Povertà, quasi 3 milioni di italiani costretti a chiedere aiuto per mangiare

Tre milioni di italiani hanno bisogno di aiuto per mangiare, tramite mense o pacchi alimentari. E i minori in povertà, anche educativa, sono 1,4 milioni.

Salgono a quasi 3 milioni gli italiani che sono costretti a chiedere aiuto per mangiare, facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. Un aumento pari al 12 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dalle analisi di Coldiretti sui dati del rapporto 2022 del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead) diffuse in occasione della quarta Giornata mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco, che si è celebrata il 13 novembre. La povertà e le disuguaglianze preesistenti si innestano su un momento di profonda difficoltà per le famiglie, colpite dall’aumento dei prezzi di pressoché tutti i beni di prima necessità.

La mensa della Caritas a Catania dello scorso 13 novembre
La mensa della Caritas a Catania dello scorso 13 novembre © Fabrizio Villa/Getty Images

Un’emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra la cui drammaticità è evidenziata dal fatto che il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di aiuto per mangiare hanno superato quota 600mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 337 mila anziani sopra i 65 anni, e 687mila migranti stranieri.

Un milione e mezzo di minori in povertà

Ma secondo Save the Children il numero di minori in stato di povertà è ancora maggiore, di più del doppio: un milione e quattrocentomila bambine e bambini vivono in povertà assoluta, secondo la nuova edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio, una percentuale media del 14,2 per cento di tutti i minori, che sale però fino al 16 per cento nel Mezzogiorno: la differenza tra i dati è dovuta al fatto che il rapporto di Save the Children, a differenza di quello della Coldiretti, prende in esame anche la povertà educativa e sanitaria oltre a quella alimentare. “Le disuguaglianze socioeconomiche incidono direttamente sulla salute delle bambine e dei bambini, penalizzando chi maggiormente avrebbe bisogno, nel proprio territorio, dei servizi di cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico” spiega la ong che si occupa specificamente dei minori.

Stessa crisi, nuovi motivi 

Fra i nuovi poveri ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia di Covid-19 e dal balzo dei costi dell’energia.

La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.

I nuovi dati integrano, e in parte confermano, quelli pubblicato esattamente un mese fa dalla Caritas: dal rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia “L’anello debole” emergeva infatti che nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini. Tra gli “anelli deboli”, i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito, alla povertà educativa, tanto che solo l’8 per cento dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario.

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