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Rita Borsellino ha dedicato la propria vita alla lotta alla mafia. Un impegno passato per l’associazionismo e la politica. È morta a Palermo il 15 agosto.
Porto di Messina, venerdì 26 maggio 2006. Non sono ancora le otto del mattino. L’andirivieni di navi è lo stesso di ogni giorno. Su uno dei moli c’è una donna speciale che aspetta una nave altrettanto speciale. Lei è Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo ammazzato dalla mafia il 19 luglio 1992. È candidata alle elezioni per la presidenza della Sicilia. È lì, al porto, perché aspetta l’arrivo di un treno. Il “suo” treno: il “Rita Express”.
Era stato organizzato con una raccolta fondi da centinaia di ragazzi “emigrati” dall’isola in tutta Italia. Lavoratori e studenti “fuori sede”. Per affittarlo furono messi insieme 40mila euro. Milano, Bologna, Firenze, Siena, Roma, Napoli e poi giù fino a Villa San Giovanni, in Calabria. Con il solo obiettivo di tornare a casa, in Sicilia, per sostenere quella che si preannunciava come una svolta per la regione.
Rita #Borsellino ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità e all’educazione civica dei più giovani. Ha rappresentato un punto fermo per migliaia di cittadini con eleganza, tenacia, passione.
Cara Rita, abbraccia Paolo e Agnese, e rassicurali: non ci fermeremo mai. pic.twitter.com/j8UvjRpKSu— Pietro Grasso (@PietroGrasso) August 15, 2018
Il cambiamento non ci fu. La sfida raccolta da Rita Borsellino, all’epoca candidata dell’Unione (Margherita, Democratici di sinistra, altri “cespugli” del centrosinistra e una lista civica) si rivelò entusiasmante ma troppo difficile. I siciliani le preferirono Totò Cuffaro, presidente uscente del centrodestra, già all’epoca rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione del segreto istruttorio, e successivamente condannato a sette anni di reclusione.
Il viaggio di quei ragazzi, però, raccontò meglio di qualunque altra cosa in che modo Rita Borsellino abbia saputo incarnare una speranza. E quanto mancherà a tutti coloro che difendono la legalità e si battono contro la criminalità organizzata in Sicilia. Rita Borsellino è morta mercoledì 15 agosto, a 72 anni, dopo una lunga malattia.
Ciao #RitaBorsellino è stato bello camminare insieme grazie per la tua gentilezza, per il tuo coraggio. Ci mancherai molto. Ci mancheranno le tue parole, la tua passione, la tua sete di vita. E, ricordandoti, cercheremo di essere anche noi, un po’ più vivi pic.twitter.com/UX8Wje3i12
— libera contro mafie (@libera_annclm) August 15, 2018
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella– anch’egli fratello di un uomo, Piersanti, ucciso dalla mafia – l’ha definita “una testimone autorevole e autentica dell’antimafia e un punto di riferimento per legalità e impegno per migliaia di giovani”. Farmacista di professione, madre di tre figli, Rita Borsellino ha passato gli ultimi 26 anni della propria vita nel tentativo di far emergere la verità sulla morte del fratello Paolo.
Dal 2005 era presidente onoraria di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti che ha contribuito in modo determinante alla gestione dei beni confiscati ai mafiosi. Non a caso, la camera ardente è stata allestita in via Bernini 52, a Palermo, nel luogo in cui il boss Totó Riina passò parte della sua latitanza. Il bene è ora dello stato ed è diventato il Centro Studi “Paolo Borsellino”.
Rita Borsellino – dal 2009 al 2014 è stata eletta al Parlamento europeo con il Partito democratico – era la più piccola di quattro fratelli ed era madre di tre figli. Nel 2012 aveva anche partecipato ale primarie per la candidatura a sindaco di Palermo, ma perse di poco.
Nella sua ultima apparizione pubblica, il 18 luglio 2018, alla vigilia del ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio, aveva citato la madre. Aveva parlato – ancora una volta – di “pace”, di “speranza”. Aveva ricordato i “depistaggi, la voglia di non far emergere la verità”. Ma aveva anche spiegato che c’è un’altra Sicilia, “che prenderà il sopravvento, come intuì mia madre tanti anni fa. Ma tocca a noi darle ragione”.
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