Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
È il 19 dicembre 2003 quando un comunicato stampa informa che alla Bank of America di New York non esiste alcun conto di 4 miliardi di euro riconducibile alla Parmalat. È la fine di Calisto Tanzi, ma non per la multinazionale che il patron di Collecchio aveva creato partendo da un salumificio di provincia 40
È il 19 dicembre 2003 quando un comunicato stampa informa che alla Bank of America di New York non esiste alcun conto di 4 miliardi di euro riconducibile alla Parmalat. È la fine di Calisto Tanzi, ma non per la multinazionale che il patron di Collecchio aveva creato partendo da un salumificio di provincia 40 anni prima.
L’azienda, grazie alla nomina del commissario straordinario Enrico Bondi e all’emanazione del decreto ad hoc per le grandi imprese in stato di insolvenza da parte del governo (entrambi avvenuti soltanto quattro giorni dopo il crac), risorge dalle sue ceneri e dopo due anni dal crac ritorna in Borsa. Ma chi altri consentì alla Parmalat di rimanere in piedi?
Un libro, “Il miracolo del latte. Quando il lavoro salvò la Parmalat” scritto da Marzo Severo per Ediesse, rende giustizia al contributo dato da sindacati e dipendenti al salvataggio di Parmalat. “Il libro – dice l’autore – racconta una parte di storia del salvataggio che non era ancora stata raccontata. Intreccia attorno all’asse fondamentale le persone, restituendo alla componente umana il giusto peso che ebbe in quella vicenda”.
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