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La riforma costituzionale voluta della ministra Boschi che abolisce il bicameralismo perfetto è stata approvata. Ultimo scoglio: il referendum. Le opposizioni escono dall’aula.
Il disegno di legge Boschi (ddl, dal nome della ministra che lo ha promosso) sulla riforma costituzionale è stato approvato definitivamente dal parlamento italiano. Il 12 aprile l’ultimo passaggio, che ha visto il voto favorevole della Camera dei deputati, è andato a buon fine con 361 voti favorevoli e 7 contrari.
Secondo quanto previsto dall’articolo 138 della Costituzione (che regola le leggi di riforma della stessa), visto che il ddl Boschi non ha ottenuto l’approvazione dei due terzi dei componenti del parlamento, questa riforma può essere sottoposta a consultazione popolare, attraverso un referendum già ampiamente annunciato da mesi, viste le divergenze politiche e l’opposizione di molti partiti che non fanno parte della maggioranza di governo.
Se il referendum confermasse la legge, l’Italia direbbe addio al bicameralismo perfetto che l’aveva caratterizzata fin dalla nascita della Repubblica, nel 1946, cioè la procedura secondo la quale, per entrare in vigore, ogni legge deve essere approvata, con lo stesso identico testo, dai due rami del parlamento: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Qualora invece il la riforma costituzionale venisse bocciata dal referendum, l’attuale assetto costituzionale e l’iter parlamentare rimarrebbe invariato.
Il testo è stato approvato con 361 sì e 7 no. Ma i deputati sono 630. Dunque gli astenuti sono stati 262. Tutti i partiti d’opposizione, infatti, sono usciti dall’aula di Montecitorio al momento del voto. Un segnale politicamente forte, per non dire grave. Del quale tuttavia il primo ministro Matteo Renzi e la ministra per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi non sembrano al momento crucciarsi più di tanto.
Dopo due anni di lavoro ,il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto #lavoltabuona
— maria elena boschi (@meb) 12 aprile 2016
Il presidente del Consiglio Renzi ha annunciato da tempo che in caso di sconfitta al referendum costituzionale considererebbe conclusa la sua esperienza politica.
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