Stati Uniti, l’Epa propone di eliminare quasi tutte le norme climatiche

Una proposta dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente eliminerebbe quasi tutte le norme che limitano le emissioni di gas ad effetto serra.

La notizia era attesa ma non è per questo meno catastrofica per il Pianeta. Martedì 29 luglio l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (Epa) ha presentato una proposta normativa che, di fatto, porterebbe alla cancellazione della quasi totalità delle normative volte a limitare le emissioni di gas ad effetto serra. Dalle auto private ai tir, dalle centrali elettriche alle fughe di metano, dalle norme sulle compagnie petrolifere al carbone: la volontà è di eliminare in un colpo solo anni e anni di faticosi (e comunque ancora ampiamente insufficienti) passi avanti.

Nel 2009 l’Epa stabilì che i gas ad effetto serra sono una minaccia per la popolazione

Ci si chiederà come sia possibile, a livello giuridico, eliminare così tante discipline con un unico atto. La scelta è stata furba, nell’ottica dell’amministrazione di Washington: l’Epa punta infatti ad interpretare in modo diverso il Clean air act, ovvero la legge approvata nel 1963 e successivamente emendato più volte, nonché i cosiddetti “Endangerment findings” approvati nel 2009 dalla direttrice dell’Epa dell’epoca, Lisa Jackson (durante il governo di Barack Obama).

Stati Uniti e riscaldamento globale
Gli Stati Uniti rappresentano oltre il 20 per cento delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra disperse nell’atmosfera dal 1850 ad oggi © Ingimage

Era il 7 dicembre di quell’anno, e la responsabile dell’agenzia stabilì che, proprio ai sensi del Clean air act, i gas ad effetto serra rappresentano una minaccia per la salute e il benessere della popolazione, compresi quelli emessi dai veicoli dotati di motore a scoppio. A conferire alla stessa Epa l’onere di decidere se CO2, metano, biossidi di azoto e altri gas rappresentassero o meno un pericolo per le persone era stata, due anni prima, la Corte suprema.

L’amministrazione Trump inventa un consenso scientifico inesistente

Ora tutto ciò potrebbe dunque diventare di colpo il passato. In un documento di 302 pagine, l’amministrazione Trump afferma che esisterebbe “un largo consenso scientifico globale” secondo il quale “i fenomeni meteorologici estremi non sono aumentati in modo incontestabile rispetto ai dati storici”. Affermazione falsa, poiché al contrario esiste un consenso quasi unanime https://www.lifegate.it/clima-scienza-attribuzione, da parte della comunità scientifica, nell’affermare che il riscaldamento climatico moltiplica la frequenza e l’intensità proprio degli eventi estremi. Ma secondo Trump la realtà è un’altra. E anzi, nel documento si elogiano i presunti “benefici” garantiti dal poter emettere liberamente gas ad effetto serra, ad esempio nel settore agricolo.

Di qui la necessità, secondo l’Epa, di privarsi del diritto di imporre discipline limitative. Un nonsense, anche tenuto conto del fatto che l’Epa, di fatto, sta proponendo di tagliarsi da sola le gambe: inimmaginabile che un’agenzia chieda di avere meno poteri, meno prerogative, meno funzioni. Se non, appunto, per ragioni meramente politiche basate su una profonda ignoranza scientifica. Senza dimenticare che una scelta simile, certamente, aprirebbe una gigantesca battaglia legale, lunga potenzialmente anni.

Anche i prossimi presidenti rischiano di essere in difficoltà sulle normative climatiche

Ma c’è di più: come sottolinea la stampa statunitense, qualora i giudici dovessero dare ragione all’amministrazione guidata da Donald Trump e statuissero che in effetti quei poteri non sono appannaggio dell’Epa, anche i prossimi presidenti sarebbero molto più in difficoltà nell’approvare norme volte al contenimento delle emissioni climalteranti. Non potrebbero infatti più passare per la “corsia normativa preferenziale” garantita proprio dai regolamenti dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente.

Il direttore dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (Epa) degli Stati Uniti, il conservatore Lee Zeldin
Il direttore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) degli Stati Uniti, il conservatore Lee Zeldin © Leon Neal/Getty Images

Naturalmente, per Trump & co. c’è solo da festeggiare: “Se sarà finalizzato, il cambiamento rappresenterà la più grande misura di deregulation della storia degli Stati Uniti”, ha gongolato Lee Zeldin, politico repubblicano posto a capo dell’Epa dal presidente ultra-conservatore a partire dal 29 gennaio scorso. Una delle due nazioni che già oggi (assieme alla Cina) emette il maggiore quantitativo di gas ad effetto serra al mondo rimarrebbe dunque priva di paletti, limitazioni, argini.

Probabile un nuovo pronunciamento della Corte suprema

Concretamente, ora occorrerà attendere una consultazione pubblica che durerà 45 giorni. Al termine della quale la proposta con ogni probabilità diventerà operativa. In attesa di un probabile nuovo pronunciamento richiesto alla Corte suprema. Che però, ormai, è composta da sei giudici conservatori contro tre progressisti: difficile immaginare che l’organismo giuridico voglia contraddire il negazionismo climatico al potere negli Stati Uniti.

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