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La street art ai tempi del coronavirus, le opere che raccontano la pandemia

La street art ha risposto alla pandemia con ironia, ma anche speranza. E tanto colore. Da Banksy a Tvboy, le opere che raccontano il coronavirus nel mondo.

“Come artista, la cosa che mi preme di più è rispondere alla chiamata del momento: impiego tutto me stesso per diventarne parte”. Questo il commento dell’artista e attivista per i diritti umani Ai Weiwei che ha creato 10mila mascherine per sostenere le organizzazioni impegnate a mitigare gli effetti più devastanti della pandemia da coronavirus. Non solo, è anche il regista di Coronation, docufilm che racconta i giorni del lockdown a Wuhan, in Cina, suo paese natale.

Come lui, molti altri creativi hanno reagito all’emergenza impiegando lo strumento più potente a loro disposizione: l’arte. In particolare, gli street artist – liberi dai confini dei musei e delle gallerie – si sono fatti notare per le loro immagini toccanti ma anche divertenti e spesso ironiche che raccontano come la pandemia ha trasformato il mondo. Critiche pungenti a leader politici come Donald Trump, Jair Bolsonaro e Xi Jinping, ma anche murales educativi per incoraggiare le persone a restare a casa e prendere le precauzioni necessarie, e tributi commoventi al personale sanitario. Da Bansky a Tvboy, gli artisti e le opere di street art che meglio catturano lo spirito del momento.

Banksy non manca mai

Quando si tratta delle grandi questioni che toccano la vita di molte persone, Banksy non è solito a restare in silenzio. L’artista anonimo di Bristol, in Regno Unito, è lo street artist più conosciuto e apprezzato al mondo grazie alle sue immagini semplici, accattivanti e dirette. Con Game changer ha voluto celebrare i lavoratori del servizio sanitario nazionale britannico, l’Nhs. L’opera su tela mostra un bambino che gioca con la figurina di un’infermiera dopo avere buttato nel cestino supereroi più convenzionali come Batman e Spiderman.

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. . Game Changer

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Non si tratta di arte di strada, infatti la tela è affissa nell’ospedale di Southampton, in Inghilterra. Una grande struttura sanitaria pubblica si è trasformata, così, in una piccola galleria. L’opera è apparsa il 6 maggio scorso insieme a un biglietto dell’artista rivolto al personale sanitario con scritto: “Grazie per quello che state facendo. Spero che questo disegno ravvivi un po’ l’atmosfera, anche se è in bianco e nero”. “Il fatto che Banksy abbia riconosciuto il contributo eccezionale di tutti i lavoratori dell’Nhs è un grande onore per noi”, ha commentato Paula Head, a capo della fondazione che gestisce l’ospedale. L’opera verrà venduta in autunno e i proventi saranno devoluti all’Nhs. Non solo arte, quindi, ma un gesto concreto da parte di Banksy per sostenere i nuovi eroi non solo di questa pandemia, ma di tutti i giorni.

street art coronavirus Girl with a pierced eardrum con mascherina a bristol
L’opera di Banksy Girl with a pierced eardrum del 2014 a Bristol è stata rivista in ottica Covid-19. L’autore di questa trasformazione rimane un mistero © Dan Mullan/Getty Images

Tvboy racconta la pandemia

Anche Salvatore Benintende, in arte Tvboy, street artist milanese che vive a Barcellona, utilizza la tecnica dello stencil per creare immagini dirompenti e senza peli sulla lingua. In questi mesi, ha realizzato diverse opere di street art sul tema del coronavirus, toccando alcuni degli aspetti più discussi e più impattanti della “nuova normalità”. Come Banksy, anche Tvboy ha voluto omaggiare il lavoro indispensabile dei medici, degli infermieri e di tutto il personale sanitario impegnato a migliorare e salvare le vite di milioni di persone.

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OUR GUARDIAN ANGELS. #THANKYOU 🙏🏻

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Lo ha fatto con Guardian angels, in cui medici e infermieri sono rappresentati come angeli custodi e We can do it, in cui un’operatrice sanitaria è raffigurata in una posa forte e grintosa. Tvboy si è unito anche ai molti artisti che hanno voluto esortato le persone ad adottare i comportamenti necessari per contenere il virus. In Divided we stand, united we fall, Uncle Sam (icona statunitense risalente alla fine dell’Ottocento) indossa una mascherina e chiede alle persone di restare a casa.

street art coronavirus Divided we stand, united we fall di Tvboy a Barcellona
Divided we stand, united we fall di Tvboy a Barcellona © David Ramos/Getty Images

“L’arte contemporanea per essere tale deve parlare dei nostri tempi”, ha detto l’artista a LifeGate. Così, Tvboy ha voluto giocare con alcuni dei quadri più famosi del passato per raccontare l’epoca che stiamo vivendo: in Mobile world virus apparso a Barcellona, la Gioconda indossa una mascherina e tiene un iPhone in mano, e ne L’amore ai tempi del Covid, gli amanti de Il bacio di Francesco Hayez indossano delle mascherine e tengono boccette di disinfettante in mano.

Street art e amore ai tempi del coronavirus

L’immagine di persone che si baciano indossando mascherine protettive è stata proposta da artisti in tutto il mondo. Indipendentemente l’uno dall’altro hanno scelto quest’icona romantica ma anche un po’ inquietante per rappresentare le relazioni ai tempi delle Covid-19. A partire da The lovers dell’artista norvegese Pøbel realizzato nella città di Bryne in Norvegia, che mostra un uomo che tiene in braccio una donna e i due che si baciano in modo passionale indossando delle mascherine, l’unica nota di colore nell’immagine. “Spero che l’opera possa avere un impatto positivo diffondendo un po’ di gioia”, ha scritto l’artista sul suo profilo Instagram.

Nel bacio dipinto dallo street artist scozzese The rebel bear nella sua città, Glasgow, gli amanti hanno la mascherina abbassata sul mento. “Arriverà un momento in cui le mascherine si potranno abbassare, i confini riapriranno e le relazioni potranno ristabilirsi – si spera più forti che mai”, ha scritto su Instagram. Il bacio come simbolo di speranza, dunque, ma anche “per mostrare il confine sottile tra paura e amore che molti di noi stanno percorrendo in questo momento”, ha dichiarato alla Bbc. Con questo messaggio anche Pony wave, artista russa che vive a Los Angeles, ha colorato un muro della leggendaria Venice Beach. Nel suo bacio, le mascherine sono decorate con fiori colorati, motivo utilizzato spesso dall’artista, che è anche una tatuatrice.

Questi tempi sono decisamente difficili e strani, ma ci stanno anche aprendo gli occhi. Dobbiamo pensare a cosa stiamo facendo a noi stessi e al Pianeta. Guardati intorno e dentro di te, è il momento migliore per svegliarsi.

Pony wave a The Argonaut

Murale di Pony wave a Venice Beach, street art
Il murale dell’artista Pony wave a Venice Beach, Los Angeles © Mario Tama/Getty Images

L’arte della speranza

La speranza è il tema centrale dell’opera dello street artist brasiliano Eduardo Kobra, in arte Kobra, i cui grandi murales – ritratti realistici trasformati con giochi di geometrie colorate – sono apprezzati in tutto il mondo. Nell’opera Coexistência a San Paolo, in Brasile, si vedono cinque bambini di religioni diverse che pregano, ognuno con indosso una mascherina naturalmente. “In questi tempi in cui il distanziamento sociale è necessario, dobbiamo avere fede”, ha scritto l’artista su Instagram. “Non importa da dove veniamo, la nostra etnia o la nostra religione, siamo uniti nella spessa preghiera: possa Dio ispirare gli scienziati affinché trovino una soluzione alla pandemia”.

Ad avere fatto della speranza il suo pilastro creativo è Corie Mattie, in arte La hope dealer, artista statunitense che ha invaso Los Angeles, la città in cui vive, e altre metropoli americane con messaggi positivi e incoraggianti per motivare le persone a rispettare i lockdown e il distanziamento sociale. Su gioiosi sfondi gialli appare la figura del hope dealer, letteralmente lo “spacciatore di speranza”, che invece di vendere materiale illecito dispensa ottimismo sui marciapiedi delle città. D’impatto sono anche le scritte: cancel plans, not humanity, “cancella i programmi, non l’umanità”; close doors, open minds, “chiudi la porta, apri la mente”; if you’re reading this, go home, “se stai leggendo questo, vai a casa”.

Immagini belle e provocatorie che testimoniano un’epoca senza precedenti nella galleria d’arte più accessibile che c’è: le nostre strade. Ovvero le arterie che ci uniscono ovunque ci troviamo in questo grande mondo interdipendente e iper connesso – sia nel male che nel bene.

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