
Dopo cinque minuti di esposizione alla pubblicità di cibo spazzatura i bambini consumano più calorie: lo studio presentato al Congresso europeo sull’obesità.
Novità sul Sudan. Non sul Paese nordafricano… ma sul nostro. Il Sudan I è un colorante rosso cancerogeno, proibito in Occidente, che almeno tre dei più grandi produttori alimentari in India hanno usato negli anni scorsi nei propri prodotti speziati e a base di peperoncino, importati a tonnellate, sia sfusi, sia come materia prima, sia
Novità sul Sudan. Non sul Paese nordafricano… ma sul
nostro. Il Sudan I è un colorante rosso cancerogeno,
proibito in Occidente, che almeno tre dei più grandi
produttori alimentari in India hanno usato negli anni scorsi nei
propri prodotti speziati e a base di peperoncino, importati a
tonnellate, sia sfusi, sia come materia prima, sia come prodotti
finiti. Da quest’estate si sono inseguite notizie di sequestri e di
ritiri, prima in Inghilterra poi in tutta Europa, di decine di
prodotti, spezie in polvere, curry e peperoncino, piatti etnici
pronti, ma anche ben più domestici “sughi all’arrabbiata” e
ketchup.
Sono recenti le nuove notizie su sequestri, in Italia, di grandi
partite di ketchup “tipo piccante”, e di una nuova Decisione della
Commissione Europea entrata in vigore in questi giorni, che ha
ampliato l’ambito delle misure per fermare i prodotti di
peperoncino contaminati con un agente chimico in Europa.
Già dal luglio 2003, i carichi delle navi cargo di
peperoncino essiccato, macinato e in polvere che arrivano presso i
nostri porti devono essere accompagnati da certificati, per
dimostrare d’essere stati sottoposti a test e di essere esenti da
Sudan I, colorante chimico rosso impiegato in India. La Commissione
ora estende questa misura a coprire anche il Sudan II, III e IV.
Simili al Sudan I, ne sono state riscontrate tracce, anche
recentemente, in alcuni prodotti alimentari.
Inoltre, anche i carichi di curry in polvere devono recare un
analogo certificato.
Ogni partita di merce priva di certificato, o trovata comunque
positiva al Sudan, sarà distrutta.
Un problema sempre piccante… Ricordiamo che la provenienza
italiana del peperoncino e il metodo biologico di coltivazione e
preparazione sono ottime garanzie contro la presenza di questo
pericoloso composto chimico.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dopo cinque minuti di esposizione alla pubblicità di cibo spazzatura i bambini consumano più calorie: lo studio presentato al Congresso europeo sull’obesità.
A Ouagadougou si costruiscono orti e si piantano alberi per proteggere la città dalle ondate di calore e produrre cibo locale e accessibile.
Una ditta di Pescara ha importato ingenti partite di peperoncino dall’India, dove viene adulterato con un colorante estremamente nocivo, usato nell’industria tessile, talmente pericoloso che non esiste una soglia di tolleranza, il “Sudan rosso I”. E, tramite clienti sparsi in tutta Italia (ditte di catering, di produzione alimentare), il peperoncino nocivo sarebbe finito in 100
Uno studio su sei cibi importati sottolinea la necessità di risposte da parte della Ue a un’emergenza reale e sempre più preoccupante per la sicurezza alimentare.
Secondo una stima dei ricercatori del Politecnico di Milano, ci sono molte aree del mondo in cui l’agrivoltaico consentirebbe di coltivare sotto i pannelli solari.
In Brasile si pratica una sorta di “riciclaggio del bestiame” che impedisce di sapere se la carne bovina proviene da capi allevati in aree distrutte illegalmente.
Ogni 10 per cento di cibi ultra-processati in più nella dieta, aumenta del 3 per cento il rischio di morte prematura. L’analisi in otto Paesi.
L’aumento delle temperature combinato all’innalzamento dei livelli di anidride carbonica nell’aria, causerebbe una maggiore concentrazione di arsenico nel riso, con effetti tossicologici in chi lo consuma.
Il museo Vites, parte della rete Sud heritage, testimonia come l’incontro fra tradizione e innovazione possa favorire la sostenibilità in viticoltura.