Le piante e gli animali delle Alpi che rischiano di scomparire
Ranuncoli, rododendri, pini cembri. E poi stambecchi e farfalle. I cambiamenti climatici mettono a rischio la flora e la fauna delle Alpi.
Ranuncoli, rododendri, pini cembri. E poi stambecchi e farfalle. I cambiamenti climatici mettono a rischio la flora e la fauna delle Alpi.
Il primo studio sull’intero arco alpino spiega che i giorni con neve al suolo, dal 1971 al 2019, sono diminuiti nettamente.
I cambiamenti climatici minacciano l’esistenza del ghiacciaio dell’Aletsch, il più grande delle Alpi. Solo noi possiamo riscrivere il suo destino.
Dalla Val di Fiemme all’Altopiano di Asiago sono decine gli interventi di rimboschimento. Un laboratorio a cielo aperto per rinascere dopo Vaia.
La decisione del presidente francese Macron arriva dopo la visita a uno dei ghiacciai del Monte Bianco che sta scomparendo. L’obiettivo è di proteggere la biodiversità da turismo e cambiamenti climatici. Ma potrebbe non essere abbastanza.
Quattro italiani si sono diretti al World economic forum di Davos in sci, per protestare contro la crisi climatica ed evidenziare le contraddizioni e l’immobilismo delle istituzioni. Luca Fontana era tra loro, lo abbiamo intervistato.
Quattro alpinisti italiani attraverseranno le Alpi, diretti al World economic forum in Svizzera, per chiedere che “siano applicati modelli di business più sostenibili.
L’edizione del 2019 sottolinea la necessità di riportare i giovani tra le montagne, affinché si prendano cura delle loro risorse naturali e culturali.
Nuova vita per gli alberi abbattuti dalla tempesta che ha colpito le Alpi ormai un anno fa. Molti infatti son ancora a terra, e non troveranno altra via se non diventare cippato o legna da ardere. Perché allora non creare un oggetto nuovo, unico, col legno di larici e abeti rossi? C’hanno pensato i ragazzi
È ormai passato un anno da quando Vaia ha spazzato parte dei versanti di queste montagne. Ma il ricordo qui è ancora vivissimo: ci sono gli alberi rimasti a terra a fare da monito. Nonostante le province maggiormente colpite abbiano lavorato ininterrottamente durante tutto l’anno, molto resta ancora da fare, non solo per raccogliere tutto