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Qualcosa di straordinario, il film tratto dal romanzo Freeing the whales, racconta i momenti principali di un’azione che divenne un caso planetario.
La guerra fredda volgeva al termine. Ronald Reagan era l’inquilino della Casa Bianca, Mikhail Gorbaciov del Cremlino. I rapporti diplomatici erano bloccati in attesa di un episodio (e che episodio) che interrompesse un silenzio quasi surreale.
“Il presidente Reagan non era noto per il suo amore per l’Unione Sovietica e l’idea di chiedere al colosso comunista di inviare delle navi in acque americane per contribuire al salvataggio delle balene sembrava assurda”, è la testimonianza di Campbell Plowden, all’epoca coordinatore della campagna balene di Greenpeace. In quegli anni, Greenpeace era nel pieno della lotta per convincere quanti più stati possibile ad aderire alla moratoria sulla caccia alle balene per scopi commerciali adottata nel 1982 dall’International whaling commission ed entrata in vigore nel 1986.
Il film, tratto dal romanzo del giornalista Thomas Rose Freeing the whales, racconta i momenti principali di un’azione avvenuta 24 anni fa che, dal coinvolgere solo la comunità locale, riuscì a diventare un caso planetario, sensibilizzare l’opinione pubblica in un’epoca in cui non esistevano i social network e costringere i governi delle due superpotenze a superare le antipatie reciproche per non perdere il consenso della propria gente.
L’episodio, portato sul grande schermo dal regista Ken Kwapis, diede enome visibilità all’organizzazione e alla sua campagna lanciata nel 1975. Greenpeace è impegnata ancora oggi per salvare i cetacei dall’arroganza di quei paesi, Giappone e Norvegia in testa, che accampano scuse per continuare a uccidere i re degli oceani.
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