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Situazione siccità sempre più grave: l’unica buona notizia è che le falde acquifere sono state poco intaccate, ma servono investimenti.
Vanuatu ha dichiarato l’emergenza climatica e un piano da 1,2 miliardi per gli eventi climatici estremi. Ora gli occhi sono puntati sulla vicina Australia.
“La Terra è già troppo calda e insicura”. Con questa constatazione, il primo ministro dell’arcipelago delle Vanuatu, Bob Loughman, ha dichiarato l’emergenza climatica e adottato un piano da 1,2 miliardi di dollari per far fronte alla crisi ambientale dell’isola. Loughman ha riconosciuto davanti al parlamento che la regione del Pacifico è già inesorabilmente minacciata dall’innalzamento del livello del mare e da eventi climatici estremi: “Siamo già in pericolo ora, non solo in futuro”, ha detto.
Questo arcipelago, abitato da 300mila persone, è stato colpito da due potenti cicloni e da una devastante siccità negli ultimi dieci anni. Così il parlamento ha appoggiato all’unanimità la mozione sull’emergenza climatica, che segue simili scelte già adottate da dozzine di altri paesi, tra cui le vicine Figi.
La dichiarazione arriva mentre Vanuatu sta conducendo una campagna diplomatica per chiedere un parere legale alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite sulle conseguenze del riscaldamento globale. Il piccolo stato del Pacifico spera – sebbene un parere legale dell’Icj non sia vincolante – di contribuire all’adozione di una legislazione internazionale rivolta alle generazioni future sulle conseguenze materiali e umane della crisi climatica. Questa iniziativa sarà discussa alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre.
Per quanto riguarda il piano adottato, la maggior parte dei finanziamenti dovrà provenire da paesi donatori. Durante un viaggio alle Figi, la nuova ministra degli Esteri dell’Australia, Penny Wong, ha promesso che il suo paese introdurrà presto obiettivi più ambiziosi per le emissioni di gas serra e si candiderà a co-organizzare una Cop sul clima con le isole del Pacifico.
Wong ha assicurato, inoltre, che Canberra non “mancherà di rispetto” alle nazioni del Pacifico e “non ignorerà” gli inviti all’azione sui cambiamenti climatici. Infatti, dopo nove anni al potere in Australia, la coalizione liberal-conservatrice è stata sconfitta alle elezioni e al suo posto si è insediato il laburista di origini italiane Anthony Albanese. Dal punto di vista climatico, i laburisti sono chiamati ad affrontare un’eredità politica di sostanziale immobilismo: chissà se la transizione ecologica del Pacifico, dove tutte le isole sono alle prese con eventi climatici estremi, non parta proprio dal soccorso prestato a Vanuatu.
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