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Valanga dopo il terremoto, almeno 6 superstiti all’hotel Rigopiano
Quattro forti scosse in poche ore il 18 gennaio: centro Italia ancora colpito. Poi la slavina sul Gran Sasso che ha travolto la struttura turistica.
Almeno sei persone, ma potrebbero essere anche di più, sono state individuate ancora vive all’interno dell’hotel Rigopiano che, situato nel comune pescarese di Farindola, sul Gran Sasso, rappresenta l’immagine più drammatica delle nuove forti scosse di terremoto che hanno nuovamente colpito il centro Italia il 18 gennaio. Una valanga di neve scatenata proprio dal terremoto ha infatti investito la struttura, sfondandone il tetto, spostandone addirittura le fondamenta, e colpendo ovviamente gli ospiti che erano all’interno: dovrebbero essere almeno 34, di cui due tratti in salvo. Le vittime accertate al momento sono quattro, per gli altri si continua a sperare, e a scavare nonostante le condizioni climatiche avverse e le grandi difficoltà di una zona completamente isolata in quanto a strade e telecomunicazioni. Due le persone che i Vigilo del Fuoco sono giù riusciti ad estrarre, tra cui un bambino.
Immediatamente è stata attivata la macchina dei soccorsi. I primi vigili del fuoco sono riusciti a raggiungere l’albergo alle prime luci dell’alba di giovedì 19 a bordo di un elicottero. Via terra, una turbina apristrada ha consentito ai mezzi di soccorso di raggiungere l’hotel. Sul posto stanno operando diverse squadre di vigili del fuoco, e secondo il soccorso alpino”le speranze ci sono: queste sono valanghe particolari perché avendo investito un edificio possono crearsi delle sacche d’aria anche corpose, per cui noi lavoriamo come se fossimo, diciamo, a lavoro dal primo minuto. Stiamo lavorando in maniera molto metodica e organizzata. Abbiamo suddiviso la zona di intervento in micro aree e tutte queste micro aree vengono analizzate, censite, sondate dalle squadre dei nostri tecnici del soccorso alpino”.
Quattro forti scosse
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— Pro_LAZIO (@Pro_LAZIO) 8 gennaio 2017
Nuove forti scosse di terremoto hanno colpito la mattina del 18 gennaio il centro Italia: secondo l’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, il primo sisma è stato di magnitudo 5.3 della scala Richter e ha avuto come epicentro la zona di Montereale, in provincia de L’Aquila, in Abruzzo. La scossa, avvenuta a 10 chilometri di profondità, è stata avvertita distintamente anche a Roma. Montereale si trova a circa 20 chilometri di strada (ma molti meno, circa 7 in linea d’aria) rispetto ad Amatrice, già distrutta dal sisma del 24 agosto scorso, e a una trentina da L’Aquila, che invece fu pesantemente colpita dal sisma del 2009. Altre scosse, di notevole durata, sono state avvertite fino a Roma alle 11:15, di magnitudo ancora maggiore, 5.4, e poi alle 11:26, di magnitudo 5,3: in Abruzzo sono state soppresse per precauzione alcune linee ferroviarie tra Avezzano e Sulmona, i caselli della autostrada A24 sono chiusi così come alcune scuole nel perugino, mentre a Roma alcune stazioni della metropolitana sono state evacuate.
Il Cnr: è contagio sismico
Secondo Andrea Billi, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr), “malgrado sia ancora presto per sapere con esattezza quale sia stata la faglia (o le faglie) che ha generato tali terremoti, è probabile che ancora una volta si sia trattato di un fenomeno di contagio sismico tra faglie adiacenti, anche detto effetto domino, un fenomeno al quale assistiamo già da alcuni mesi in Centro Italia con gli eventi di agosto-ottobre 2016 ad Amatrice, Visso, Norcia e Castelsantangelo sul Nera. Quando una faglia genera un terremoto, la faglia stessa si libera dello stress al quale era sottoposta immediatamente prima del terremo e trasferisce parte di tale stress ai segmenti di faglia adiacenti, che in un lasso di tempo imprevedibile (ore, giorni, mesi, anni) possono a loro volta generare terremoti e di nuovo ‘contagiare’ le faglie adiacenti. Tali terremoti saranno sicuramente seguiti nelle prossime ore da uno sciame di repliche sismiche la cui intensità è difficilmente prevedibile”. Il premier Paolo Gentiloni si trovava a Berlino per un vertice con la cancelliera tedesca Angela Merkel, ma ha assicurato che “il governo monitora la situazione minuto dopo minuto, perché la vicenda è allarmante”. Angela Merkel da parte sua ha assicurato la disponibilità della Germania per ogni tipo di aiuto.
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