Emergency

Senza poesia. La serie di dipinti sui migranti che ci invita a restare umani

I pittori Serena Nono e Nicola Golea dedicano i loro dipinti al tema delle migrazioni, in una mostra che vuole ritrovare la poesia per scacciare la disumanità.

“Non si può non pensarci, non vedere, non compiangere, non provare preoccupazione e pena per ciò che succede a molte, troppe persone. Emergency ci insegna e guida nel sentimento e nella volontà di solidarietà e impegno”. Sono le parole di Serena Nono e Nicola Golea, i pittori veneziani autori della mostra Senza poesia. Dopo una prima tappa a Venezia, la mostra sul tema delle migrazioni è approdata a Milano a casa Emergency.

Spinti dall’esigenza di fare qualcosa per la causa umanitaria, i due artisti hanno creato un percorso visivo che, attraverso i dipinti, fa riflettere su un tema tristemente attuale, restituendo al contempo un volto a quei corpi senza nome la cui vita si perde nelle acque del Mediterraneo. Quale può – o deve – essere il ruolo dell’arte e dell’artista di fronte a queste grandi e controverse tematiche che da sempre interessano la storia dell’umanità?

Serena Nono e Nicola Golea hanno provato a dare una risposta e hanno donato anche i proventi delle loro opere che erano in vendita durante la mostra a Emergency.

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In passato avete dichiarato che l’idea di questa mostra è nata grazie alle rassegne culturali promosse da Emergency a Venezia. Qual è stato l’input artistico ed emotivo che vi ha portato a dire “dobbiamo fare qualcosa”?
Durante le attività nella sede veneziana di Emergency abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a incontri di varia natura e sviluppare un interesse maggiore verso queste tematiche. Inoltre, avevamo già del materiale: siamo partiti da disegni e dipinti realizzati durante gli sbarchi e i naufragi del 2015 e abbiamo aggiunto dei nuovi lavori. Durante lo scorso governo poi, abbiamo sentito l’esigenza sempre più forte di allestire una mostra che riflettesse su queste realtà e rappresentasse anche una possibilità di confronto.

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I soggetti dei vostri dipinti sembrano essere gli stati d’animo più che le persone: dalla speranza alla sofferenza, dall’umiliazione all’indignazione. Si tratta di una scelta artistica pensata e ragionata in modo da raggiungere un preciso obiettivo comunicativo?
Il nostro obiettivo era quello di riprodurre ed esprimere quanto ci affliggeva quotidianamente. Sentivamo l’esigenza di esprimere anche le nostre emozioni ma, facendolo, abbiamo immaginato gli stati d’animo di persone il cui destino è di gran lunga più complicato. Siamo partiti dal sogno del viaggio verso una vita migliore, attraverso difficoltà e umiliazioni, e in molti casi siamo arrivati fino alla morte. Abbiamo cercato di comunicare come “loro” possano essere “noi” – e viceversa – con le speranze, le sofferenze e le lotte per migliorare la propria situazione. Purtroppo, a differenza di quanto accade nelle nostre vite, a loro questi diritti e queste possibilità non vengono pienamente riconosciuti.

Serena Nono e Nicola Golea durante mostra senza poesia di emergency
Serena Nono e Nicola Golea alla mostra senza poesia © Emergency

Il titolo della mostra è fortemente evocativo. Cosa rende i vostri dipinti Senza poesia?
Il titolo è un paradosso. La pittura è considerata come intrinsecamente poetica ma, in questo caso, il tema è davvero la mancanza di poesia. La disumanità – e l’indifferenza – non hanno nulla di poetico. Cercare di trasformare il quotidiano con la disumanità è antitetico alla poesia.

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Il Mediterraneo è un cimitero di corpi senza nome. Sentimenti d’odio e indifferenza sembrano crescere. Qual è il ruolo dell’arte e quale quello dell’artista in questo scenario?
L’arte può – e deve – far riflettere sul contemporaneo e scuotere le coscienze.  L’artista è immerso nel suo tempo, la realtà sociale fa parte della sua vita e ne alimenta emozioni, sentimenti e visioni. L’arte e la cultura hanno un ruolo vitale nel funzionamento di una società perchè hanno la capacità di generare e diffondere un nuovo modo di pensare che si nutre di sensibilità e riflessione. E soprattutto riescono a ritrovare la poesia là dove non ce n’è più.

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