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L’aumento di anidride carbonica assorbita dagli oceani renderà le acque sempre più acide e quindi meno ospitali per alcuni organismi viventi. Secondo uno studio dell’Università di Bologna, quelli che sia datteranno meglio alle nuove condizioni del mare saranno le alghe.
Chi o cosa popolerà gli oceani nel prossimo secolo? In giorni di intenso dibattito, in cui anche il presidente degli Stati Uniti Obama ha preso una posizione chiara a proposito della tutela del Pacifico, emerge uno studio recente dell’Università di Bologna in cui si afferma che, tra un secolo, ad esser favoriti saranno soprattutto gli organismi più semplici, come le alghe.
L’indagine si è svolta a Panarea, isola delle Eolie, nel cratere del vulcano sommerso, nell’ambito del progetto europeo CoralWarm, finanziato dall’European Research Council ed è stata pubblicata sull’ultimo numero della rivista Natura Climate Change con il titolo “Biomineralization control related to population density under ocean acidification”.
Quello dell’acidificazione dei mari è un fenomeno conosciuto che dipende dall’aumento di anidride carbonica in acqua; il principale gas serra, infatti, si discioglie negli oceani, provocando un aumento dell’acidità delle acque marine, con ripercussioni sulla flora e la fauna. L’obiettivo della ricerca è stato dunque quello di verificare la reazione di alcune specie animali e vegetali del Mediterraneo sottoposte a un livello di acidità marina pari a quello che sarà probabilmente riscontrato nel 2100.
Gli scienziati, che fanno parte dei Dipartimenti di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Chimica “G.Ciamician” e Fisica dell’ateneo bolognese, hanno analizzato l’area circostante al cratere dell’isola, dal quale fuoriescono emissioni continue di anidride carbonica che aumentano l’acidità dell’acqua. Nell’area al centro del cratere sono stati riscontrati gli stessi valori previsti per gli oceani del globo per il 2100; i livelli diminuiscono progressivamente più ci si avvicina alla periferia del vulcano.
I risultati: mentre i molluschi più complessi hanno dimostrato incapacità ad adattarsi alle diverse condizioni ambientali, mantenendo invariate le caratteristiche mineralogiche del proprio scheletro, le alghe al centro del cratere hanno diminuito la propria concentrazione del carbonato di calcio (che si dissolveva in acqua a causa dell’acidità), a favore di minerali più resistenti. Hanno in pratica dimostrato una maggiore capacità di adattamento nel modificare la propria struttura.
Secondo il gruppo di studio, questo suggerirebbe che tra un secolo i mari acidi ospiteranno più forme di vita semplici e meno organismi complessi, con gravi ripercussioni su tutto l’ecosistema oceanico.
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