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Non bastava la pigrizia sessuale e la dieta solo a base di bambù, ora i panda giganti devono stare attenti pure al riscaldamento globale.
I panda giganti che vivono nelle foreste cinesi devono prepararsi a traslocare. Trovare un rifugio all’interno di qualche riserva in giro per il mondo potrebbe essere la loro unica via per la salvezza. O forse no. Lo sostiene uno studio dal titolo Climate change threatens giant panda protection in the 21st century condotto da alcuni ricercatori dell’università di Rutgers, negli Stati Uniti.
La noia e il caldo. I panda sono oltremodo famosi per la loro pigrizia sessuale e per la loro dieta ferrea a base di bambù. Due esigenze che, da sole, mettono a rischio l’intera specie naturalmente. Oggi ne sarebbero rimasti solo 1.600 esemplari in natura secondo le stime del Wwf. Ma a queste difficoltà vanno aggiunti anche il rischio rappresentato dai cambiamenti climatici e l’espansione della rete stradale cinese che stanno portando via porzioni sempre più ampie del loro habitat ideale.
Lo studio, guidato dal professor Ming Xu, ha così cercato di capire come cambierà la geografia, dove si sposteranno i panda per sopravvivere. Anche prendendo in considerazione lo scenario climatico più ottimista, quello che prevede l’aumento della temperatura media globale di un solo grado entro il 2100, l’habitat dei panda subirebbe un dimezzamento già entro il 2070.
Verso un nuovo habitat. La popolazione si troverebbe costretta in un habitat frammentato, a macchia di leopardo, costringendo alcune comunità all’isolamento. Ad esempio, i 29 panda giganti che vivono sulle montagne dello Daxiang, nella Cina sudoccidentale, verrebbero completamente tagliati fuori dal resto della popolazione rischiando di scomparire gradualmente.
Una notizia positiva c’è secondo Xu. Alcune aree settentrionali della Cina potrebbero, al contrario, diventare habitat ideali per i panda a livello climatico. Per questo, un suggerimento che lo studio offre al governo cinese è quello di iniziare a piantare bambù nelle zone identificate per fare in modo che i panda possano trovare presto una nuova collocazione, che non sia solo all’interno di parchi e riserve naturali.
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