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La storia e tutte le curiosità sull’Ultima cena di Leonardo da Vinci. I modi migliori per visitare il Cenacolo vinciano a Milano, anche informazioni sui biglietti.
Un capolavoro d’arte assoluto custodito a Milano, nell’ex refettorio di Santa Maria delle Grazie: l’Ultima cena di Leonardo da Vinci è l’opera che per prima ha rappresentato non semplicemente una scena religiosa ma anche i moti dell’animo dei suoi protagonisti. Il frutto del lavoro di un genio assoluto che soffre però da sempre per la sua grande fragilità. Una tappa obbligata per chi visita Milano.
Ernst Gombrich, grande storico dell’arte, definì Leonardo un genio “la cui mente possente resterà per sempre oggetto di stupore e di ammirazione per i comuni mortali”. Per lui come per molti altri la grandiosità di questo artista risiedeva soprattutto nella sua fame di sapere e scoperte, nella sua mente mai sazia: qualunque campo indagasse non accettava mai solo ciò che leggeva senza verificarlo con i propri studi.
Tutto il suo genio in molte discipline, non solo nella pittura, appare evidente nella sua opera forse più famosa ma anche la più danneggiata, l’Ultima cena realizzata per volere del duca di Milano Ludovico il Moro tra il 1494 e il 1498 su una parete della sala rettangolare che serviva da refettorio ai frati del convento di Santa Maria delle Grazie. Fu la prima volta che un episodio sacro apparve così vicino e così verosimile. Gli apostoli e il Cristo sembrano essere seduti proprio accanto ai frati e sembra quasi di sentire ancora l’eco delle parole appena pronunciate da Gesù, “Uno di voi mi tradirà”. Tutto è dipinto nei minimi dettagli: le pietanze e gli utensili sulla tavola, la prospettiva è perfetta, ma ciò che ha cambiato radicalmente la storia dell’arte è stata la capacità di Leonardo di riprodurre i sentimenti, gli stati d’animo dei personaggi. Una novità assoluta, la grandezza del genio.
Le Novelle di Matteo Bandello, scrittore italiano del Cinquecento, ci raccontano poi quanto sia costato a Leonardo questo capolavoro. Scrisse che l’artista teneva il pennello in mano giorno e notte e a volte non scendeva dal ponteggio per giorni. Anni di lavoro senza sosta che portarono però a un capolavoro di breve durata.
Spesso, erroneamente, il Cenacolo vinciano viene definito un affresco ma è ormai ampiamente appurato che Leonardo decise per motivi stilistici di adoperare un’altra tecnica, assolutamente nuova che prevedeva la stesura di un intonaco piuttosto ruvido dove sarebbero poi state tracciate le linee principali della composizione, come fosse una pittura su tavola. Prima che venissero stesi i colori a secco, composti da una tempera grassa realizzata probabilmente emulsionando all’uovo oli fluidificanti, Leonardo interponeva poi un materiale che avrebbe dovuto far risaltare gli effetti luminosi.
Questa tecnica permise una particolare ricchezza della pittura fatta di piccole pennellate che consentirono una resa delle trasparenze e degli effetti di luce e una cura estrema dei dettagli, visibili solo da distanza ravvicinata; ma fu anche all’origine dei problemi nella conservazione dell’opera, derivati anche dall’umidità dell’ambiente confinante con le cucine. Ora, ciò che troviamo è solo un pallido ricordo del magnifico dipinto che l’Ultima cena è stata e lo sappiamo guardando una delle numerose copie fatte allora come quella del Giampietrino, suo allievo, custodita a Londra.
Ma perché Leonardo utilizzò questa fragile tecnica? L’ipotesi secondo la quale l’artista non affrescò il muro perché non aveva sperimentato questo metodo quando si trovava nella bottega del Verrocchio è improbabile. Leonardo, nel momento in cui fu chiamato a realizzare pitture murali recuperò le proprie conoscenze della pittura di cavalletto perché aveva un’idea di perfezione che non s’accordava con la rapidità richiesta al pittore che lavorasse sull’intonaco appena gettato. Egli scelse così di dipingere a tempera sul muro perché soltanto una tecnica che gli permettesse uno sviluppo lento e meticoloso della pittura gli avrebbe consentito di ottenere particolari miniaturistici. L’affresco inoltre non avrebbe consentito i ripensamenti che oggi sappiamo, grazie ai restauri effettuati sul Cenacolo, essere stati numerosi: Leonardo ha modificato, quasi aggiornato l’opera, anche a seconda della luce per cercare di tendere alla sua perfezione seppur momentanea e fragile.
Gli aneddoti e le curiosità sul dipinto e su Leonardo sono moltissimi così come le teorie sulle simbologie e i significati nascosti del Cenacolo. Ciò che è certo è che da ogni parte del mondo, ogni giorno, arrivano turisti che desiderano vedere questo capolavoro anche se solo per pochi minuti. Restaurata per più di 20 anni, l’Ultima cena è visitabile dal 1999 secondo regole ben precise: si accede solo su prenotazione cliccando qui. Il biglietto costa 10 euro ai quali vanno aggiunti 2 euro di prenotazione e, se si desidera la visita guidata in italiano o in inglese, altri 3,50 euro a persona (disponibile solo in determinati orari). Le persone ammesse a ogni visita sono 25 e per 15 minuti: un sofisticato sistema di purificazione dell’aria permette di poter avvicinarsi all’opera senza danneggiarla ma ricordiamo che è assolutamente vietato fare filmati e foto con il flash.
Se volete godervi una visita più ampia che vi racconti non solo l’opera ma lo spaccato culturale e storico all’interno del quale l’Ultima cena è stata realizzata c’è la possibilità di prenotare una visita guidata di un’ora e mezza con un esperto d’arte attraverso Milanoarte: i prezzi sono differenti rispetto a quella classica ma anche l’attenzione e la quantità di informazioni che si ricevono.
Di fronte a Santa Maria delle Grazie inoltre è possibile visitare La vigna di Leonardo, aperta in occasione di Expo nel 2015, tutt’oggi accessibile. Il biglietto costa 10 euro e tutte le informazioni le trovate qui. Per una panoramica completa sul genio leonardesco è invece d’obbligo una gita nella vicina e graziosa Vigevano per Leonardiana. Un museo nuovo dove è esposto un itinerario attraverso tutta l’opera che Leonardo riuscì a pensare e a realizzare nel corso della sua vita.
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