La barba di Giove, o Centranthus ruber, incanta per le sue fioriture prolungate e la resistenza alla siccità, rendendola una gemma nei giardini.
Sono andato a trovare Spelacchio
Non cadiamo nella trappola delle fake news. Spelacchio, per ragioni di gestione e conservazione forestale (quando gli alberi crescono troppo vicini l’uno all’altro rischiando di ammalarsi tutti, si decide di sacrificarne qualcuno), era già stato destinato all’abbattimento dalla Val di Fiemme.
Sono andato a trovare Spelacchio, stasera. Volevo farmi raccontare la sua storia.
“Ero un abete rosso di circa 30 mt e vivevo nella Val di Fiemme insieme a molti altri abeti rossi”, ha attaccato Spelacchio. “Io però quest’anno dovevo essere abbattuto, come previsto dal piano di gestione forestale, anche perché ero cresciuto proprio a ridosso di una strada. Quindi i miei compaesani hanno deciso di farmi diventare l’albero di Natale della Città di Roma e, per questo, il Comune ha dovuto organizzare, mediante una ditta specializzata, il mio taglio e recupero, il trasporto su un mezzo speciale dato che, anche se una parte del mio tronco e le mie radici sono stati recisi, sono ancora alto circa 22 mt”.
E poi, Spelacchio? “Arrivato a piazza Venezia mi hanno tirato su e ancorato nel cemento con cassoni e resistenti funi di acciaio che la ditta specializzata e il servizio giardini monitorano continuamente per assicurare la mia stabilità. Dopo qualche giorno sono stato addobbato con palline d’argento e nastri di luci. La notte, quando mi illumino, i nastri di luci mi fanno diventare un gigante che brilla maestoso. I nastri purtroppo hanno anche nascosto e incarcerato i miei rametti verdi. Per questo qualcuno mi ha affibbiato il nomignolo di Spelacchio, pensando di offendermi e umiliarmi. Ma a me questo nome è piaciuto molto perché mi rende simpatico e unico. La notte sono un re e di giorno un albero forse bruttino perché, se qualcuno ancora non lo sa, sono morto, non avendo più le radici. Come quelli che adornano le piazze di quasi tutte le altre città. Compreso il mio collega di Milano”.
E dopo che succederà? “Terminate le feste la ditta pagata dal Comune dovrà provvedere a smontarmi e trasportare e smaltire me e tutti i materiali usati per sorreggermi. Certo, mi dispiacerà. In piazza Venezia dal punto di vista climatico non mi sono trovato benissimo (fa un po’ troppo caldo per i miei gusti), ma un sacco di gente di un sacco di lingue mi fotografa e l’illuminazione – dicono tutti – è più bella del mio collega di Milano e anche del mio vicino del Vaticano. E poi sono famoso, più famoso dei tanti piccoli Rubacchio (ma quelli non sono alberi…) che c’erano in giro a Roma fino a qualche tempo fa. Sono Spelacchio, sono luminoso e bello – a dispetto di alcuni giornalisti e tanti amanti delle fake news – e tante persone sono affezionate a me. Invece di essere abbattuto anonimamente, ho avuto giornate di gloria. Andate in pace, umani, avete così tanto bisogno di armonia”.
Grazie, Spelacchio, per la pazienza.
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