Punta Mona, una realtà alternativa e sostenibile

Il Punta Mona Center for Sustainable Living and Education è un’isola ecologica dove pemacultura, biologico e rispetto della natura avvolgono gli abitanti ricreando un luogo magico.

La comunità autosufficiente viene visitata ogni anno da
numerosi turisti e volontari che trascorrono giorni, settimane o
mesi in questo luogo, alcuni solamente per svago altri per aiutare
Brooks e apprendere i suoi insegnamenti sulle soluzioni alternative
di consumo e sullo stile di vita compatibile con l’ambiente. Brooks
è convinto che si dovrebbe insegnare alle giovani
generazioni a introdurre una variabile ambientale in ogni
decisione.

Lo sviluppo della comunità dai primi anni ad oggi ha seguito
i principi del suo fondatore: le poche strutture costituite da una
edificio centrale per i volontari e gli ospiti, una cucina che
viene utilizzata anche come magazzino, due bagni esterni e alcune
cabine rustiche costruite di recente.
L’energia elettrica viene prodotta dai pannelli solari, il gas
metano utilizzato per cucinare viene prodotto con un metodo di
ritirata settica (“retreat’s septic system”).

Sette dei trentacinque ettari che compongono la proprietà
sono coltivati con 150 specie vegetali differenti, di cui Brooks
conosce alla perfezione nome, provenienza, uso e persino quando
sono state piantate. Il sistema di coltivazione utilizzato è
chiamato “permaculture”: imitando il modello e le relazioni
trovate in natura in modo da ottenere il massimo rendimento di cibo
ed energia.

Circa l’85% di ciò che viene consumato a Punta Mona, viene
prodotto sul posto. Quello che invece non cresce nel clima umido
viene acquistato al “Comercio Alternativo”, un distributore
nazionale di prodotti biologici. Il menù tipo è per
questo vegetariano (unica eccezione: il pesce).
I prodotti vegetali crescono senza l’utilizzo di sostanze chimiche
e pesticidi, anche le sostanze chimiche repellenti per gli insetti
sono proibite.
I visitatori che provengono da ogni parte del globo, sia che
rimangano un paio di giorni, sia alcuni mesi, coinvolti in progetti
a lungo termine, rimangono colpiti dalla natura e dall’uomo che ha
creduto e progettato questo “way of life”. Brooks, che non ha perso
il contatto con il mondo reale, al contrario insiste sulle diverse
connnessioni fra questi due mondi, cercando di portare i suoi
ideali al di fuori della comunità di Monkey Point. La
conoscenza ad ampio raggio, il fluire delle idee positive sono la
chiave per la sopravvivenza. Per questo ogni anno circa 700 ragazzi
visitano il Centro, in modo che il messaggio cresca in loro, ma
serve altro. Uno degli ultimi progetti è la creazione di un
“Urban Oasis” nell’area metropolitana di S. Josè (capitale
della Costa Rica). L’idea è di cominciare con una
costruzione che serva come riferimento del commercio ecologico per
i cittadini che desiderano acquistare cibo biologico, rimedi
medicinali alternativi ed eco-alloggi.

Pietro Guglielmetti

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