Grande due volte il London Eye, questa turbina eolica costruita dall’americana General Electric farà parte della Dogger Bank, l’impianto offshore più grande al mondo.
Si parla spesso di record quando si citano le rinnovabili. Ma questo li supera tutti, per dimensioni. L’impianto Dogger Bank, in costruzione al largo delle coste dello Yorkshire nel mare del Nord, sarà alimentato dalle turbine eoliche più grandi mai costruite: 260 metri di altezza, con un rotore di 220 metri di diametro. Per fare un’adeguata proporzione, il London Eye misura 135 metri, la Torre Eiffel 320 metri. Un colosso che sorgerà in quello che sarà l’impianto offshorepiù grande al mondo e che dovrebbe essere completato entro il 2023.
A costruirla sarà la General Electric, una delle più grandi società americane che possiede anche una divisione dedicata alla energie rinnovabili e che stata scelta per fornire questi giganti a tre lame. La turbina eolica Haliade-X, che è sì la più grande ma anche la più potente a detta dei produttori, sarà capace di produrre 12 MW di energia rinnovabile. “Haliade-X rappresenta un passo in avanti nella tecnologia delle turbine e non vediamo l’ora di lavorare con Ge Renewable Energy per massimizzare l’innovazione e i vantaggi che porterà questa fornitura per il Regno Unito” ha detto il direttore del progetto Bjørn Ivar Bergemo in una nota congiunta.
La Dogger Bank è un’antica lingua di terra sprofondata alla fine dell’ultima era glaciale e che collegava il Regno Unito con la Germania e il resto dell’Europa. Quando il livello del mare salì dopo l’ultima era glaciale, divenne gradualmente un’isola, fino a quando non fu completamente coperta dall’acqua tra 8mila e 5.500 anni fa. Oggi è situata tra 125 e 290 km al largo della costa orientale dello Yorkshire e si estende per circa 8.660 chilometri quadrati, presentando una profondità che varia da 18 a 63 metri. Perfetta per installare un impianto offshore.
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Il progetto una volta completato avrà una capacità di 3,6 GW e sarà in grado di fornire energia pulita e a basse emissioni di carbonio per alimentare oltre 4,5 milioni di case all’anno, equivalenti a circa il 5 per cento della produzione di elettricità stimata nel Regno Unito. Un progetto dalla portata enorme che svolgerà un ruolo fondamentale per la decarbonizzazione del settore energetico non solo britannico, ma anche degli altri paesi che si affacciano sul mare del Nord.
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