Cooperazione internazionale

I rifugiati ambientali sono stati 22 milioni nel 2013

I rifugiati ambientali nel 2013 sono stati 22 milioni, quasi tre volte il numero di rifugiati causato da guerre e conflitti. Il rapporto Global estimates 2014: people displaced by disasters redatto dal Norwegian refugees council (Nrc) insieme all’Internal displacement monitoring centre (Idmc) fa il punto su una delle più grandi sfide che la comunità internazionale

I rifugiati ambientali nel 2013 sono stati 22 milioni, quasi tre volte il numero di rifugiati causato da guerre e conflitti. Il rapporto Global estimates 2014: people displaced by disasters redatto dal Norwegian refugees council (Nrc) insieme all’Internal displacement monitoring centre (Idmc) fa il punto su una delle più grandi sfide che la comunità internazionale dovrà affrontare nei prossimi anni: gestire un numero crescente di persone costrette ad abbandonare la propria casa in seguito al verificarsi di catastrofi naturali.

 

Oggi il numero di rifugiati causati da eventi climatici estremi è due volte quello registrato negli anni Settanta, quando cominciarono le rilevazioni. “Questo trend in crescita continuerà a esserlo finché le persone vivranno e lavoreranno in aree a rischio. E ci si aspetta un aumento dei rischi per colpa degli effetti negativi del riscaldamento globale” ha detto Jan Egeland, segretario generale dell’Nrc.

 

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Nessun luogo al mondo è al sicuro, ma l’Asia è il continente che è stato più colpito nel 2013 con 19 milioni di rifugiati ambientali, pari all’87,1 per cento del totale. Sia i paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo sono soggetti a eventi climatici estremi, ma i paesi poveri sono quelli più colpiti con oltre l’85 per cento di rifugiati. Il tifone Haiyan che ha colpito le Filippine nel novembre del 2013 ha costretto 4,1 milioni di persone ad abbandonare le loro case. Un milione in più di tutti i rifugiati regisrati in Africa, nelle Americhe, in Europa e in Oceania.

 

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Una delle altre cause principali sono state le inondazioni che si sono verificate nell’Africa subsahariana, soprattutto in Niger, Ciad, Sudan e Sud Sudan che solitamente fanno notizia più per situazioni di conflitto e siccità. Visto che le previsioni mostrano un aumento del 100 per cento della popolazione africana entro il 2050, è altrettanto prevedibile che anche il fenomeno dei rifugiati per cause ambientali aumenti più che in altre parti del mondo nei prossimi decenni.

 

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Per quanto riguarda i paesi industrializzati vanno citati il tifone Man-yi che a settembre 2013 ha causato 260mila rifugiati e la serie di tornado che a maggio ha colpito l’Oklahoma, negli Stati Uniti, costringendo 218mila a cambiare casa.

 

Il rapporto si aggiunge alla serie infinita di dati che i leader provenienti da tutto il mondo avranno a disposizione durante il Climate summit che si svolgerà il 23 settembre a New York, negli Stati Uniti. Prevenire e ridurre i danni causati dagli eventi climatici estremi è una delle sfide da vincere anche grazie all’adozione di un nuovo accordo globale sul cambiamento climatico.

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