Nuotare nei fiumi cittadini, in Europa, può davvero tornare ad essere una consuetudine? A guidare questa rivoluzione urbana, già in parte realtà a Parigi con la Senna, è una rete sempre più ampia di città europee che, attraverso investimenti, progettazione e partecipazione, sta provando a trasformare i corsi d’acqua, da ricettacolo di batteri e scarichi cittadini, in spazi pubblici balneabili e sicuri. E in Italia anche Roma, ispirata al modello parigino, vuole unirsi a questo cambiamento, con un sogno ambizioso: fare di nuovo del Tevere un luogo dove, un giorno, sarà possibile tuffarsi, come lo era fino a mezzo secolo fa, come Pierpaolo Pasolini ci ricorda per esempio nei suoi Ragazzi di Vita.
Il vertice mondiale di Rotterdam sulle Swimmable Cities, tenutosi alla fine dello scorso giugno, ha riunito oltre 200 delegati da 20 Paesi. L’obiettivo comune è chiaro: ripensare il rapporto tra cittadini e fiumi, promuovendo il diritto all’accesso sicuro e gratuito all’acqua urbana. “Quando una città è balneabile, è anche più equa, sana e resiliente”, ha spiegato al Guardian Matt Sykes, cofondatore dell’alleanza Swimmable Cities, che mira a definire standard internazionali per la balneabilità urbana.
Dalla Senna a Copenaghen: città che ispirano
Il modello parigino ha fatto scuola: in vista delle Olimpiadi 2024, la capitale francese ha costruito bacini di raccolta e nuovi sistemi di filtraggio, aprendo alla balneazione in pieno centro. A dire la verità, la scorsa estate qualche problema si era verificato con gli atleti impegnati nelle gare di nuoto per i Giochi olimpici, ma per l’estate 2025 Parigi ha aggiustato il tiro e riproposto l’esperimento.
A Copenaghen, dove da anni si monitora la qualità dell’acqua in tempo reale, nuotare nei porti è oggi un’attività quotidiana, grazie a piscine galleggianti, saune urbane e app dedicate. Anche Berlino, con il progetto Flussbad sulla Sprea, e città svizzere come Zurigo e Basilea, hanno reso i propri fiumi parte integrante dello spazio pubblico urbano. Il summit di Rotterdam, ospitato nel Rijnhaven, ex porto industriale ora riconvertito in area balneabile, ha mostrato ciò che è possibile: trampolini, pontili galleggianti e cittadini che nuotano nel cuore della città. “Non si tratta solo di nuoto – ha detto il vicesindaco Pascal Lansink-Bastemeijer – ma di ricostruire un rapporto culturale e sostenibile con l’acqua”.
Il movimento per le “città balneabili” è destinato a crescere. Il network Swimmable Cities punta a creare standard condivisi di balneabilità, considerando non solo la qualità dell’acqua, ma anche l’accessibilità, la biodiversità e il valore sociale dei corsi d’acqua. L’accesso all’acqua non è visto solo come un tema ambientale, ma anche come un diritto civico e culturale.
Roma al momento guarda da lontano queste esperienze, ma inizia a interrogarsi su come colmare il divario. Anche il Tevere, oggi percepito come barriera o sfondo paesaggistico, potrebbe un giorno diventare un luogo di incontro e benessere, come già accade altrove. Il Campidoglio ha avviato i primi passi per esplorare la possibilità di rendere il fiume balneabile, prendendo proprio Parigi come modello. Il primo cittadino ha incaricato l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi di istituire un tavolo tecnico con Arpa Lazio, la Regione, il ministero dell’Ambiente, l’Autorità di bacino e la Città Metropolitana per impostare un percorso scientifico e operativo. Al momento non esiste un progetto esecutivo né un piano finanziato, ma secondo le stime l’occasione per dare avvio agli interventi potrebbe arrivare nel 2033, in concomitanza con il Giubileo Straordinario. Il primo passo sarà il risanamento degli scarichi fognari e industriali, in particolare lungo l’Aniene, affluente del Tevere. L’obiettivo è ridurre la contaminazione batterica e migliorare la qualità delle acque. Tuttavia, i costi saranno elevati. Parigi, per esempio, ha stanziato circa 1,4 miliardi di euro per il recupero della Senna, che non è ancora completato.
Con l’ultima revisione del Pnrr, i fondi stanziati per le Cer passano da 2,2 miliardi a poco meno di 800 milioni: preoccupazione tra gli addetti ai lavori.
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