alimenti
L’analisi, inedita nel suo genere per la sua portata, ha rivelato che anche numerosissime tipologie di alimenti – dai cereali consumati a colazione al pane, passando per i lieviti, la pasta e le farine – presentano una grave contaminazione per via della presenza massiccia di acido trifluoroacetico, più noto con la sigla Tfa. Ovvero del più diffuso tra i Pfas.
Parliamo di una sostanza che l’Unione europea sta per classificare come tossica per la riproduzione e che presenta anche rischi epatici elevati. Ciò che è forse più preoccupante in assoluto è che sia i poteri pubblici che gli organismi di vigilanza sono ancora incapaci di reagire. Basti pensare che nessuna autorità per la sicurezza alimentare ha ancora effettuato analisi sulla presenza di Tfa nei prodotti a base di cereali. Lo studio del Pan Europe è infatti il primo nel suo genere (a dimostrazione del lavoro encomiabile svolto dall’associazionismo ambientalista in tutto il mondo).
Tfa presente nell’81 per cento dei campioni analizzati
Il rapporto ha preso in considerazione 66 prodotti di uso comune, in sedici nazioni europee, che sono stati analizzati da un laboratorio indipendente austriaco. I risultati hanno rivelato che il Tfa è presente in oltre l’81 per cento dei campioni (54 su 66), e con concentrazioni importanti: 78.900 nanogrammi per chilogrammo in media. Ovvero cento volte più rispetto alle concentrazioni ritrovate nell’acqua potabile nel corso di un’altra analisi condotta nel 2024.
2/7 🥐 We tested 66 cereal products from 16 EU countries, including breakfast cereals, pasta, bread, oatmeal, croissants, and biscuits. #TFA was found in 81.8% of samples, averaging 78.9 μg/kg with peaks up to 360 μg/kg. pic.twitter.com/sYtK5GO0QQ
I risultati peggiori sono stati registrati da dei cereali per colazione venduti in Irlanda (360mila nanogrammi), seguiti da un tipo di pane commercializzato in Belgio (340mila) da una farina tedesca (210mila), da una baguette e da un croissant francese (200mila e 130mila), da un pane speziato olandese (120mila) e da una marca di spaghetti italiani (26mila).
Grano molto più contaminato dai Pfas rispetto ad altri cereali
In generale, i dati indicano che i prodotti a base di grano risultano nettamente più contaminati rispetto ad altri cereali come avena, segale, mais o riso. La concentrazione media per i primi è infatti di 92mila nanogrammi per chilogrammo, contro i 12mila delle altre materie prime alimentari.
La domanda che ci si può facilmente porre è: queste concentrazioni sono pericolose secondo le istituzioni? La risposta, purtroppo, non c’è. Finora l’Unione europea non ha indicato alcun limite massimo per quanto riguarda le concentrazioni di Tfa nei prodotti alimentari. Esiste solo un limite generico di 10mila nanogrammi per chilogrammo, indipendentemente da “dove” sia presente tale sostanza. E già questo mostra in modo chiaro quanto gli alimenti analizzati dal Pesticide action network Europe siano ben al di là delle soglie di sicurezza.
D’altra parte, il tutto non è sorprendente sei si tiene conto del fatto che circa i pesticidi a base di Pfas rappresentano il 12 per cento di quelli autorizzati alla commercializzazione nell’Unione europea. Non a caso, il Pan Europe ne chiede il divieto immediato.
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