
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
La lista di atenei “fossil free” si allunga, conquistando un nome importante: l’università di Edimburgo, che gestisce più di un miliardo di euro.
L’università di Edimburgo dice addio a tutti i suoi investimenti in carbone, petrolio e gas naturale. La decisione, annunciata lunedì 6 febbraio e riportata dal Guardian, è l’esito di un percorso verso la sostenibilità che dura ormai da alcuni anni e in cui anche gli studenti hanno giocato un ruolo fondamentale.
Holy heck! Edinburgh Univ.–where Joseph Black discovered carbon dioxide–divests from all fossil fuels!! Such thanks to all who fought for this! pic.twitter.com/WvcU8n7MKh
— Bill McKibben (@billmckibben) 5 febbraio 2018
Fondata nel 1582 e annoverata tra gli atenei più prestigiosi dell’intero Regno Unito, l’università di Edimburgo è alla 36a posizione nell’edizione 2017 della University League stilata da People & Planet, aggiudicandosi il massimo dei voti nell’area “Educazione allo sviluppo sostenibile”.
Nel 2013 l’ateneo era stato il primo in Europa ad aderire agli Un Pri, i Principi per l’investimento responsabile delle Nazioni Unite. Due anni dopo, aveva formalizzato il suo impegno per la transizione energetica, ritirando in pochi mesi circa 2,5 milioni di sterline dai colossi del carbone e dalle sabbie bituminose. Nel 2016, l’impegno a diventare “carbon neutral” entro il 2040. E, a febbraio 2018, il decisivo passo avanti: stop a tutti gli investimenti nei combustibili fossili, senza eccezioni.
Parallelamente, a partire dal 2010 sono stati investiti circa 150 milioni di sterline in tecnologie low-carbon, ricerche sul clima e aziende che portano benefici diretti sull’ambiente.
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La notizia è particolarmente importante perché il fondo dell’università di Edimburgo gestisce un volume di asset che si aggira intorno al miliardo di sterline (1,13 miliardi di euro). Ad oggi, si legge nel sito ufficiale, gli investimenti in combustibili fossili rappresentano circa l’1 per cento della cifra totale e verranno dismessi nell’arco dei prossimi tre anni.
Stiamo quindi parlando del fondo di dotazione universitaria “fossil free” più grande in tutto il Regno Unito. Per dimensioni lo superano solo Cambridge e Oxford, che però finora hanno promesso di liberarsi soltanto dagli investimenti in carbone e sabbie bituminose (ma non, per esempio, del petrolio).
Sono ormai una sessantina le università britanniche che hanno ritirato i propri capitali dai combustibili fossili, su un totale di 154. Fondamentali sono le pressioni degli studenti, che si rivelano particolarmente preparati e sensibili sul fronte della sostenibilità. Tara Wight, attivista della sezione locale di People and Planet e dottore di ricerca presso l’università, esprime parole di grande soddisfazione: “Siamo entusiasti del fatto che l’università di Edimburgo finalmente abbia capito l’importanza del divestment e abbia deciso di far sì che il portafoglio di investimenti sia coerente con l’immagine di attenzione all’ambiente che viene comunicata al pubblico”.
L’università di Edimburgo è stata preceduta di poco da quella del Sussex. Nell’arco degli ultimi quattro anni gli studenti hanno organizzato eventi e proteste, raccolto oltre 2mila firme per la loro petizione e hanno incontrato a più riprese i vertici dell’istituto. In risposta a queste pressioni, l’ateneo nel 2016 ha adottato una policy per gli investimenti responsabili, nel 2017 ha modificato la gestione del fondo e il 5 febbraio 2018, per la prima volta, si è potuto dire del tutto “fossil free”.
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
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