
Sui 180 paesi monitorati da Reporter senza frontiere, ben 132 non garantiscono pienamente la libertà di stampa. Una situazione peggiorata nell’ultimo anno.
Aumentano i giornalisti uccisi e incarcerati. La Cina è il paese con più giornalisti in carcere, ma il posto più pericoloso rimane il Sudamerica.
È uscito il nuovo round-up di Reporter senza frontiere (Rsf) e le notizie che riguardano il mondo dell’informazione sono pessime: c’è stato un aumento del numero di giornalisti uccisi (57), in particolare a causa della guerra in Ucraina, ma soprattutto il 2022 è stato l’anno record di giornalisti incarcerati per aver svolto il proprio lavoro: raccontare i fatti.
Per quanto riguarda il numero di giornalisti uccisi, nel 2021 erano stati 48 e 50 nel 2020. Tra questi, Reporter senza frontiere ricorda Maks Levin, fotoreporter ucraino ucciso dai soldati russi il 13 marzo, e Frédéric Leclerc-Imhoff, videoreporter francese del canale televisivo Bfm-tv, morto dopo essere stato colpito dalle schegge di una granata esplosa mentre seguiva l’evacuazione umanitaria nel Donbass.
Ma quello che fa più specie è che, nel frattempo, oltre il 60 per cento dei giornalisti uccisi ha perso la vita in paesi considerati in pace. Undici sono stati assassinati solo in Messico, quasi il 20 per cento del numero complessivo di giornalisti uccisi in tutto il mondo. Le cifre del Messico, insieme a quelle di Haiti (con sei morti) e del Brasile (con tre morti) hanno contribuito a trasformare il centro America e l’America del sud nelle regioni più pericolose del mondo per i media, con quasi la metà (47,4 per cento) del numero totale di giornalisti uccisi in tutto il mondo nel 2022.
Inoltre, al momento, nel mondo ci sono 65 giornalisti trattenuti in ostaggio e 49 gli scomparsi. Tra loro Olivier Dubois, un giornalista francese detenuto per più di 20 mesi dal gruppo di appoggio all’Islam e i musulmani (Jnim), un gruppo armato in Mali affiliato ad al-Qaeda, e Austin Tice, un giornalista americano rapito 10 anni fa (dieci!) in Siria. Inoltre, nel 2022 sono stati denunciati altri due giornalisti scomparsi, portando a 49 il numero totale di giornalisti attualmente desaparecidos.
Ma il 2022 ha segnato il record globale soprattutto per quanto riguarda i giornalisti incarcerati: sono 533, infatti, i giornalisti finiti dietro le sbarre per aver svolto il proprio lavoro, circa 40 in più rispetto allo scorso anno (488), quando si era già segnato un livello storico.
È la Cina a detenere il maggior numero di operatori dell’informazione in carcere: dei 533, infatti, 110 si trovano nello stato cinese, inclusa Huang Xueqin, giornalista freelance che si è occupata di corruzione, inquinamento industriale e molestie nei confronti delle donne. A seguire Birmania (62), Iran (47), Vietnam (39) e Bielorussia (31).
Nel 2021, l’Iran era l’unico paese a non figurare nella lista nera degli stati persecutori di giornalisti. Ma nel 2022, la Repubblica islamica ha imprigionato un numero di professionisti “senza precedenti negli ultimi 20 anni”, scrive l’ong francese, dall’inizio del movimento di protesta scoppiato a settembre.
Sono 34 i nuovi giornalisti che si sono aggiunti ai 13 che erano già stati rinchiusi in carcere prima dell’inizio delle proteste. Tra le prime giornaliste arrestate in Iran, due donne, Nilufar Hamedi ed Elahe Mohammadi, che hanno contribuito ad attirare l’attenzione sulla morte della giovane Mahsa Amini. Le due giornaliste ora rischiano la pena di morte.
A questo proposito Rsf rileva un numero senza precedenti di giornaliste donne incarcerate: sono 78 (rispetto alle 60 dell’anno scorso). “Le giornaliste rappresentano ora quasi il 15 per cento dei detenuti, rispetto a meno del 7 per cento di cinque anni fa”, specifica l’ong.
Il report dell’associazione, che dal 1995 compila annualmente questo lungo elenco, dedica spazio anche ad alcuni dei casi più eclatanti dell’anno, tra cui quello di Ivan Safronov, corrispondente delle due testate russe Kommersant e Vedomosti, condannato a 22 anni di carcere sulla base di un processo durato due anni e basato su prove inesistenti. Si tratta della condanna inflitta più lunga registrata da Rsf nel 2022.
E infine il caso di Dom Phillips, il giornalista britannico il cui cadavere è stato ritrovato in una zona remota dell’Amazzonia brasiliana, dove si era recato per indagare sul bracconaggio, l’estrazione illegale di oro e la deforestazione ai danni delle popolazioni indigene.
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