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Grazie a Kickstarter è stata finanziata la realizzazione dei primi prototipi di Warka Water, una torre intrecciata di bambù, nylon e bioplastica che cattura l’umidità nell’aria facendola ricadere in secchi, come acqua.
Fa 100 litri di acqua al giorno. Si chiama Warka Water ed è una sorta di albero che toglie la sete. Produce acqua, in Etiopia, regione del mondo in cui la siccità è molto diffusa e dove la grave crisi alimentare ha toccato nel 2016, secondo un rapporto Onu, oltre 10 milioni di uomini, donne e bambini.
In un anno dalla sua messa in opera nell’area di Dorze, Warka Water ha già prodotto più di 30mila litri d’acqua.
Ovviamente 100 litri di acqua al giorno non bastano a dissetare un intero villaggio, quindi è improbabile che queste costruzioni possano soppiantare i veri pozzi, o le opere ingegneristiche, sempre necessarie in Africa. Ma certamente, data la leggerezza del progetto, la Warka Water può alleviare le gravissime condizioni di disagio di piccole comunità. E poi, se ne possono costruire molte altre.
Il nome Warka scelto per il progetto, deriva dalla lingua etiope ed identifica un grande albero di fico, che nella tradizione è simbolo di fecondità e generosità. Allo stesso tempo Warka, nella cultura pastorale etiope, designa il luogo di aggregazione e istruzione della comunità. Purtroppo a causa del progressivo disboscamento di queste aree la scomparsa di questi alberi e dell’identità culturale ad essi legata sembra inevitabile.
Alto 10 metri, pesante solo 60 kg, ecosostenibile e costruito con materiali ecologici e facilmente reperibili come nylon, giunchi di bambù e bioplastica, Warka Water si basa sul principio della condensazione dell’aria, sfruttando l’escursione termica giorno-notte che in Africa è molto accentuata. La struttura cattura infatti rugiada, nebbia e minuscole particelle di umidità, trasformandole in acqua potabile. Il primo prototipo in grado di produrre fino a 100 litri d’acqua al giorno, sfruttando l’umidità dell’atmosfera, è stato ideato dall’architetto italiano Arturo Vittori, sviluppato con Kickstarter e realizzato direttamente sul territorio etiope grazie al sostegno della Cooperazione Italiana. Poi è stata una corsa al miglioramento. “Dai sopralluoghi che effettuiamo ogni 2 settimane a Dorze – spiegava Vittori – e dalle numerose interviste realizzate abbiamo raccolto informazioni molto interessanti, che ci sono servite per migliorare le nuove versioni del Warka Water che stiamo sviluppando”.
Peso: 60 kg
Materiali: bambù, canapa, giunzioni metalliche, bioplastica, rete
Dimensioni: Altezza 10 m, diametro 4,2 m
Superficie: 80 mq, collettore d’acqua 43 mq,
Costo: ~ 500-1.000 $ (produzione in Etiopia)
Manutenzione: facile da pulire e da riparare, non ci sono organi in movimento
I prossimi sviluppi del progetto riguardano la possibilità di impiantarne la costruzione locale nelle aree e nei villaggi, di crearne di differenti dimensioni e di promuovere una filiera produttiva efficiente.
https://www.youtube.com/watch?v=RU6LiWXXiJA
Se il progetto Warka Water diventasse realmente operativo, superando la prima fase progettuale lanciata in Etiopia, le popolazioni locali dei paesi in cui la siccità è molto accentuata vedrebbero un miglioramento consistente della loro vita. Dato che la speciale struttura è in grado di catturare l’umidità dall’atmosfera e trasformarla in acqua, le donne delle comunità potrebbero dedicarsi ad altre attività invece che passare sei ore al giorno lontane da casa per procurarsi acqua. Il Warka Water fa della sua facilità di costruzione e di funzionamento il suo pregio principale, dato che permette una gestione diretta delle comunità locali. La struttura, se sviluppata su larga scala, consentirebbe infatti alle popolazioni di non dipendere dai finanziamenti e dagli aiuti esterni, promuovendo la loro autosufficienza.
Vuol dire solo una cosa: un bicchiere d’acqua al giorno a persona, mediamente. Ed è certo che in posti dove di sete ci muori fa la differenza.
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