È morto “l’uomo della buca”: era l’ultimo del suo popolo indigeno in Brasile

La sua tribù era stata sterminata dagli allevatori, “l’uomo della buca” era l’unico sopravvissuto. Così l’ennesimo popolo incontattato è estinto.

  • Lo chiamavano “l’uomo della buca”: era l’ultimo indigeno sopravvissuto del suo popolo, sterminato a partire dagli anni Settanta.
  • Sul suo corpo non ci sono segni di violenza fisica, si pensa sia morto per cause naturali.
  • Bolsonaro sta facendo di tutto per non rinnovare le ordinanze che proteggono i popoli incontattati dell’Amazzonia.

Lo chiamavano “l’uomo della buca” perché da diversi anni costruiva trappole profonde in fondo alle quali conficcava paletti appuntiti, per catturare animali, ma anche per scappare da criminali e bracconieri. Era l’ultimo membro di una tribù incontattata, cioè una tribù che non aveva mai avuto contatti con la società esterna. E l’ultimo abitante del territorio indigeno di Tanaru, nello stato di Rondônia, nell’Amazzonia occidentale.

L’uomo della buca era l’ultimo del suo popolo, sterminato in una serie di attacchi dagli anni Settanta in poi. L’uomo era stato filmato da una squadra del governo nel 2018, durante un incontro casuale. Per 26 anni ha condotto un’esistenza solitaria.

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Una delle buche scavate dell’uomo © Pessoa/Survival International

Sul suo corpo non ci sono segni di violenze

Il suo corpo è stato trovato il 23 agosto su un’amaca fuori dalla sua capanna di paglia, senza segni di violenze fisiche. Si pensa quindi che sia morto per cause naturali e si stima che avesse 60 anni.

Si ritiene che la maggior parte della sua tribù sia stata uccisa da allevatori che volevano espandere la loro terra. Nel 1995, sei dei restanti membri della sua tribù furono uccisi in un attacco da parte di minatori illegali. Da quel momento, l’uomo della buca diventò l’unico sopravvissuto della sua tribù.

La Fondazione Nazionale dell’Indio (Funai) è venuta a conoscenza della sua sopravvivenza solo nel 1996 e da allora ha monitorato l’area per la sua sicurezza. È proprio durante un pattugliamento di routine che l’agente del Funai Altair José Algayer ha trovato il corpo dell’uomo coperto di piume d’ara su un’amaca fuori da una delle sue capanne di paglia.

Sapeva che stava per morire

L’esperto indigeno Marcelo dos Santos ha detto ai mezzi d’informazione locali che l’uomo si fosse messo le piume addosso perché sapeva che stava per morire. Ha aggiunto che l’uomo era probabilmente morto da 40 o 50 giorni prima che il suo corpo fosse trovato. Non c’erano segni di incursioni nel suo territorio. Ora verrà eseguita l’autopsia per cercare di stabilire se avesse contratto una malattia.

Poiché aveva evitato qualsiasi contatto con estranei, non si sa quale lingua parlasse o a quale gruppo etnico potesse appartenere. Nel 2018, i membri di Funai sono riusciti a filmarlo durante un incontro casuale nella giungla. Nel filmato, lo si vede intento mentre taglia un albero con qualcosa che ricorda un’ascia.

L’uomo della buca è il simbolo della resistenza degli indigeni

Il territorio di Tanaru si erge come una piccola isola di foresta in un mare di allevamenti di bestiame, in una delle regioni più violente del Brasile. Survival International, insieme ad altre organizzazioni brasiliane, ha condotto per molti anni una campagna per la protezione della sua terra.

Fiona Watson, direttrice del dipartimento Ricerca e advocacy di Survival international, ha visitato il territorio nel 2004 con un team di monitoraggio del governo e ha scritto un epitaffio dedicato a questa morte annunciata: “L’uomo della buca è il simbolo sia delle crudeltà e delle violenze inflitte ai popoli indigeni di tutto il mondo nel nome della colonizzazione e del profitto, sia della loro resistenza. Possiamo solo cercare di immaginare gli orrori a cui ha assistito nella sua vita e la solitudine della sua esistenza dopo che lo sterminio o la scomparsa del resto della sua tribù, ma ha resistito con determinazione a tutti i tentativi di contatto e ha chiarito bene che voleva solo essere lasciato solo”

Bolsonaro tenta di spazzare via gli indigeni del Brasile

Ancora una volta Survival e le altre organizzazioni puntano il dito contro il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. “Se Bolsonaro e i suoi alleati dell’agroalimentare l’avranno vinta”, continua Watson, “questa storia si ripeterà più e più volte fino a quando tutti i popoli indigeni del paese non saranno stati spazzati via”. Opi, l’Osservatorio per i diritti umani dei popoli incontattati, ha chiesto che la riserva di Tanaru sia protetta in modo permanente a memoria del genocidio indigeno. Il territorio indigeno di Tanaru, che si estende su 8000 ettari, è uno dei sette territori del Brasile già protetti da ordinanze di protezione territoriale ma Bolsonaro, da tempo, sta tentando di abolire queste ordinanze in modo da aprire la foresta ai taglialegna e agli allevamenti.

Infatti, le ordinanze vanno rinnovate periodicamente. Quella che protegge l’area di Ituna Itatà è stata appena rinnovata per altri tre anni. Quella del territorio Piripkura è stata rinnovata ad aprile 2022 per soli sei mesi. Il territorio indigeno di Jacareúba Katawixi e quello degli incontattati di Mamoriá Grande, nello stato brasiliano di Amazonas, invece non hanno alcuna protezione.

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