La Cop16 di Cali, in Colombia, è stata sospesa per il mancato raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della plenaria finale. Tempi supplementari a Roma, nel 2025, sperando che le parti trovino le risorse per tutelare la biodiversità.
I castori riducono le inondazioni e favoriscono la biodiversità. Per questo vanno reintrodotti
Grazie alle loro abilità ingegneristiche i castori proteggono gli insediamenti umani da alluvioni e inquinamento e creano un paradiso per la fauna selvatica.
Nel 2008 una coppia di castori europei (Castor fiber) ha fatto la sua comparsa in un’area umida del Devon, una contea dell’Inghilterra sud-occidentale. Nel Regno Unito non si vedeva un castoro da almeno quattrocento anni, l’ultimo avvistamento risaliva al XVI secolo, anche se nel libro Beavers in Britain’s past, Bryony Coles suggerisce che la specie avrebbe potuto persistere fino alla metà del XVIII secolo.
Questo animale, il secondo più grande roditore del mondo, era un tempo diffuso in tutti gli ecosistemi fluviali britannici. I castori furono però sterminati, come in molte altre aree d’Europa, dalla caccia. Furono cacciati fino all’estinzione per la loro calda pelliccia, per la carne e per il castoreo, secrezione oleosa prodotta da alcune ghiandole del castoro, utilizzata per produrre profumi e medicine.
Come sono tornati i castori
Come i due castori siano “apparsi” nel fiume Otter non si sa, qualcuno ritiene siano fuggiti da un’area in cui erano allevati alcuni esemplari prelevati in Baviera e destinati ad essere rilasciati in Scozia, mentre altri affermano che siano stati rilasciati deliberatamente, frutto di una reintroduzione “clandestina”.
Il ritorno di un animale affascinante e carismatico come il castoro è stato accolto con gioia dall’opinione pubblica, meno da alcuni agricoltori, poiché le dighe dei castori possono anche inondare terreni produttivi e, inspiegabilmente, dall’Angling Trust la principale organizzazione nazionale di pesca ricreativa nel Regno Unito, che temeva che le dighe potessero ostacolare le migrazioni dei pesci, nonostante i pesci abbiano convissuto con tali strutture per oltre 200mila anni.
Leggi anche: Bentornato in Italia, castoro
Gli inglesi dalla parte dei castori
La coppia si è stabilita nell’area e un video del 2014 mostrava che avesse dato alla luce alcuni cuccioli. Il governo britannico, vista l’espansione dei castori, aveva inizialmente annunciato l’intenzione di rimuoverli dal fiume. L’organizzazione di conservazione Devon wildlife trust, supportata da un ampio movimento popolare, si è però opposta e ha proposto un piano alternativo: avviare un progetto di monitoraggio e studio di cinque anni, interamente finanziato dall’organizzazione grazie ai fondi raccolti, per valutare gli effetti ecologici dei castori sull’ambiente circostante.
Leggi anche: Selvaggi, la speranza del rewilding per un mondo migliore
La proposta è stata approvata da Natural England, ente che fornisce consulenza su temi ambientali al governo, a patto che i castori fossero appartenenti alla specie europea e privi di malattie non native, e nel febbraio del 2015 il progetto è stato avviato. Il termine dell’iniziativa è stato fissato per marzo 2020, a quel punto Natural England e il Dipartimento dell’ambiente, dell’alimentazione e degli affari rurali (Defra) dovranno decidere il futuro dei castori che vivono attualmente nel fiume allo stato selvatico, passati dalla coppia iniziale, agli oltre venti esemplari attuali, con almeno otto coppie riproduttive.
Sì, i castori devono tornare in Inghilterra
Lo studio di fattibilità sulla reintroduzione dei castori in Inghilterra, condotto in collaborazione con i ricercatori dell’università di Exeter e studiando sia la piccola popolazione selvatica che alcuni esemplari introdotti dal Devon wildlife trust in un’area umida recintata di circa tre ettari, è stato finalmente completato e le conclusioni sono entusiasmanti. La ricerca si è concentrata, in particolare, sull’impatto dei castori su alberi e altre piante, sulle popolazioni della fauna selvatica, tra cui anfibi, pipistrelli e uccelli, sui livelli dell’acqua e sulla qualità dell’acqua su entrambi i lati delle dighe dei castori.
Leggi anche: Non solo estinzione, la rivoluzione della rinaturalizzazione
Gli scienziati hanno certificato un gran numero di benefici generati dalla presenza dei castori, maggiori rispetto ai costi, e hanno concluso che questi mammiferi potrebbero migliorare i bacini fluviali praticamente in ogni parte dell’Inghilterra, della Scozia e del Galles. I castori hanno contribuito a ridurre le inondazioni e l’inquinamento e hanno favorito l’incremento della biodiversità.
Il rapporto è ora al vaglio del governo che dovrà decidere se consentire ai castori di ritornare nei territori un tempo occupati dai loro simili e concedere loro lo status di animale autoctono e protetto, restaurando così un tassello dell’antica ricchezza naturale.
Un ingegnere ecosistemico
Il castoro è una specie di importanza fondamentale, essenziale per il funzionamento degli ecosistemi acquatici in virtù delle grandi modifiche che apporta all’ambiente, è infatti una di quelle che vengono definite specie chiave di volta. Tali specie hanno un evidente impatto sul proprio ambiente e contribuiscono a stabilizzare l’ecosistema, con positivi effetti a catena su numerose specie. La peculiarità dei castori è la realizzazione delle famose dighe con cui “stravolgono” gli ecosistemi fluviali, in grado di rallentare i fiumi, contrastare l’erosione e migliorare la qualità dell’acqua.
Leggi anche: Come i bisonti ci salveranno dai cambiamenti climatici. La visione del Pleistocene Park
Una soluzione naturale contro le alluvioni
I ricercatori hanno osservato come alcune dighe costruite da una famiglia di castori a monte del villaggio di East Budleigh, a costante rischio di inondazione, abbiano rallentato il flusso delle acque alluvionali. Questi laboriosi erbivori, secondo gli scienziati, potrebbero dunque diventare preziosi ingegneri idrici, proteggendo le città dalle inondazioni e rendendole più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici.
Un dato emerso dal sito di studio del Davon è particolarmente significativo: i piccoli stagni creati dai castori grazie alle dighe sono in grado di trattenere quasi un milione di litri d’acqua. In Gran Bretagna molti insediamenti sono stati costruiti su pianure alluvionali e il Paese è particolarmente vulnerabile, come testimoniano i danni provocati nei giorni scorsi dalla tempesta Dennis, che ha causato allagamenti, devastazione e tre vittime.
La città di Pickering, nello Yorkshire, ha subito numerose alluvioni e per rallentare il flusso dei torrenti che alimentano il suo fiume, l’amministrazione sta inserendo nei corsi d’acqua detriti legnosi. Si tratta di un’operazione lunga e costosa, i castori farebbero lo stesso lavoro, meglio, gratis e sette giorni su sette.
Come le dighe purificano l’acqua
Gli scienziati, analizzando l’acqua in entrambi i lati della diga, hanno anche constatato che i castori hanno svolto un ruolo significativo nel filtrare le sostanze inquinanti dal fiume, come i fosfati presenti nei fertilizzanti. Le loro dighe contribuiscono dunque a migliorare la qualità dell’acqua, filtrando anche i sedimenti che ospitano i batteri fecali e riducendo così i rischi di contaminazione e malattie.
Castori, paladini della biodiversità
Modificando la struttura dei fiumi con le loro dighe, i castori creano una serie di nuovi stagni e aree umide che forniscono nicchie ecologiche di cui beneficia uno stupefacente numero di animali e piante. “I castori hanno trasformato questo piccolo ruscello in una zona umida straordinaria, primordiale – ha affermato Mark Elliott, responsabile del progetto sui castori del Devon wildlife trust -. Questo era l’aspetto del paesaggio prima dell’avvento dell’agricoltura, ed ha solo sei anni. Questa è la cosa meravigliosa”.
Leggi anche: In Ucraina sono stati introdotti dei bufali per rinaturalizzare il delta del Danubio
I dati raccolti non lasciano dubbi, i castori hanno creato un paradiso faunistico. Nelle aree frequentate dai castori i ricercatori hanno censito la presenza del 37 per cento di pesci in più rispetto a tratti di fiume analoghi. I siti riproduttivi delle rane nel 2011 erano dieci, ora sono 681, nel 2011 erano presenti otto specie di scarabei acquatici, sono diventate ventisei. Sono inoltre tornate nell’area specie che mancavano da tempo, come gli aironi, le natrici dal collare, i martin pescatore e i barbastelli. “Ripristinare questo tipo di biodiversità è qualcosa che non si potrebbe progettare”, ha detto Richard Brazier, ricercatore dell’università di Exeter che ha guidato lo studio.
In Scozia, dove il castoro è stato recentemente reintrodotto e reinserito nella fauna autoctona, gli ecologi hanno scoperto che la presenza di questi animali ha provocato l’aumento del numero di specie vegetali di quasi il 50 per cento, grazie alla creazione di una così ricca varietà di habitat dove prosperano le piante che amano l’umidità e la luce. “Nel Wyoming i ruscelli in cui vivono i castori ospitano un numero di uccelli acquatici 75 volte maggiore di quelli da cui sono assenti – ha scritto George Monbiot, giornalista e scrittore britannico, alfiere del rewilding -. Il peso totale di tutte le creature che vivono nell’acqua può essere tra due e cinque volte maggiore negli stagni frequentati dai castori”.
(quasi) Tutti amano i castori
Se tutti i benefici ecosistemici già elencati non fossero sufficienti, bisogna anche considerare che i castori possono stimolare l’ecoturismo e favorire l’economia. La presenza di questi animali può tuttavia danneggiare alcuni agricoltori, i cui campo possono essere inondati dai corsi d’acqua deviati dalle dighe. Lo studio quinquennale ha però registrato solo cinque incidenti di questi tipo in un’area di 250 chilometri quadrati. Gli impatti negativi sono stati risolti principalmente con la gestione attiva, proteggendo ad esempio gli alberi da frutta dai potenziali attacchi dei castori con reti metalliche, o rimuovendo alcune dighe o utilizzando appositi dispositivi che trasportano l’acqua attraverso le dighe, senza che i castori se ne accorgano, per abbassare i livelli dell’acqua e fermare le inondazioni.
?EXCITING NEWS!? Look out for us tonight at 8.30pm on @BBCSpringwatch #Winterwatch – @BBCTwo -talking all about our wonderful River Otter Beaver Trial! @elyethefish @UniofExeter pic.twitter.com/zJ5E9DzoEe
— Devon Wildlife Trust (@DevonWildlife) January 31, 2020
Non ha senso opporsi al ritorno del castoro
“Dopo cinque anni di lavoro di ricerca, il rapporto conclude che gli impatti positivi dei castori superano quelli negativi”, ha dichiarato Brazier. Anche Mark Elliott ha espresso la propria soddisfazione per i risultati dello studio che potrebbe aprire le porte all’effettivo ritorno del castoro in Inghilterra. “Siamo stati tutti sorpresi dalla capacità di questi incredibili animali di prosperare, ancora una volta, nei nostri ecosistemi e dalla loro impareggiabile capacità di dare nuova vita a fiumi e zone umide, pochissimi dei quali sono in buona salute. Ci sono ragioni schiaccianti per cui i castori dovrebbero essere reintrodotti”.
Per abbattere le resistenze sul ritorno dei castori, secondo Elliott, sarà necessario fornire supporto ai proprietari terrieri colpiti, un po’ come avviene per i rimborsi elargiti agli allevatori vittime di attacchi di carnivori selvatici.
Leggi anche: La distruzione dell’ambiente ci costerà 9mila miliardi di euro in trent’anni, sostiene il Wwf
Il Defra ha annunciato che prenderà la propria decisione a settembre, allora sapremo se il castoro sarà ufficialmente riconosciuto di nuovo come specie autoctona e se verranno effettuati progetti di reintroduzione in altri bacini fluviali. Questi animali sono già stati reintrodotti in 24 paesi europei, mentre nel nostro Paese la specie è tornata spontaneamente alla fine del 2018, quando un esemplare è stato osservato in una foresta di Tarvisio, in provincia di Udine.
La rinaturalizzazione dell’Europa, il ritorno della fauna che un tempo la popolava e il ripristino delle antiche reti alimentari ridotte a brandelli dalla nostra specie passa, anche, dal ritorno del castoro.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.
L’Australia amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald, superando i suoi stessi obiettivi di tutela degli oceani.