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Una nuova ricerca ha valutato lo stato di salute delle piante negli Stati Uniti, i risultati sono preoccupanti: una su sei rischia l’estinzione
Negli Stati Uniti continentali, i cosiddetti Lower 48, ovvero tutti gli stati confinanti escludendo Alaska e Hawaii, si sta assistendo ad una gravissima perdita di piante. Circa un albero nativo su sei rischia di scomparire. Secondo una nuova valutazione pubblicata sulla rivista Plant people and planet, sono ben cento le specie di piante statunitensi che si stanno pericolosamente avvicinando all’estinzione, nell’elenco possiamo trovare tra gli altri: la sequoia (Sequoia sempervirens), il castagno americano (Castanea dentata), il frassino nero (Fraxinus nigra), il pino bianco (Pinus albicatus). Questi alberi sono minacciati principalmente dagli attacchi di insetti invasivi, dal proliferarsi di malattie mortali e dagli onnipresenti cambiamenti climatici.
Lo studio appena pubblicato è stato il primo a elencare e valutare la salute di più 881 specie di alberi originarie degli Stati Uniti. Murphy Westwood, uno degli autori principali dello studio, ha ribadito fortemente l’importanza di questo lavoro, affermando che “la ricerca conservazionistica raramente si concentra sulle piante”. Infatti, se osserviamo nella Lista rossa della Iucn, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, è presente una netta disparità tra piante e animali: è presente il doppio delle specie di mammiferi rispetto all’ordine Lamiales, anche se quest’ultimo è cinque volte più grande (nella classe dei mammiferi sono presenti circa 5,500 specie, a differenza dell’ordine delle Lamiales dove le specie sono circa 23mila). Questa differenza di attenzioni prende il nome di “cecità alle piante”.
Nel 1998 due botanici statunitensi Elisabeth Schussler e James Wandersee hanno coniato l’espressione “cecità alle piante”. Definirono questo termine come l’incapacità dell’essere umano di vedere e di preoccuparsi delle piante che lo circondano. Non solo, ma anche di non riuscire ad apprezzarne le bellezze, sia estetiche che biologiche. A causa della visione antropocentrica che vede l’animale più importante della pianta, sono state indirizzate meno risorse per il loro studio e la loro conservazione. Per questo motivo la cecità alle piante viene considerata come un fattore determinante per il loro declino.
Nella famiglia delle rosacee, dove troviamo il biancospino e il melo, più di un quarto delle specie sono minacciate, a rischio o in pericolo critico. La metà delle specie di frassino è minacciata dell’invasione del piralide smeraldo (Agrilus planipennis), un insetto invasivo le cui larve si nutrono del tessuto al di sotto della corteccia. Tre generi nativi del genere Persea sono minacciati da una malattia emergente nota come “Laurel wilt”, causata dal fungo Raffaelea lauricola, trasmesso dal Xyleborus glabratus, un coleottero invasivo. Insetti e agenti patogeni invasivi sono tra le principali cause del rischio di estinzione delle piante. Anche se il sistema immunitario delle piante è ben sviluppato ed evoluto, vengono facilmente sopraffatti da queste malattie, mai incontrate prima.
I cambiamenti climatici buttano benzina sul fuoco e sembrano peggiorare queste minacce che già di per sé sono critiche. Gli alberi, infatti, sono chiaramente stressati dalle condizioni meteorologiche estreme, diventando così facilmente attaccabili da insetti e funghi. La siccità prolungata toglie agli alberi l’acqua di cui hanno bisogno per produrre, ad esempio, la resina, fondamentale per difendersi dagli attacchi esterni e “curarsi le ferite”. Con il peggiorarsi delle condizioni ambientali, le minacce rischieranno di non essere solo “aliene” ma potrebbero trasformare organismi, già presenti e precedentemente benigni, in possibili killer.
Gli alberi sono fondamentali per la nostra sopravvivenza. Forniscono ossigeno alla Terra, nutrono gli animali e immagazzinano più carbonio di quello che potremmo emettere in dieci anni. In qualche modo possono salvarci per evitare i danni catastrofici dei cambiamenti climatici. Una foresta sana può rallentare un incendio, respingere la devastazione di una tempesta, mitigare gli effetti di un’alluvione. Tuttavia, malattie, siccità, disboscamento e inquinamento potrebbero vanificare tutto.
I governi possono attivarsi, speriamo seriamente, per frenare le emissioni dei gas serra. Le comunità locali possono attuare politiche per la protezione di foreste esistenti e realizzare progetti di riforestazione. I ricercatori possono sviluppare strategie per la protezione di specie di piante e conservare in giardini botanici le specie più a rischio. La vita dell’uomo dipende dalle piante, gli uomini hanno bisogno delle piante tanto quanto le piante, ora, hanno bisogno dell’uomo.
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