Sierra Leone: il traffico di esseri umani è aggravato dai cambiamenti climatici

La Sierra Leone è uno dei paesi più colpiti della tratta di persone. L’aumento della povertà e i cambiamenti climatici stanno peggiorando il fenomeno.

In Sierra Leone i cambiamenti climatici hanno posto le basi per un aumento della pratica del traffico di esseri umani. Di fronte a condizioni meteorologiche invivibili, le persone, nel tentativo di migrare, si affidano ai trafficanti. Questo è quanto emerso dall’inchiesta condotta in Sierra Leone, in Africa Occidentale, da Al Jazeera e dal team di giornalismo investigativo Source Material.

Come definito dall’articolo 3 del Protocollo addizionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, la tratta di persone è il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, tramite l’uso della forza o di altre forme di coercizione di qualcuno per fini di sfruttamento. Sebbene i dati ufficiali siano scarsi, gli esperti affermano che il problema è diffuso in Sierra Leone. Nell’annuale report che il dipartimento di Stato statunitense pubblica sul traffico degli esseri umani, la Sierra Leone rimane al livello 2 su 3.

Il Paese è il secondo più povero al mondo, la maggior parte della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e gli effetti dei cambiamenti climatici hanno esacerbato una situazione già complessa, spingendo più persone ad affidarsi ai trafficanti, in particolare le donne.

Il sistema della kafala per le migranti della Sierra Leone

Le Sierra Leone è un Paese sia di origine che di destinazione del traffico di esseri umani. Uomini, donne e bambini sono tutti vittime dei trafficanti, che reclutano principalmente persone dalle zone rurali e li portano nei centri urbani o nei siti minerari. Le donne e le ragazze sono colpite in maniera sproporzionata dal fenomeno. Nel Paese esiste, infatti, tutto un sistema costruito sul reclutamento con l’inganno di lavoratrici da inviare principalmente nei Paesi del Golfo e in Medio Oriente che, una volta arrivate a destinazione, scoprono di dover vivere in condizioni di servitù domestica.

Questo sistema è noto come kafala e consente ai datori di lavoro di sponsorizzare i lavoratori stranieri. Con la kafala, i datori di lavoro coprono le spese di viaggio e permettono ai lavoratori di ottenere i visti, in cambio hanno il controllo quasi totale sui lavoratori. Le donne sierraleonesi sono tra le principali vittime di questo sistema. I trafficanti, che si presentano come responsabili di agenzie interinali per lavori all’estero, offrono impieghi come tate, parrucchiere, cameriere e commesse in Libano, Oman, Emirati Arabi, Kuwait e Turchia. Quando le migranti arrivano nel Paese di destinazione, i loro passaporti vengono spesso sequestrati e sono costrette a lavorare senza retribuzione nelle case dei datori di lavoro. Molte giovani donne riferiscono di aver anche subito abusi sessuali.

Non solo in Sierra Leone

Nel 2022 l’ong Do Bold, un’organizzazione no-profit che promuove i diritti dei lavoratori migranti, ha pubblicato un report in cui si rileva che oltre 400 donne sierraleonesi che lavorano come collaboratrici domestiche in Oman sono state vittime di tratta. Molte hanno subito reclutamenti ingannevoli, lunghi orari di lavoro, limitazioni di movimento e discriminazioni. Circa un terzo di loro ha subìto abusi sessuali. In Oman ci sono circa 158.537 lavoratrici domestiche migranti che, secondo Do Bold, sono spesso vittime di violazioni dei diritti umani, tra cui lavoro forzato, furto di salario e abusi fisici. Il rapporto descrive nei dettagli come queste donne provenienti dalla Sierra Leone rimangano intrappolate in Oman e non abbiano accesso a un meccanismo di reclamo o a qualsiasi misura di protezione nei loro confronti.

Pratiche simili si sono verificate anche in Libano. Anche in questo caso, le lavoratrici vengono reclutate con l’inganno. Una volta arrivate nel piccolo Paese, vengono portate con la forza nelle case di qualche libanese benestante e obbligate a lavorare in condizioni di schiavitù, a dormire sul balcone e ad essere private per mesi del salario. Da quando, nel 2022, la Sierra Leone ha approvato una nuova legge contro il traffico degli esseri umani che introduce una pena minima di 25 anni per chiunque venga condannato per traffico di esseri umani, decine di trafficanti sono stati arrestati. Tuttavia, solo tre sono stati condannati e uno di loro è stato assolto poco dopo.

Come i cambiamenti climatici hanno peggiorato il fenomeno

Il cambiamento climatico sta aggravando il problema. La Sierra Leone è tra il 10 per cento dei Paesi più vulnerabili alle conseguenze negative del cambiamento climatico e uno dei meno capaci di affrontarne gli effetti. Un terzo della popolazione vive sulla costa, in condizione di rischio inondazioni, che sono sempre più frequenti. Anche le isole, in particolare l’isola Nyangai, stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare sono impattate dal continuo aumento del livello del mare. Ogni anno il Paese e la sua capitale Freetown sono colpiti da forti inondazioni, che hanno spesso causato vittime.

Gli impatti negativi sull’agricoltura a causa delle forti piogge stanno spingendo le persone che vivono nelle aree rurali a spingersi verso Freetown, dove stanno aumentando gli agglomerati urbani sulle colline scoscese, sempre più vulnerabili agli smottamenti.

Entro il 2030, si stima che il 50 per cento della popolazione mondiale vivrà in aree costiere esposte a inondazioni, tempeste e tsunami. La regione dell’Africa occidentale e centrale è particolarmente vulnerabile a eventi improvvisi come le inondazioni ed è anche esposta al degrado del territorio, alla scarsità d’acqua e all’erosione costiera.

In un Paese povero come la Sierra Leone, dove la disoccupazione giovanile raggiunge il 60 per cento e gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più violenti, le migrazioni climatiche crescono velocemente, e dove crescono le migrazioni, cresce anche il fenomeno del traffico degli esseri umani.

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