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La sera del 12 agosto l’animale è stato giustiziato dagli agenti del Corpo forestale della provincia autonoma di Trento perché ritenuto pericoloso.
Quanto ci piace la natura, però solo se addomesticata, prevedibile, se si comporta esattamente come noi ci aspettiamo. Ma se la natura ha le fattezze selvagge di un orso bruno arrabbiato allora, forse, non ci piace più così tanto e preferiamo riportarla nei ranghi. L’orso bruno (Ursus arctos) che lo scorso 22 luglio aveva aggredito un uomo nella zona della valle dei Laghi, nel Trentino sud-occidentale, è stato ucciso fra le 19 e le 19.30 della serata di sabato 12 agosto dagli agenti della forestale. L’animale, una femmina chiamata KJ2, è stata abbattuta “perché pericolosa per gli uomini e recidiva” (proprio come Daniza) si legge nel comunicato ufficiale della provincia di Trento, l’orsa si era resa protagonista di un’aggressione anche nel 2015.
La condanna per il plantigrado è stata dunque emessa dopo l’attacco ad Angelo Metlicovez, 70enne di Cadine. Grazie agli esami genetici effettuati sulle tracce lasciate dall’orso, l’animale è stato identificato come KJ2, femmina con due cuccioli. Questo dettaglio potrebbe contribuire ad alleggerire ulteriormente la posizione del grande mammifero, da che mondo è mondo qualsiasi mamma diviene aggressiva se ritiene i propri piccoli in pericolo, la situazione potrebbe essere stata ulteriormente aggravata dalla presenza del cane dell’uomo, Kira, probabilmente condotto senza guinzaglio (nonostante Metlicovez neghi).
Per garantire una corretta convivenza tra uomini e orsi, e garantire l’incolumità dei cittadini, è stato redatto un apposito piano, chiamato Pacobace, ovvero Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali. Il piano prevede due soluzioni estreme, da adottare in caso di orsi problematici o eccessivamente confidenti. La prima, identificabile con la lettera “J”, consiste nella cattura e detenzione permanente (destino capitato a Jurka, mamma di Jj1, responsabile della cattiva educazione della sua prole), mentre la seconda opzione, identificabile con la lettera “K”, prevede l’abbattimento dell’orso.
È stato quindi giusto uccidere l’orsa KJ2? È possibile stabilire in maniera non arbitraria quando un orso è effettivamente “problematico”? Purtroppo non abbiamo una risposta a queste domande, sappiamo però che il comportamento dell’orsa, seguita dai cuccioli, è stato tutt’altro che innaturale, sappiamo che i boschi trentini sono popolati da questi grandi carnivori e il potenziale rischio di essere aggrediti esiste. Sappiamo inoltre che l’adozione di comportamenti irresponsabili da parte di chi frequenta gli habitat degli orsi, come cani liberi o eccessivo avvicinamento, può mettere in pericolo uomini e plantigradi. Sembrerebbe addirittura, in base a quanto dichiarato dal coordinatore del Servizio foreste e fauna della provincia autonoma di Trento, Claudio Groff, che l’uomo, spaventato dalla vista dell’orso, lo abbia colpito con il bastone, scatenandone la reazione. Anche nel precedente attacco ai danni di un podista, nel 2015, KJ2 aveva cuccioli al seguito e avrebbe reagito a scopo esclusivamente difensivo.
È chiaramente impossibile eliminare completamente la possibilità di essere attaccati da un orso se si transita nel suo territorio a meno che, naturalmente, non si decida di eliminare l’intera popolazione trentina di orsi. Qualsiasi femmina di orso con la prole se si imbatte in uomini e cani potrebbe diventare di colpo “problematica”, d’altro canto non si può certo chiedere ai trentini e ai turisti di non visitare quelle splendide montagne. Occorre innanzitutto conoscere i comportamenti da adottare in caso di incontro con l’orso e le regole da seguire, infine è sempre bene ricordare che la presenza di un grande carnivoro presenta comunque un rischio potenziale e adottare tutte le contromisure necessarie per ridurlo il più possibile, per il bene di entrambe le specie.
Chi appoggia la decisione del Trentino di abbattere l’orsa ritiene che questo genere di provvedimenti serva a salvaguardare l’intera popolazione di orsi trentini, per quanto possa sembrare paradossale. Abbattere gli orsi responsabili di aggressioni aumenterebbe infatti la fiducia dei cittadini trentini spaventati nelle istituzioni, contrastando la voglia di farsi giustizia da sé (anche ai danni di orsi “innocenti”), come ad esempio capita spesso in altre regioni di Italia ai danni dei lupi.
L’uccisione dell’orsa ha scatenato lo sdegno di buona parte della popolazione italiana e delle organizzazioni animaliste. Secondo la onlus Gaia Animali & Ambiente, l’abbattimento sarebbe basato su un’ordinanza illegittima, carente nell’istruttoria e deciso su un’errata ricostruzione dei fatti. “Valutiamo l’opportunità di perseguire la provincia autonoma penalmente, fino ai massimi gradi di giudizio, per maltrattamento e uccisione ingiustificata di animale selvatico particolarmente protetto – ha commentato l’accaduto il presidente di Gaia, Edgar Meyer. – Il comportamento tenuto dall’orsa non poteva essere definito di per sé aggressivo perché occorreva verificare tutti i dati fattuali ai fini di una corretta istruttoria per ricostruire la dinamica dell’episodio. L’orsa non ha attaccato senza essere provocata. L’ordinanza di abbattimento si è basata su una ricostruzione dei fatti errata e superficiale”.
Dai dati del Rapporto orso 2016 emerge che gli orsi presenti in Trentino sono circa una cinquantina (tra i 49 e i 66 esemplari). “Dal punto di vista ecologico e biologico, gli orsi del Trentino non sono troppi, sono pochi – ha affermato Matteo Zeni, guardaparco del Parco Naturale Adamello-Brenta e autore dello splendido libro In nome dell’orso. – Appena sufficienti per mantenere una popolazione nel lungo periodo. La percezione umana, però, è nettamente diversa: molti residenti ritengono che gli orsi siano troppi e quindi da limitare”. Gli orsi attualmente presenti in Trentino provengono dalla Slovenia e sono stati reintrodotti nell’ambito del progetto Life ursus, avviato nel 1996 grazie ai finanziamenti Life dell’Unione Europea e promosso dal parco Adamello Brenta. Questi iconici e carismatici animali, la cui esistenza è da sempre legata a doppio filo a quella dell’uomo, erano stati quasi fatti scomparire dalle Alpi. Ci auguriamo che non si ritorni a quei tempi, in cui l’orso era ritenuto malvagio e dannoso, e questo magnifico animale possa continuare a vivere nelle Alpi italiane, arricchendole enormemente perché, senza l’orso, quelle sarebbero semplicemente montagne.
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