Cop28

Perché la bozza di documento finale della Cop28 di Dubai è “inaccettabile”

Phase out, phase down, unabated. Cerchiamo di capire meglio il significato delle parole della Cop28, al fine di orientarci meglio nelle prossime ore quando arriveranno nuove bozze e nuovi documenti da analizzare.

Per capire meglio la bozza di testo del documento finale in discussione in queste ore alla Cop28 di Dubai dobbiamo partire dalla comprensione del testo che, soprattutto in queste ultime fasi di negoziato, ha creato molte incomprensioni.

Tutto parte da tre espressioni o parole chiave: phase out, phase down e unabated (o abated).

Cosa vuol dire phase out

Per phase out si intende una “eliminazione graduale” ed è associata ai combustibili fossili. Due anni fa, alla Cop26 di Glasgow, la comunità internazionale rimase delusa perché già all’epoca ci si aspettava la presenza nel patto finale di un accostamento dell’espressione phase out al carbone, il combustibile fossile più inquinante al mondo. Eppure, questa venne sostituita da phase down su esplicita richiesta dell’India. Phase out è l’espressione più forte, quella più desiderata dai gruppi di paesi più ambiziosi che partecipano ai negoziati. Dagli stati insulari, che rischiano di sparire con l’innalzamento del livello dei mari, ai paesi europei, che guidano la transizione energetica su più fronti. Fino ad arrivare alla società civile e agli attivisti che da anni chiedono di lasciare i combustibili fossili sottoterra.

Cosa vuol dire phase down

Per phase down si intende una “riduzione graduale” ed è la via di mezzo che spesso lascia con l’amaro in bocca. Lo è stata, dicevamo, nel 2021 per la decisione di procrastinare la fine del carbone e non accontenta il mondo scientifico che da anni dimostra che l’unica via per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050 e rimanere in linea con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi Celsius rispetto all’epoca preindustriale (1850-1900) è arrivare a una sostituzione pressoché totale delle fonti di energia su cui si basa il nostro sistema economico: dalle fossili alle rinnovabili o altre forme di energia pulita.

Cosa vuol dire unabated

Prima di passare all’ultima parola, ci vuole una premessa. Ogni combustibile fossile produce emissioni di gas serra, come la CO2 il metano, quando viene bruciato per essere trasformato in energia. Ed è per questo che i combustibili fossili sono i protagonisti di questo percorso che da decenni tenta di limitare le emissioni. Un modo che molte realtà – come stati e compagnie petrolifere – legate alle fonti fossili stanno cercando di sviluppare per evitare di portare avanti la transizione è il sistema di cattura e di stoccaggio della CO2, l’acronimo che spesso troviamo nei testi tecnici è Ccs e sta per carbon capture and storage. Alla Cop28 si sono visti molti prototipi di questi sistemi nei padiglioni di paesi che dipendono dall’estrazione e dall’esportazione dei combustibili fossili. Quindi sia a livello energetico che economico. Se ne sono visti nel padiglione dell’Arabia Saudita, ad esempio, dove l’Aramco – la compagnia petrolifera di stato – ha esposto diverse tecnologie che però non sono pronte ad essere usate su larga scala.

Questa premessa è necessaria per comprendere il termine unabated: viene affiancato al combustibile fossile che, nel suo utilizzo, non è sottoposto alla cattura e allo stoccaggio della CO2. Quindi produce emissioni dirette in atmosfera senza alcun tipo di filtro per il loro “abbattimento”, la loro riduzione. Al contrario abated è affiancato al combustibile fossile che, utilizzato per far funzionare centrali o altri impianti, usa sistemi di cattura e stoccaggio.

Il significato cambia se si combinano queste espressioni

Ora entriamo nel vivo, cioè quando queste espressioni o queste parole vengono combinate tra loro all’interno di un testo.

Se phase out viene affiancato ai combustibili fossili abated si intende l’eliminazione graduale di tutti i combustibili fossili, a prescindere che vengano sottoposti a sistemi di cattura e stoccaggio della CO2. È l’espressione più “forte”, quella preferita da scienziati, attivisti e delegazioni dei paesi più vulnerabili alla crisi climatica e meno dipendenti da carbone, petrolio e gas per il loro sviluppo. Volendo si può anche omettere la parola abated perché si ritenere implicito che se un testo contiene la richiesta di eliminazione dei combustibili fossili tout court, è da intendere in modo universale.

All’estremo opposto c’è il phase down dei combustibili fossili unabated. Con questa richiesta bisogna intendere la riduzione (e non l’eliminazione) solo dei combustibili fossili che non sono soggetti a cattura e stoccaggio della CO2. Cioè solo di quella quota parte di emissioni dirette in atmosfera. Quindi vengono “salvati” o “protetti” dalla riduzione le fonti fossili che, bruciando, vengono sottoposte a Ccs. Anche se non viene mai segnalato in che misura, in quale quantità o percentuale dovrebbe avvenire questo stoccaggio. Questa, ovviamente, è la posizione, la modalità, la frase preferita dai produttori e dagli esportatori di petrolio e gas perché consente loro di continuare a investire nel settore oil and gas, dotandosi di una parte di ricerca e sviluppo legata alla creazione di tecnologie di cattura e stoccaggio. Mentre è la posizione che i paesi ambiziosi, la scienza e – in generale – chi è davvero impegnato nella lotta contro la crisi climatica in modo trasparente ritiene fallimentare perché allunga i tempi della transizione e non affronta alla radice le cause del riscaldamento globale che ci sta portando “verso il baratro climatico”.

In mezzo ci sono tutte le altre combinazioni. Peggio del phase down dei combustibili fossili unabated c’è solo il phase down del carbone (si veda, per l’appunto, il Patto di Glasgow raggiunto alla Cop26) perché lascia sostanzialmente invariata la situazione attuale che ci porta a una riduzione delle emissioni del 2 per cento da qui al 2030 rispetto alla quantità prodotta nel 2019, quando la scienza ci chiede di ridurle del 43 per cento. Una situazione che rende impossibile arrivare a emissioni nette zero nel 2050.

L’analisi della bozza di documento finale in discussione alla Cop28

Ora proviamo ad analizzare il testo attualmente in discussione.

Nella sezione dedicata alla transizione energetica, la numero 39, troviamo al punto (b): Rapidly phasing down unabated coal and limitations on permitting new and unabated coal power generation.

Questa è esattamente la situazione peggiore tra le peggiori: ridurre rapidamente solo il carbone le cui emissioni non sono state prima soggette a sistemi di cattura e stoccaggio.

Al punto (e), invece, c’è scritto: Reducing both consumption and production of fossil fuels, in a just, orderly and equitable manner so as to achieve net zero by, before, or around 2050 in keeping with the science.

Si parla di riduzione (quindi un sinonimo di phase down) del consumo e della produzione dei combustibili fossili in modo adeguato, sistematico ed equo al fine di raggiungere le emissioni nette zero, entro, prima o intorno al 2050 secondo quanto chiesto dalla scienza. Sembra una frase migliore della precedente perché riferita a tutte le fonti fossili, ma in realtà non vengono esplicitate tappe precise e intermedie per ridurre la produzione e l’utilizzo delle fonti sporche, quindi è utopico ritenere che le multinazionali o le istituzioni più interessate a mantenere lo status quo si muovano con anticipo rispetto al 2050. Tradotto: un “petrostato” potrebbe continuare a fare quello che fa oggi fino a pochi anni prima del 2050. Una catastrofe.

Infine, al punto (h) troviamo: Phasing out of inefficient fossil fuel subsidies that encourage wasteful consumption and do not address energy poverty or just transitions, as soon as possible.

È la prima e unica volta che si trova l’espressione phase out (eliminazione graduale) nel testo ed è riferita non alla produzione o all’utilizzo delle fonti fossili, bensì ai sussidi per il loro sviluppo. E manco tutti, si chiede un’eliminazione graduale solo dei sussidi finalizzati allo sviluppo di combustibili fossili il cui consumo è “sprecato” e non finalizzato a combattere la povertà energetica. Parafrasato: evitiamo di dare soldi pubblici per la costruzione di impianti a petrolio e gas che vanno ad alimentare i casinò di Las Vegas.

Conclusioni: il testo è inaccettabile

Fatte tutte queste considerazioni, questo testo è da considerare “inaccettabile” come giustamente affermato dall’intera delegazione europea. La speranza è che nelle prossime ore vengano apportate modifiche consistenti che introducano azioni concrete e misurabili nel tempo.

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