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Secondo la gazzetta ufficiale turca, altri 10mila tra accademici e poliziotti sono stati rimossi dai loro incarichi. Il totale della purga post-golpe ha raggiunto quota 80mila.
Le autorità turche hanno sospeso dal loro incarico altri ottomila addetti alla sicurezza e più di duemila accademici perché accusati di avere collegamenti con coloro che hanno portato avanti il colpo di stato fallito in una notte di metà luglio. Lo ha riportato il 2 settembre la Official Gazette (Resmi Gazete), il giornale ufficiale del governo che pubblica i testi delle leggi adottate gli e annunci ufficiali.
Dal 15 luglio, quando un gruppo di soldati ha tentato in modo avventato di rovesciare il presidente Recep Tayyip Erdogan, la vendetta si è tradotta nella sospensione di circa 80mila funzionari dai pubblici incarichi, per molti dei quali è scattata anche la detenzione, solo perché accusati di simpatizzare coi golpisti.
Gli accademici e dipendenti di università rimossi sarebbero, per l’esattezza, 2.346 che si aggiungono alle centinaia già licenziate perché accusate di aver collegamenti con Fethullah Gülen, un ex alleato del presidente Erdogan e che ora vive negli Stati Uniti dove guida una rete di ong, mezzi d’informazione e imprese considerate di stampo “terroristico” dalle autorità turche. Erdogan considera Gülen la mente del fallito colpo di stato.
Anche il sistema giudiziario è stato decimato lasciando spazio a una situazione drammatica anche a fronte di un aumento del numero di detenuti senza precedenti nel paese. Per far fronte a questo vuoto, ai magistrati e giudici in pensione è stato consentito di far domanda per tornare a lavorare, nel caso vogliano, entro i prossimi due mesi.
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