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Grazie a un investimento di centinaia di milioni di euro, entro il 2018 i tradizionali black cab londinesi diventeranno elettrici. Nella capitale spagnola debutta una maxi flotta di taxi a ridotte emissioni. L’Italia fanalino di coda.
Percorrono milioni di chilometri ogni anno, consentendo a una miriade di persone di muoversi all’interno delle città. I taxi, la forma più embrionale e parcellizzata di trasporto passeggeri pubblico, sono protagonisti della mobilità urbana. Tradizionalmente dotati di motori alimentati a benzina o a gasolio, in alcune capitali europee sono oggi chiamati a ridurre il proprio impatto ambientale attraverso l’elettrificazione dei sistemi di trazione.
Londra e Madrid corrono a grandi falcate verso la mobilità sostenibile. Entro un paio d’anni, tutti i “black cab”, come vengono comunemente definiti i tradizionali taxi londinesi, saranno elettrici. Una rivoluzione allineata alle dichiarazioni del neo sindaco Sadiq Khan, in guerra con i veicoli più inquinanti dopo essersi espresso a favore di una tassazione aggiuntiva alla Congestion Charge, già in vigore per scoraggiare l’utilizzo dei mezzi privati nelle zone nevralgiche della capitale inglese. La società che costruisce i famosi taxi ha così annunciato uno stanziamento di 356 milioni di euro per l’elettrificazione della propria flotta. Una somma ingente, raccolta dalla holding cinese Geely, cui appartiene la London Taxi Company, grazie ai cosiddetti “green bond”; uno strumento finanziario relativamente nuovo che lega l’emissione di un bond a un investimento vantaggioso per l’ambiente.
I nuovi taxi andranno a sostituire le generazioni precedenti, alimentate a benzina o a gasolio. Si tratterà, nel dettaglio, dell’inedita gamma elettrica TX5 ad autonomia estesa, vale a dire dotata sì di un motore termico, ma incaricato esclusivamente di mantenere costante il livello di carica delle batterie. Una soluzione tecnica analoga a quanto previsto dalla versione Range Extender della compatta BMW i3 e che rende l’auto un modello a propulsione ibrida con sistema in serie, anziché in parallelo come la maggior parte delle ibride plug-in, ovvero con il motore elettrico interposto tra termico e trasmissione in modo tale che questa sia sempre azionata dall’elettrico. Il debutto dei nuovi taxi a ridotte emissioni è previsto entro la fine del 2017.
Se Londra si prepara a percorrere il primo tratto della strada che conduce alla conversione elettrica del trasporto pubblico, Madrid è già a buon punto, dato che il costruttore nipponico Nissan ha stretto un accordo con la Ciudad del Taxi – la compagnia che gestisce i taxi madrileni – per la fornitura di 110 vetture a ridotte emissioni. Una flotta tra le più grandi al mondo, basata sulla compatta Leaf con batterie da 30 kWh, accreditata di un’autonomia di 250 km. L’operazione consentirà alla capitale spagnola di allinearsi a città simbolo della mobilità sostenibile quali Amsterdam, che già dispone di cento taxi “verdi”, e Budapest, dove al momento circolano sessantacinque Leaf destinate al trasporto pubblico.
E in Italia? Se in Europa il mercato dei taxi elettrici corre veloce, al punto che Nissan ha già consegnato 800 vetture, il nostro Paese si accontenta per ora di piccoli passi. Gli accordi con UriTaxi, l’unione di rappresentanza dei tassisti, hanno condotto a un generale rinnovamento del parco circolante a ridotte emissioni, ma per assistere a una vera e propria evoluzione, tale da relegare a un ruolo marginale i veicoli tradizionali, è necessario che vengano prima ampliate e potenziate le infrastrutture di ricarica.
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