Cooperazione internazionale

Fine delle sanzioni all’Iran. Cosa cambia su bombe atomiche, petrolio, terrorismo, auto e cibo

Gli esperti delle Nazioni Unite (Onu) hanno certificato che il governo iraniano ha assolto a tutti gli obblighi derivanti dall’accordo sul nucleare sottoscritto a luglio. Inizia una nuova era nei rapporti tra Iran e Occidente   Il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), dà il via libera all’applicazione dell’accordo sul nucleare con Teheran. Secondo il direttore generale

Gli esperti delle Nazioni Unite (Onu) hanno certificato che il governo iraniano ha assolto a tutti gli obblighi derivanti dall’accordo sul nucleare sottoscritto a luglio.

Inizia una nuova era nei rapporti tra Iran e Occidente

Yukiya Amano, Aiea, alla conferenza stampa di Vienna in cui annuncia che l'Iran ottempererà alle indicazioni sul nucleare.
Yukiya Amano, Aiea, alla conferenza stampa di Vienna in cui annuncia che l’Iran ottempererà alle indicazioni sul nucleare. © Qjan Yi/Xinhua/Corbis

 

Il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), dà il via libera all’applicazione dell’accordo sul nucleare con Teheran. Secondo il direttore generale dell’Aiea, Yukiya Amano “l’Iran ha rispettato tutte le misure per far sì che si possa attuare l’Implementation Day, giorno dell’attuazione della revoca delle sanzioni, secondo quanto previsto dall’accordo”.

 

La revoca delle sanzioni fa seguito all’accordo sul controverso programma nucleare di Teheran concluso il 14 luglio 2015 con il Gruppo 5+1: Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna (i Paesi che hanno diritto di veto all’Onu) più la Germania.

 

La decisione storica è stata annunciata in conferenza stampa congiunta a Vienna dalla responsabile della diplomazia europea Federica Mogherini con il ministro iraniano degli esteri Javad Zarif, alla presenza di John Kerry.

 

L’Iran fa i conti con le sanzioni economiche internazionali dal 1979, quando furono introdotte dopo la rivoluzione khomeinista, per poi essere rinnovate nei decenni successivi, sulla scia delle violazioni dei diritti umani e della volontà di sviluppare tecnologie per gli ordigni nucleari.

Il testo dell’accordo sul nucleare

L’Iran non aspetta altro per ricominciare a vendere liberamente il suo petrolio. Proprio oggi il presidente iraniano Hassan Rouhani ha tenuto il discorso sul bilancio statale © Mohsen Shandiz/Corbis
L’Iran non aspetta altro per ricominciare a vendere liberamente il suo petrolio. Proprio oggi il presidente iraniano Hassan Rouhani ha tenuto il discorso sul bilancio statale © Mohsen Shandiz/Corbis

 

Il testo prevede garanzie affinché l’Iran non possa dotarsi di armi atomiche, in cambio di una revoca delle severe sanzioni internazionali adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, tra cui il congelamento dei beni di persone e società collegate al programma di arricchimento nucleare. L’Iran ha promesso anche anche una maggiore trasparenza del suo programma nucleare, consentendo agli ispettori delle Nazioni Unite di monitorare programma atomico dell’Iran. I tempi si sono rivelati più rapidi di quanto gli analisti avessero previsto.

 

L’Iran non aspetta altro per ricominciare a vendere liberamente il suo greggio. La revoca delle sanzioni internazionali consentirà a Teheran di recuperare oltre 100 miliardi congelati all’estero e di spalancare le sue porte al mercato petrolifero, finanziario e commerciale. Senza sanzioni si apre nuova stagione economica. Ma non solo.

L’Iran e il terrorismo

“Dopo l’entrata in vigore dell’accordo nucleare, il terreno è propizio per una maggiore cooperazione a livello regionale per lottare contro il vero pericolo che minaccia la nostra regione, vale a dire il terrorismo e l’estremismo”, ha detto il ministro iraniano Zarif riferendosi in particolare alle milizie dell’Isis.

L’Iran e il petrolio

Il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zangeneh © Ahmad Halabisaz/Xinhua Press/Corbis
Il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zangeneh © Ahmad Halabisaz/Xinhua Press/Corbis

 

Il sistema finanziario iraniano è rimasto isolato dal resto del mondo e si è ridotto l’export di petrolio, la principale risorsa del Paese che ha le terze riserve dell’Opec dopo Venezuela e Arabia Saudita. Dato che la maggior parte delle sanzioni saranno revocate a giorni, se non a ore, l’Iran conta a breve di poter esportare mezzo milione di barili di petrolio al giorno in più. Là sotto ci sono circa il 10 per cento delle riserve globali di petrolio e gli iraniani hanno già detto di essere in grado di aumentare la produzione di greggio – oggi scesa a 2,7 milioni di barili al giorno dai 3,6 del 2011, prima delle sanzioni, e dai 4 milioni nel 2008 – nel giro di poche settimane. Ci sono 13 super-petroliere già cariche di greggio pronte a salpare.

Più petrolio, meno fracking

Un lavoratore delle raffinerie di Pars, vicino al porto di Assalouyeh © Ahmad Halabisaz/Xinhua Press/Corbis
Un lavoratore delle raffinerie di Pars, vicino al porto di Assalouyeh nel sud dell’Iran © Ahmad Halabisaz/Xinhua Press/Corbis

 

La notizia ha mandato in rosso i listini di Dubai, del Qatar, di Abu Dhabi e dell’Arabia Saudita. Il motivo dei recenti ribassi a catena delle Borse dei Paesi del Golfo è che la fine delle sanzioni potrebbe consentire all’Iran di aumentare improvvisamente le proprie esportazioni di greggio. Ma il mercato mondiale è già alle prese con un eccesso di offerta.

 

Le quotazioni del barile sono arrivate a livelli così bassi da essere addirittura insostenibili per la gran parte dei produttori che estraggono shale oil negli Stati Uniti. Lì i costi estrattivi restano troppo alti per resistere col petrolio sotto 30 dollari: oggi in media sono di 47 dollari/barile, afferma un recente studio di Wells Fargo. La drastica scelta di Bhp Billiton, che ieri ha svalutato per 7,2 miliardi di dollari i suoi asset nello shale americano, potrebbe indicare che l’industria del fracking americana sta collassando.

L’Iran, le automobili e gli aerei

Traffico in una via di Teheran. In Iran c’è un parco circolante di circa 14 milioni di auto da rinnovare.
Traffico in una via di Teheran. In Iran c’è un parco circolante di circa 14 milioni di auto da rinnovare.

 

Oltre al petrolio, anche i mercati di auto, treni e aerei possono far gola alle imprese occidentali. Per procurarsi i prodotti dall’estero ed eludere il blocco commerciale, gli iraniani hanno fatto massicciamente ricorso al contrabbando. Solo nel 2014 si stima che le importazioni illegali siano ammontate a 25 miliardi di dollari (contro un mercato legale dell’import intorno ai 60 miliardi di dollari!). A rifornire il Paese sono state soprattutto Cina e Russia. Così, come eredità di questo periodo, c’è un parco circolante di circa 14 milioni di auto da rinnovare. L’Iran era un mercato da 1,5 milioni di immatricolazioni di veicoli all’anno nel periodo pre-inasprimento sanzioni del 2011, ora ci si attende un ritorno sopra i 2 milioni di unità all’anno. Qui però in prima linea ci sono già le francesi Peugeot-Citroen e Renault.

 

Per gli aerei, è stato annunciato che, tolte le sanzioni, comincerà il rinnovo della flotta con l’acquisto di 400 aerei, ed è già previsto l’acquisto di 114 velivoli dal costruttore europeo Airbus. Simili discorsi si faranno per treni e ferrovie.

L’Iran e il cibo italiano

Un bazar di piazza Tajrish a Teheran © Michael Coyne/National Geographic Creative/Corbis
Un bazar di piazza Tajrish a Teheran © Michael Coyne/National Geographic Creative/Corbis

 

In tutto questo scacchiere di mosse prossime venture, l’Italia non svetta in alcun campo, al momento, tranne uno: il cibo. Con la fine delle sanzioni le esportazioni di made in Italy agroalimentare in Iran potrebbero raddoppiare nell’arco dei prossimi tre anni per raggiungere i 40 milioni di euro nel 2018. La stima è di Coldiretti e Nomisma. L’80 per cento dell’export agroalimentare italiano verso l’Iran oggi è costituito da prodotti trasformati, mentre il restante 20 per cento da prodotti agricoli. Nel dettaglio – precisa la Coldiretti – l’olio di oliva rappresenta la principale voce dell’agroalimentare made in Italy sul mercato iraniano, con un peso sul totale dell’export di settore del 15 per cento. Altri prodotti italiani acquistati – prosegue la Coldiretti – sono i mangimi (13 per cento), i semi di ortaggi (12 per cento), altri tipi di oli vegetali (10 per cento), dolci (6 per cento), aceti (4 per cento) mentre ad ora, stranamente, è marginale è il ruolo della dell’export di pasta che vale poco più di 100.000 euro. Ma, più in generale, l’eliminazione delle sanzioni porterà a un miglioramento della congiuntura economica iraniana che incide direttamente sui consumi alimentari dove è facile prevedere per i prossimi anni una crescita delle vendite di beni alimentari d’importazione. Un’aspettativa giustificata – sostiene la Coldiretti – dal crescente appeal che gli stili occidentali suscitano nei consumatori iraniani, soprattutto tra la classe media ed i giovani.

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