
Ha dato il via ai concerti ad alta quota ben 28 anni fa distinguendosi sin dall’inizio per il rispetto delle terre alte. Sancito anche da un manifesto.
Il governo e i club di Berlino si sono alleati per una vita notturna sostenibile, anche per contribuire a rendere la città a emissioni zero entro il 2050.
Mentre in Europa i riflettori sono puntati sull’industria automobilistica per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, i club di Berlino, con il favore dei politici, stanno già contribuendo a ridurre l’impronta di carbonio della città.
Grazie a un nuovo progetto ambientale, lanciato dalla ong Friends of the Earth e dall’associazione clubliebe, che fornisce consulenza ai locali notturni sulle pratiche di sostenibilità, sempre più club stanno attivando misure green. Il loro passaggio all’energia pulita, finanziato dall’amministrazione di Berlino, include la sostituzione di illuminazioni convenzionali con luci a led, la riduzione dei consumi di acqua, l’adozione di sistemi di raffreddamento e riscaldamento più efficienti dal punto di vista energetico e una migliore gestione dei rifiuti, con la graduale rinuncia alla plastica.
Secondo i calcoli dell’ong tedesca, un club berlinese emette nell’atmosfera fino a 30 tonnellate di CO2 all’anno, e inoltre ha bisogno della stessa quantità di elettricità in un fine settimana di una famiglia intera in un anno. In sostanza, gli esponenti di Friends of the Earth Germany sostengono che la vita notturna sia stata finora ben lontana da un equilibrio climatico.
Ma per loro fortuna un rappresentante del partito dei Verdi molto attivo, Georg Kössler, si è espresso su quanto sia importante che i club berlinesi diventino ecosostenibili, sia per contribuire a salvare l’ambiente sia per motivare i cittadini a fare altrettanto. “Penso che i club di Berlino siano trendsetter, non solo in termini di musica ma anche per stile di vita”, ha dichiarato il politico al Deutsche Welle. “Migliaia di giovani residenti a Berlino vanno nei club e migliaia di turisti vengono a Berlino per i club, quindi possiamo davvero raggiungere molte persone lavorando con i club e rendendo questi più ecologici”.
A differenza di quanto accade in città come Sydney o ancora peggio Tbilisi, dove la chiusura sfocia in oppressione, i politici e i club di Berlino hanno stretto una solida e duratura alleanza, lavorando in simbiosi consapevoli del valore che la vita notturna ha per l’economia della città.
Chi da anni vive la capitale tedesca in tutte le sue declinazioni, dalle iniziative culturali alla nightlife, lamenta sempre più spesso il caro affitti e, in generale, il costo della vita. Dal 2011, tra l’altro, circa 170 club sono stati costretti a chiudere per violazioni sulle norme di sicurezza o di inquinamento acustico. Nonostante la minaccia dei sigilli, Berlino si sta adeguando al cambiamento meglio di altre capitali europee, sfruttando proprio l’indotto delle attività legate all’intrattenimento che l’amministrazione della città si impegna a proteggere e favorire.
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L’anno scorso, il governo ha stanziato un milione di euro con il Noise protection fund affinché i club di Berlino si dotassero di adeguati sistemi di insonorizzazione, per preservare la cultura del clubbing e per garantirne la compatibilità a lungo termine con gli abitanti.
Una delle idee più radicali discusse in questi giorni dai promotori berlinesi è quella di investire in piste da ballo che producano energia elettrica. Il dancefloor sostenibile, inventato una decina di anni fa dal designer olandese Daan Roosegaarde e già in uso a Rotterdam, sfrutta piastrelle speciali che dal pavimento raccolgono l’energia cinetica delle persone e la trasformano in energia elettrica.
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“Il problema di una simile tecnologia – spiega Konstanze Meyer di clubliebe al DW – è il costo, richiede un investimento iniziale elevato per i club, che hanno mediamente contratti d’affitto brevi”. La speranza è alimentata dalla grande capacità di Berlino di avviare movimenti e campagne politiche e sociali, come dimostrato dalla Love Parade e dalle numerose iniziative per una società più aperta e plurale, e potrebbe avere una risonanza anche a livello ambientale.
Uno studio condotto dalla stessa Meyer sui frequentatori dei club, per esempio, dice che oltre l’ottanta per cento di questi sarebbe disposto a sostenere i club adottando azioni proprie. Le fa eco Kössler, che ha messo a disposizione della città un fondo multimilionario per la protezione climatica: “Sono rimasti ancora molti soldi, a disposizione di ogni club che presenti un progetto innovativo per risparmiare energia o diventare più verde”.
Altre località tedesche stanno seguendo l’esempio berlinese. A due ore dalla capitale si arriva a Ferropolis, una ex miniera di carbone nello Stato della Sassonia-Anhalt in cui sopravvivono giganti carcasse industriali, e dove si tengono manifestazioni ecosostenibili come il Melt festival. La struttura, che ospita 30mila persone e crea già il settanta per cento della sua energia dal solare, sta valutando la possibilità di produrre energia dai rifiuti utilizzando la pirolisi, la decomposizione termica dei materiali organici attraverso prototipi di servizi igienici che separano i liquidi dai solidi.
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