Transizione ecologica, il programma del ministro Roberto Cingolani

In un’audizione parlamentare, Roberto Cingolani ha spiegato che il ministero della Transizione ecologica coniugherà ​ambiente, energia e sviluppo.

Là dove c’era l’ambiente, ora c’è la transizione ecologica, si potrebbe dire parafrasando una vecchia canzone – ecologista – di Adriano Celentano. E oggi Roberto Cingolani, ministro dell’innovativo dicastero creato dal governo Draghi, ha assicurato che il passaggio tra ministero dell’Ambiente a ministero della Transizione ecologica non rappresenta una mera innovazione semantica ma anzi, riveste una sfida fondamentale: gestire l’interdipendenza della sfida climatica e di quella energetica, sottolineare la connessione intima tra ambiente, energia e sviluppo. Tanto che il nuovo ministero gode di attribuzioni in materia di energia che fino ad ora erano assegnate al ministero dello sviluppo economico, e quindi di una maggiore operatività. Soprattutto, spiega Cingolani illustrando per la prima volta al Parlamento le linee programmatiche del suo ministero, definire con urgenza una transizione ecologica “è una responsabilità verso gli italiani e verso il resto del mondo: l’Italia con le sue tecnologie deve tracciare un percorso virtuoso verso forme di sviluppo sostenibile”.

Abbiamo – tutti – un debito con l’ambiente 

Cingolani osserva innanzitutto che “il concetto di transizione ecologica non è univocamente definito tra gli Stati. Vi è infatti una tale disuguaglianza a livello planetario che quello che per i paesi industrializzati e più evoluti è una transizione, per altri è qualcosa di materialmente impossibile. Questo è un aspetto che investe di grande responsabilità il nostro Paese.

E soprattutto, ha aggiunto il ministro, “dobbiamo fronteggiare anche un debito ambientale. Debito ambientale che diversamente da quello economico è, per sua natura, un debito comune che trascende i confini degli Stati e non è esigibile esclusivamente in capo a chi lo ha prodotto, che sia una generazione o una collettività, distanti nel tempo o nello spazio. Inoltre, siamo già gravati da un debito ambientale contratto nei passati decenni,  che sarà sempre più faticoso recuperare, se non agiamo per tempo”.

Le nuove competenze del ministero della Transizione

Cingolani spiega che al nuovo ministero sono state trasferite “attribuzioni in materia di energia, fino ad ora assegnate al ministero dello sviluppo economico. Si tratta di una tappa importante nel percorso di tutela dell’ambiente e nel percorso di intervento a favore della transizione ecologica. Questa novità segna un salto di qualità nella sfida ambientale, poiché integra le tradizionali competenze del dicastero con quelle volte allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, sostenibili e non climalteranti, a tutela delle future generazioni, proprio nella logica di transizione ecologica”.

I nuovi ambiti di intervento del ministero in ambito energetico riguardano pertanto:

  1.  la competenza in materia di autorizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza statale, anche ubicati in mare, di sicurezza nucleare e di disciplina dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché la competenza in materia di agro-energie;
  2.  la competenza sui piani e sulle misure in materia di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione per la ricarica dei veicoli elettrici, sulla qualità dell’aria, sulle politiche di contrasto dei cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile e il risparmio ambientale, anche attraverso tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra;
  3. i compiti di pianificazione in materia di emissioni nei diversi settori dell’attività economica, compreso il settore dei trasporti.

Le principali iniziative del Ministero

Strategia nazionale per la biodiversità

Passando all’analisi delle principali misure che il ministero della Transizione ecologica intende mettere in campo, Cingolani spiega che “nell’ambito delle attività finalizzate alla tutela del patrimonio naturalistico, il dicastero proseguirà gli interventi finalizzati alla mitigazione dell’adattamento ai cambiamenti climatici nei parchi nazionali, la definizione della strategia nazionale per la biodiversità 2030 e il rafforzamento della rete delle aree protette”.

L’impegno per l’economia circolare 

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Nel contesto del Piano d’azione europeo per l’economia circolare, Cingolani – attraverso l’interlocuzione con gli enti territoriali e la costante consultazione degli operatori pubblici e privati e delle associazioni di categoria – intende mettere a punto gli strumenti tecnici e amministrativi per garantire il sostegno e lo sviluppo di filiere produttive coerenti, secondo un’impostazione di circolarità economica.

In tale contesto, “il ministero porrà in essere il monitoraggio dell’implementazione dei decreti legislativi di recepimento del Pacchetto economia circolare e la predisposizione dei decreti correttivi; definirà il Piano d’azione nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione con l’obiettivo di massimizzare la diffusione del Green Public Procurement; perfezionerà gli strumenti di supporto allo sviluppo di filiere circolari, attraverso l’adozione di Criteri ambientali minimi per i nuovi settori merceologici; si dedicherà alla stesura dei decreti relativi all’end of waste; aggiornerà il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti; revisionerà il registro della tracciabilità dei rifiuti”.

Lo sviluppo sostenibile 

Per quanto attiene alle strategie per lo sviluppo sostenibile e la fiscalità ambientale, “il ministero contribuirà all’attuazione dell’Agenda 2030, a livello nazionale e internazionale, e dei programmi ambientali in ambito Nazioni Unite e Unione europea, finalizzando il processo di revisione triennale della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e garantendo un’ampia partecipazione della società civile, delle istituzioni scientifiche e degli attori territoriali.

“È intenzione del mio dicastero – ha affermato ancora il ministro – definire il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee entro il termine di legge del prossimo 30 settembre,  individuando un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale. Il tema delle valutazioni e autorizzazioni ambientali si pone in maniera prioritaria anche nella questione relativa allo stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto”. 

Le bonifiche dei siti orfani 

Nella consapevolezza della rilevanza del tema delle bonifiche, “l’azione del ministero mira a farne uno strumento per garantire, oltre che la tutela ambientale e sanitaria, anche la circolarità delle risorse del suolo e delle acque di falda”.

Il ministro Cingolani ha messo le bonifiche dei siti inquinati tra le priorità,

Il dicastero intende quindi “perseguire un processo organizzativo e di riforma del settore per rinnovare il sistema delle bonifiche e della lotta al danno ambientale e renderlo più efficiente. Sull’individuazione dei cosiddetti siti orfani” resi inagibili dall’uomo e poi abbandonati, “è stata avviata un’azione sinergica con le regioni, al fine di meglio comprendere l’estensione del fenomeno e definire il fabbisogno finanziario utile alla soluzione del problema”.

Infine, in materia di smaltimento e rimozione dell’amianto, la direzione competente ha intrapreso azioni per dare impulso agli interventi di rimozione dell’amianto innovando sia il meccanismo di rilevamento (anche attraverso l’utilizzo di telerilevamento satellitare) che di finanziamento per la rimozione”.

Gli impegni internazionali ed europei

Il nuovo ministero della Transizione ecologica sarà però alle prese anche con moltissimi impegni internazionali: tra questi “la presidenza italiana del G20, per la quale i temi climatico-ambientali sono dominanti (la “P” di Planet di People Planet Prosperity), e il partenariato con il Regno Unito per la Conferenza sul clima Cop 26 collocano l’Italia sulla ribalta internazionale sui terreni climatico e ambientale”.

A livello europeo, il ministero sarà altresì impegnato nel negoziato sulla legge europea sul clima, da cui partirà la revisione di tutta la normativa su clima ed energia..

Il piano nazionale integrato energia e clima

In termini di pianificazione, l’Italia si è dotata di un Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), che individua i target al 2030 sulle varie dimensioni e rappresenta l’impegno e il contributo del Paese all’attuazione del cosiddetto “Pacchetto clima energia”.

Ebbene, secondo Cingolani “in molti ambiti, i target italiani sono già molto ambiziosi. In ogni caso, il rilancio in una dimensione rafforzata di transizione ecologica potrà portare a un’integrazione del Pniec già nei prossimi mesi, con un rafforzamento di target e linee di azione, insieme alle riforme richieste per un’attuazione efficace e efficiente del Pnrr.

La mobilità sostenibile

Sul versante della mobilità sostenibile, “si promuoveranno le energie rinnovabili nel settore dei trasporti con l’attuazione del Piano di azione per la mobilità sostenibile. Le azioni specifiche riguardano la promozione dei biocarburanti, del biometano e dell’idrogeno con uno specifico riferimento all’ambito dei trasporti.

Occorre però puntare decisamente sulla mobilità elettrica sviluppando una tecnologia degli accumuli che permetta di costruire una filiera nazionale delle batterie e incrementando, a tal fine, la ricerca nazionale. Nei prossimi mesi si dovrà dare attuazione alle norme del decreto semplificazioni, relative allo stanziamento di 90 milioni di euro per il finanziamento di infrastrutture di ricarica elettrica”. 

Quanto all’idrogeno, conclude il ministro Cingolani, “lo scorso novembre è stato completato il documento Strategia Nazionale Idrogeno – Linee Guida Preliminari, che rappresenta un primo disegno dell’ambizione e degli obiettivi dell’Italia sull’idrogeno, riprendendo i contributi e le riflessioni della filiera italiana dell’idrogeno nell’ottica di sostegno al percorso di decarbonizzazione. Ora bisogna ideare politiche a supporto dello sviluppo del mercato dell’idrogeno in Italia”.

In replica, Cingolani ha poi specificato che “è ovvio che l’idrogeno verde sia la fonte di energia decisamente preferibile, ma dobbiamo avere la capacità di pensare a un mix di vettori energetici, molto variabile nel corso degli anni, con l’obiettivo di arrivare al 72 per cento di fonti rinnovabili entro il 2030″, al fine di avere un approvvigionamento sufficiente.

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