La superficie della calotta glaciale antartica, alla fine del mese di febbraio, ha registrato un record negativo. Mai si era raggiunta un’estensione così limitata da quando sono state avviate per la prima volta le misure effettuate attraverso immagini satellitari, ovvero 45 anni fa.
Registrati 1,79 milioni di chilometri quadrati il 21 febbraio
A spiegarlo è stato il centro di ricerca americano National snow and ice data center (Nsidc), che già alla metà del mese aveva annunciato una prima notizia preoccupante: il fatto che la calotta antartica, ancor prima della fine della stagione estiva australe, ha registrato una fusione maggiore rispetto a quella del 2021. Che, a sua volta, aveva toccato un record.
Nei giorni successivi il processo di fusione è continuato e il 21 febbraio l’osservatorio statunitense ha parlato di una superficie complessiva di 1,79 milioni di chilometri quadrati. Precisando che si tratta ancora di un dato “preliminare” e che “un processo di fusione ulteriore potrebbe abbassare ancor di più il dato”.
La calotta fondamentale anche per riflettere i raggi solari
Da anni gli scienziati di tutto il mondo lanciano allarmi sulla fusione delle calotte polari, dal momento che esse contengono sufficienti quantità di acqua dolce da poter provocare una forte risalita del livello dei mari di tutto il mondo. Con conseguenze potenzialmente catastrofiche in termini di inondazioni di zone costiere, se non di completa sommersione di alcune aree (ma anche nazioni intere, come nel caso di alcuni atolli nell’oceano Pacifico).
Lower sea ice extent means that ocean waves will pound the coast of the giant ice sheet, further reducing ice shelves around Antarctica https://t.co/OmcqG4Wpim
Ma non è tutto: la calotta glaciale, bianca, riflette i raggi solari. Al contrario l’oceano, molto più scuro, tende ad assorbirli. Il che, inevitabilmente, non farà che aumentare il calore assorbito dal Pianeta, esacerbando il fenomeno del riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici.
L’Antartide rischia di seguire la sorte dell’Artico
Si tratta, infine, di una notizia particolarmente negativa poiché, finora, l’Antartide sembra aver resistito meglio al processo di aumento della temperatura media globale. Al contrario ad esempio dell’Artico, regione nella quale il riscaldamento appare più veloce rispetto al resto della Terra.
Grazie ai dati raccolti dai satelliti Nasa, oggi sappiamo con precisione quasi millimetrica quanto ghiaccio hanno perso le calotte glaciali negli ultimi anni. In 16 anni il livello del mare è aumentato di 14 millimetri.
Il delta del Po è una delle aree italiane che più sta subendo gli effetti dei cambiamenti climatici. Lo raccontano le donne coltivatrici che lì lavorano.
Il 27 settembre, 32 stati dovranno rispondere alla Corte di Strasburgo delle loro azioni sul clima. La sentenza potrebbe rappresentare una svolta legale.