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Il recall della Volkswagen sta per cominciare. La casa automobilistica tedesca comincerà a gennaio e il richiamo costerà svariati miliardi di euro. Cifre che fanno ombra sul futuro dell’azienda.
Dopo lo scandalo che ha colpito la casa automobilistica tedesca Volkswagen, il nuovo amministratore delegato Matthias Müller – subentrato al dimissionario Martin Winterkorn – ha annunciato la data in cui comincerà il più grande richiamo di automobili nella storia del marchio. Müller, prima ad della Porsche, ha dichiarato al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che “se tutto andrà secondo i piani” il “recall” inizierà a gennaio e dovrebbe terminare entro la fine del 2016.
L’operazione coinvolgerà otto milioni di veicoli solo in Europa, 9,5 milioni nel mondo. Per molti sarà sufficiente un intervento banale, per altri, invece, sarà necessario intervenire in modo più complesso. Ovviamente tutte le operazioni saranno effettuate gratuitamente, ma dovrebbero costare fino a 77 miliardi di euro per Volkswagen. Una cifra che quasi fa rimpiangere i 6,5 miliardi di euro messi da parte per fronteggiare l’emergenza e gli oltre 20 miliardi di euro andati in fumo dopo il crollo delle azioni in borsa seguito alle rivelazioni dell’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente.
Lo scandalo, infatti, è scoppiato inizialmente negli Stati Uniti coinvolgendo oltre 480mila auto diesel del gruppo tedesco – che include anche i marchi Audi e Porsche – che montano un motore Euro 5. Sulle centraline di Maggiolini, Golf, Jetta, Passat e Audi A3 era stato installato un software che si attivava solo durante i controlli ed era in grado di falsificare al ribasso i risultati delle emissioni di NOx risultanti dalla combustione. Una truffa dai costi ambientali enormi. Le automobili in questione, così, potevano arrivare a inquinare dalle dieci alle quaranta volte in più rispetto ai limiti previsti dalla legge.
Müller ha anche dichiarato – davanti a 20mila lavoratori – che per far fronte alle spese, Volkswagen dovrà intraprendere un programma di ristrutturazione e di austerità piuttosto impegnativo volto a contenere i costi, ad esempio posticipando gli investimenti in macchinari e infrastrutture. Il rischio che l’azienda chiuda i battenti non è escluso e presto l’Europa potrebbe trovarsi a dover gestire una crisi economica trainata dal paese che una volta veniva definito la sua locomotiva.
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