
La potenza installata di solare e eolico in Cina ha superato quella del carbone. Ma Pechino non arresta lo sviluppo della fonte fossile più pericolosa.
Il rapporto 2016 dell’Irena indica in quasi 10 milioni il numero di posti di lavoro generati dalle rinnovabili. Che diventeranno 24 milioni nel 2030.
Nel 2016, il settore delle energie rinnovabili è stato in grado di dare lavoro a quasi 10 milioni di persone. Ad indicare la cifra (9,8 milioni per l’esattezza) è un rapporto pubblicato il 24 maggio dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), secondo il quale il livello risulti in leggera crescita rispetto all’anno precedente, ma in aumento di quasi il 40 per cento rispetto al 2012, anno in cui l’agenzia ha realizzato il primo report.
“Il calo dei costi e le politiche di sostegno adottate per le rinnovabili hanno consentito di irrobustire gli investimenti e il lavoro nel settore”, si legge nel documento, nel quale si sottolinea come il trend possa rimanere decisamente positivo anche nei prossimi anni. Nel 2030, infatti, si prevede che il comparto possa arrivare ad impiegare 24 milioni di persone: “In questo modo la perdita di posti nella produzione di energia realizzata a partire da fonti fossili sarà ampiamente compensata”. Le rinnovabili, così, “diventeranno uno dei motori economici più importanti del mondo”.
A trainare la crescita è il fotovoltaico che, da solo, garantisce un lavoro a circa un terzo (3,1 milioni di persone) del totale impiegato e che, in cinque anni, ha registrato anche la crescita più importante: +127 per cento. Al secondo posto figura il comparto dei biocarburanti, con 1,7 milioni di posti di lavoro, quindi quello idroelettrico con 1,5 milioni e poi l’eolico con 1,1 milioni.
In termini geografici, è in Asia che si concentra la porzione più importante della forza lavoro: circa il 60 per cento del totale. Ed in particolare la Cina conferma la propria leadership a livello mondiale, con il 44 per cento degli addetti. Un’altra nazione che ha scelto di puntare fortemente sulle rinnovabili (ed in particolare sul fotovoltaico, a partire dal lancio dell’Alleanza solare internazionale effettuato nel contesto della Cop 21 di Parigi, nel 2015) è l’India, che tocca il 4,6 per cento. Il peso dell’Unione europea è invece pari al 14 per cento, mentre quello del Brasile raggiunge il 10,5 per cento e quello degli Stati Uniti il 9,3 per cento.
In Europa è ancora una volta la Germania a trainare, con 334mila posti di lavoro (il 30 per cento del continente), seguita dalla Francia (162mila) e dal Regno Unito (110mila). Il rapporto non fornisce invece il dato relativo all’Italia. A livello mondiale, da segnalare il fatto che il Sudafrica, che non compariva neppure nei precedenti rapporti, viene ora citato con 61mila posti di lavoro. Inoltre, nel continente africano l’Irena sottolinea il fatto che i sistemi di produzione elettrica decentralizzati, come quelli fotovoltaici non collegati alla rete, possono garantire non solo numerosi posti di lavoro ma anche accesso all’energia e, conseguentemente, sviluppo economico locale.
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Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
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