
In un rinnovato spazio espositivo appositamente allestito nell’aeroporto Schiphol di Amsterdam, una collezione di 10 capolavori fiamminghi del Rijksmuseum è gratuitamente visitabile, 24 ore su 24, dai passeggeri in transito.
Ultimi giorni per esplorare al Museo di Roma di Palazzo Braschi il percorso espositivo di “SerpentiForm” incentrato sulle mille declinazioni del serpente nella storia dell’arte e del design.
Un qualche fascino dovrà pur possederlo, questo strisciante animale, se perfino l’iconografia biblica ce lo ha tramandato come il veicolo della tentazione, la quintessenza dell’insidia più subdola o addirittura l’incarnazione simbolica del maligno.
A ben guardare, le culture primitive ed arcaiche identificano nel serpente una pluralità di caratteristiche singolari, quali la capacità di rinnovarsi cambiando pelle, di restare in contatto con la terra o di sollevarsene e di avviluppare gli avversari tra spire mortali. Non stupisce dunque che dall’Africa all’antica Roma l’effigie del rettile comparisse nei monili portafortuna o che in India e in Cina gli fossero attribuite prerogative divine di fertilità, immortalità o creatività.
Proprio in omaggio a questa polisemia e ricchezza di suggestioni, Bulgari, in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ha concepito e realizzato un itinerario espositivo che pone al centro dell’attenzione proprio l’icona del serpente, motivo ricorrente e fortunato non solo nell’ambito della raffinata gioielleria della maison, ma anche attraverso i corsi e ricorsi della storia dell’arte antica, moderna e contemporanea.
Nelle sale del Museo di Roma, ovvero tra le mura neoclassiche e tardosettecentesche di Palazzo Braschi, (progettato da Cosimo Morelli e donato da papa Pio VI all’omonimo nipote Luigi Braschi Onesti), SerpentiForm, che sarà visitabile sino al 10 aprile, propone un campionario eterogeneo di opere ed oggetti: oltre ovviamente alle creazioni prelevati dall’archivio storico di Bulgari, con orologi e bracciali tra i quali anche i noti modelli stilizzati realizzati con la tecnica Tubogas, la mostra include gioielli antichi provenienti da Pompei e dal Museo Archeologico di Napoli, ma soprattutto opere d’arte che, da Paul Klee fino a Niki de Saint Phalle o al tricot di Joana Vasconcelos, rielaborano in chiave insolita e contemporanea le fattezze del sinuoso animale, contemporaneamente celebrato anche come fonte di ispirazione di illustri fotografi quali Robert Mapplethorpe o Helmut Newton.
E poiché procedendo dall’arte al design si approda presto alle citazioni teatrali e cinematografiche, SerpentiForm dedica una sezione apposita all’esposizione degli abiti di scena indossati da Elizabeth Taylor sul set di “Cleopatra” nel 1963, a riprova di come la spirale conturbante di un serpente rappresenti da sempre la più eloquente allegoria del potere femminile per antonomasia: quello della seduzione.
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